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LIBRI E RECENSIONI. KARL-OVE KNAUSGARD. FINE

IN CONCLUSIONE

Fine: La mia battaglia 6 (Italian Edition) eBook: Knausgård, Karl Ove,  Podestà Heir, Margherita: Amazon.de: Kindle-Shop

Con Fine si conclude La mia lotta, la grande saga autobiografica di Karl-Ove Knausgard, sei volumi di autobiografia, più di tremila pagine, un successo strepitoso di critica e pubblico in patria e discreto anche altrove.
Questo sesto poderoso capitolo - siamo sulle milleduecento pagine - non è il migliore, ammesso che abbia senso fare una gerarchia per un´opera che è difficile definire romanzo e che certamente non è un libro di o stile, ma è indispensabile nel quadro generale, sia per quello che Knausgard ci scrive dentro, sia anche come simbolo della sua poetica.

In effetti Knausgard spiega qui (lo spiega proprio) come sia nata l´idea di un´opera brutalmente autobiografica, che si propone di dire la verità o una cosa quanto più possibile vicina a essa su se stesso e sulle persone a lui vicino, citate con nome e cognome e mostra anche come questa idea che a scriverla così come sto facendo sembra semplice e non particolarmente rivoluzionaria abbia invece suscitato scalpore, gli sia costata litigi e relazioni e lo abbia reso una superstar della letteratura internazionale.
Per quanto riguarda la poetica, il punto fondamentale riguarda il perché l´opera-vita di Knausgard sia stata considerata di volta in volta scabrosa, sconveniente, bellissima, importante, e i motivi possono essere trovati anche in questo volume, in come è scritto e costruito; prima ancora di sbattere in faccia a lettori e personaggi citati il suo sforzo di verità, di illustrare e illuminare anche cose che tutti sanno (per dire: l´alcolismo del padre, il disagio mentale della moglie, le piccinerie dell´ambiente letterario a partire dalle sue) ma che non si dicono (o si dicono tramite il comodo infingimento del romanzo), Knausgard non si nega nulla, e questo è il vero punto brutale che credo di aver focalizzato solo ora leggendo questo monumentale, imperfetto e scomodo ultimo volume. La brutalità sta nel fatto di approcciare il lettore non cercando una particolare mediazione estetica (Knausgard, come detto sopra, non è certo uno stilista) o uno sforzo architettonico di controllo di struttura e trama. Con questo non si vuole dire che manchi l´elaborazione o che si abbia l´impressione che Knausgard butti sulla pagine le prime cose che gli vengono in mente o come gli vengono in mente, ma diciamo che quelle tre o quattro preoccupazioni che uno scrittore ha o immaginiamo abbia prima di mettersi davanti al foglio, in primis la domanda su quanto sia interessante quello che si sta per scrivere, non paiono essere nella lista di priorità del norvegese, tanto da far pensare che solo il suo status di stella nascente della letteratura della sua nazione (si scoprirà nel libro quanto il suo editore lo coccolasse) abbia portato alla pubblicazione di un´opera che credo molti editori non vorrebbero neanche vedere nelle loro caselle e-mail.

Voglio concretizzare con qualche cenno sulla struttura di questo libro: nelle prime quattrocento pagine circa succedono due o tre cose. Troviamo Knausgard poco prima della pubblicazione del primo volume della serie, e impegnato nell´editing di alcuni di quelli che devono seguire. È angosciato per le reazioni che i personaggi citati, a partire dai suoi parenti, potrebbero avere, e ne ha buoni motivi visto che uno di essi cercherà di fargli la guerra. Sfoga questa angoscia parlandone con moglie e amici. Nel frattempo porta in giro i bambini, beve caffè e fuma sigarette.
Dopo questa prima sezione (temporalmente parliamo di poche settimane della sua vita), si cambia improvvisamente, e comincia una sorta di saggio letterario dove attraverso alcuni esempi di classici (Broch, Joyce, tra gli altri) si comincia ad approfondire la formazione letteraria e gli intenti di Knausgard, ma a un certo punto, tramite la parafrasi molto dettagliata di una poesia di Celan, inizia un saggio di trecento pagine sul Mein Kampf di Hitler (La mia lotta, non vi sarà sfuggito, è anche il titolo originale dell´opera di Knausgard). Il saggio è peraltro molto interessante, e il collegamento con gli scopi e i principi letterari del nostro esiste (un indizio: ha a che fare con i concetti di individuo e di nome) ma chiaro che un lettore medio si trovi un po´spiazzato, trovandosi di fatto in mano un altro libro che non sapeva di aver comprato.
Finito il saggio hitleriano, ecco altre 400 pagine di Knausgard avanti e indietro nel tempo intento a scrivere e pubblicare e presentare gli altri volumi della serie, diventare famoso, fino alle ultime e struggenti dove si approfondisce il rapporto con la moglie.

Come, pur soffrendo di indubbi rallentamenti, il libro sia interessante, illuminante, avvincente, potrebbe rimanere un mistero (e la stessa domanda si potrebbe applicare anche agli altri capitoli della serie, seppur in parte meno radicali, in qualche modo più tradizionali) e forse lo è. C´è di sicuro un fatto di inclinazioni personali, ci sarà da qualche parte in effetti un altro lettore che pur apprezzando il filone del memoir e dell´auto-fiction preferisce quegli scrittori, come Carrére, che mostrano se stessi ma impegnati in un indagine terza, in un confronto con un altro personaggio o un´altra tematica forti, uscendo ed entrando dalla narrazione, sparendo e ammiccando e schermandosi.Al contrario credo sia proprio la radicalità di Knausgard nell´evitare mimesi o pretesti romanzeschi ad avermi conquistato, oltre a uno struggente sottofondo di vergogna di se stesso sempre presente nella narrazione e nelle sue riflessioni e un assoluto disinteresse nella ricerca di particolari key moment narrativi (che pure ci sono, ma attengono situazioni tutto sommato comuni - non banali, non secondarie ma comuni, cose che possono succedere a tutti: la morte, la sofferenza fisica e mentale, la paternità, l´innamoramento). 
Ovviamente, ma è credo superfluo sottolinearlo, non mancano a Knausgard le doti strettamente letterarie, la capacità di approfondimento, una sensibilità acuta e spiccata per il misero o il doloroso che si nascondono dietro le situazioni della vita quotidiana.

L´opera di Knausgard, questa opera di Knausgard, va presa o rifiutata in blocco e se la si prende va iniziata rigorosamente dall´inizio e a quel punto se la si porta a conclusione, sarà questo l´ultimo volume che leggerete. Non ci sono alterative. Per me Knausgard è uno dei più importanti scrittori attivi a livello europeo, forse mondiale al momento, ha fatto e portato a conclusione qualcosa che mi pare nessun altro ha fatto, qualcosa di nuovo nell´ambito della letteratura contemporanea (e per trovare un paragone passato plausibile dovremmo realmente tornare a Proust, d´altra parte diversissimo come modi, tempi e intenti). Proprio per questi motivi, Knausgard è un grandissimo scrittore che personalmente non mi sento di consigliare a nessuno.

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Informazioni sul libro
Karl-Ove Knausgard - Fine
Traduzione di Margherita Podestá Heir
Ed. Feltrinelli 2020
1277 pag.
Attualmente in commercio

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Ma l´opera vita di Knausgard va avanti, con il quartetto delle stagioni, anch´esso autobiografico, la cui traduzione inizia ad Ottobre con In autunno, sempre per Feltrinelli.

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