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LIBRI E RECENSIONI. I MIEI LIBRI TOP 2020. OHIO E CLAUDIA PETRUCCI.

AND THE WINNER IS


Quello delle classifiche di fine anno è soprattutto un gioco e una maniera di confrontarsi che sto reiterando da qualche tempo, mi pare dal 2015, e sinceramente andandomi a guardare le classifiche passate mi ci ritrovo, penso siano "solide", il che ovviamente non significa infallibili. E comunque mi diverto e spero di far anche divertire.

Accingendomi a fare quella dei miei libri Top 2020, esplicito nuovamente i criteri: libri pubblicati in Italia per la prima volta nel 2020 o in edizione tanto rinnovata (es. nuova tradizione, versione integrale) da farmeli considerare come nuovi. Faccio sempre una classifica di top 3+1 stranieri e top 3+1 italiani, fondamentalmente per comprendere più libri, non ha insomma a che fare con un giudizio qualitativo o comparativo sulle due letterature.

Il vincitore della sessione estera è anche quest´anno anche il campione complessivo, e si tratta di Ohio di Stephen Markley (Einaudi, traduzione di Cristiana Mennella).     
Non mi pare un caso che il libro si sia ben piazzato in alcune classifiche dell'anno di quelle importanti, per quanto mi riguarda premio soprattutto il suo essere e voler essere nient'altro che un romanzo, una cosa tutto sommato lodevole in tempi di sperimentazione e di grande rigoglio delle forme spurie. Invece Ohio è un romanzo e vuole esserlo con tutte le sue forze, con un sacco di dialoghi, avvenimenti, robe violente, commozione, amori, ogni due o tre pagine un key moment, un climax, forse troppo, eppure avvince, funziona, ha ritmo e mi porta ad aspettare con curiosità e voglia il prossimo libro di Markley (che ricordiamo è un esordiente), cosa che non sempre e non necessariamente mi succede, anche con scrittori che mi colpiscono positivamente.

Al secondo posto una sorta di contraltare di Ohio, la rivincita e l'epitome delle forme spurie, l'infinito e pretenziosissimo Fine di Karl-Ove Knausgard (Feltrinelli, traduzione di Margherita Podestá Heir), una roba dove per 400 pagine vediamo il protagonista bere caffè, portare a spasso i figli e struggersi per l'imminente uscita del primo volume della serie che poi proprio questo libro conclude, in seguito si innestano diciamo un saggio di critica letteraria ed estetica, poi uno su Hitler lungo trecento pagine, prima che torni in scena Knausgard con le sue elucubrazioni e la cronaca del suo successo, cercato, sofferto. Libro strutturalmente complesso e imperfetto, ma quante idee e poi come non volergli bene?

Al terzo posto quello che forse è il migliore del lotto formalmente e stilisticamente, Il decoro di David Leavitt (SEM, traduzione di Fabio Cremonesi), un romanzo anche su Trump, sui democratici benintenzionati, sulle evoluzioni della società americana moderna, e su tante altre cose, libro ricco di dialoghi perfetti e di sana perfidia, a sua volta primo di quella che deve diventare una trilogia e - a mio modo di vedere - per nulla dotato di data di scadenza nonostante la recente sconfitta di Trump che potrebbe o avrebbe potuto "de-moltiplicare" la forza del romanzo.

Uso per la prima volta la clausola sopra riportata per mettere nel posto d'onore, primo dei non eletti, un libro già apparso in italiano ma riproposto nel 2020 con nuovi editore e traduzione; si tratta di Scimmie di Susan Minot (Playground, traduzione di Bernardo Anselmi), romanzo di racconti post-minimalista, o considerato minmalista-ma-non-lo-è, insomma una storia bella e struggente di famiglie disfunzionali (disfunzionalmente normali), quelle che a Franzen riuscivano e ora non più.

Per gli italiani, letto a Gennaio e resistente al primo posto fino ad ora, L'Esercizio di Claudia Petrucci (La Nave di Teseo), esordio clamoroso, anche qui romanzo-romanzo, una trama come non se ne leggono spesso e una grandissima capacità di tenere il libro dritto, compatto e pieno di interrogativi (per il lettore) senza mai sbrodolare o perdere di tensione (e se ne trova molta, quasi come in un thriller).

Al secondo posto la recentissima lettura di La cittá dei vivi di Nicola Lagioia (Einaudi), di cui ho parlato diffusamente al link, un romanzo-reportage teso e compatto, privo di sbavature, non un libro innovativo, ma nel suo genere non semplice un'esecuzione praticamente perfetta.
Altrettanto recente la mia scoperta del terzo in classifica, i racconti di provincia, particolarissimi e ad altezza-popolo-impoverito di Il prossimo compleanno di Lorenzo Mercatanti (Pequod), qualcosa nella voce, nell'atteggiamento, nel piglio, che non si legge tutti i giorni: le altre e più complete considerazioni si trovano anche qui nella fresca recensione.

Racconti, ma molto diversi, anche al quarto posto (o primo dei non eletti), con Un negro voleva Iole di Marcello Barlocco (Giometti e Antonello; la produzione di questo scrittore decisamente off (forse criminale, quasi sicuramente uomo con notevoli problemi psicologico-psichiatrici) si situa in prevalenza nel dopoguerra, negli anni cinquanta, ma ha trovato solo nel 2020 una preziosa sistemazione. Si tratta di storie tra l'horror e il surreale, con lingua e visioni spesso allucinate, che possono ricordare Poe, Kafka, Landolfi, dei veri e propri classici mancati del genere, inteso in senso molto ampio. Da recuperare anche per premiare l'opera dell'editore, che sta facendo cose molto interessanti.

Due considerazioni finali: come al solito non mi è capitato di leggere libri brutti, ma tra quelli inutili la delusione più cocente è stato Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo  di Jean-Paul-Dubois (Ponte alle Grazie), Premio Goncourt 2019 che spero essere stato assegnato alla carriera, il romanzo è infatti poca cosa, assomiglia soprattutto a un modo pretestuoso di tenere insieme diversi spunti che dovevano trovarsi nel cassetto dello scrittore, ma che non fanno "una storia", soprattutto non ne fanno una convincente.
Ultima cosa, se fosse stato tradotto nel 2020 quasi sicuramente The Silence di Don DeLillo sarebbe entrato tra i top, ma l'ho letto in originale e non volevo "sporcare" i miei criteri, lo rivedremo e ci rivedremo nel 2021. Stay tuned.

Commenti

  1. Cosa dire? Concordo e mi fa molto piacere "avere insisto" con "Ohio" - non parli dei detrattori, anche se... be' su FB si trova di tutto. Come detto nel mio mirino c'è Mercatanti.

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  2. Grazie per avermi fatto scoprire “L’esercizio” e Claudia Petrucci. Teso, senza una sbavatura, sta perfettamente in piedi sul crinale tra realtà e delirio. Cosa che non è per niente facile.

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