CUPE VAMPE
Ogni libro ha una sua storia, una oggettiva (quella del libro e del suo autore) e una soggettiva (quella del lettore che lo prende e lo legge).
Ero al Salone di Torino qualche anno fa ed ero passato dallo stand di Zandonai per chiedere informazioni su un altro testo. Sono stato accolto con grande gentilezza e un paio di consigli, da me accettati a scatola chiusa.
Uno era questo, Melancolia della resistenza dello scrittore ungherese László Krasznahorkai: e meno male che la scatola è rimasta chiusa, perché se avessi capito magari sfogliando, facendomi un´idea di quanto questo romanzo sia simbolico, allegorico, se vogliamo anche politico, probabilmente avrei pensato - no, no, non fa per me. Romanzo a tesi. Romanzo-metafora. Non voglio.
Nel frattempo io sono piú saggio, Krasznahorkai ha vinto il Premio Nobel per la letteratura 2025, Zandonai ahinoi ha lasciato il mercato editoriale e Bompiani ha opportunamente preso a pubblicare l'ungherese.
E sono diventato più saggio anche perché mi son reso conto che abbandonandomi alle mie sensazioni a pelle, ai pregiudizi, mi sarei perso un qualcosa di davvero particolare, insomma un´opera come non se ne leggono tutti i giorni, cupa, originale, fascinosa di un fascino se vogliamo malato e tenebroso come la gigantesca balena che è tra i protagonisti (in questo caso involontari, in quanto imbalsamata) della storia.
E sono diventato più saggio anche perché mi son reso conto che abbandonandomi alle mie sensazioni a pelle, ai pregiudizi, mi sarei perso un qualcosa di davvero particolare, insomma un´opera come non se ne leggono tutti i giorni, cupa, originale, fascinosa di un fascino se vogliamo malato e tenebroso come la gigantesca balena che è tra i protagonisti (in questo caso involontari, in quanto imbalsamata) della storia.
Le allegorie e i simbolismi sono davvero tutti al loro posto: si parla in tutta evidenza dell'andamento di una possibile rivoluzione, di una sovversione dello status quo, di conseguenza abbiamo una serie di "tipi": il profittatore arrivista, l´idiota sapiente (la figura poetica, addirittura dostoevskijana, di Valuska), il non-politico e la sua scelta di rassegnazione, l'esercito e le forze dell´ordine che - senza volerlo veramente - partecipano placidamente al "colpo di stato", l'inevitabile e successivo aggiustamento, la ripartizione dei poteri, gli avventurieri e le mezze figure che approfittano del nuovo ordine. E poi: la balena e i bizzarri circensi da cui muove la trama sono, come capita spesso in queste condizioni, manichini, semplici "scuse", utili idioti, forse, al servizio di un'azione tanto parallela da ricordare quella di Musil, un Musil però congelato/raggelato, depresso e pessimista senza ritorno (come può essere stata una scusa il "...ab sofort, unverzüglich" fu Günter Schabowski che ha dato il via alla caduta del muro di Berlino).
Tutto risaputo, quindi? Ma no. È il come, che fa la differenza. Perché lo sguardo dello scrittore è contemporaneamente allucinato, tra il dostojevskiano e iperrealista e ha a sua disposizione una miriade di telecamere - ti immagineresti - dispiegate nella città in cui si svolge l´azione, è in grado di seguire tutti i personaggi nelle loro febbrili attività, nel loro agitarsi spesso insensato, e il regista sembra non compiere tagli, e la prosa è infatti costantemente densa, con pochi spazi bianchi, pochi tagli, nessun respiro, frasi lunghe e ricercate
Già le prime 50 pagine - ambientate su un treno popolato da strani e sordidi personaggi - sono soffocanti, e proprio questa natura claustrofobica, catramosa, (nuovamente) cupa accompagnerà il lettore nel tour de force.
Letto questo libro, si capisce la fama (relativa, ma solida tra - diciamo - gli addetti ai lavori e certamente preesistente al Nobel) di Krasznahorkai considerato tra i maggiori scrittori ungheresi (oltre che sceneggiatore, dai due romanzi qui citati sono stati tratti film, anche quelli benissimo accolti dalla critica), destinato credo a rimanere di nicchia, ma a essere letto con avidità e partecipazione da chi vorrà dedicarsi con "l'impegno dovuto" a opere come questa.
Nota paesaggistica nr. 1: Il libro di cui chiedevo informazioni era Vladan Desnica - Le Primavere di Ivan Galeb. Dopo il fallimento di Zandonai, anche qui una buona notizia: lo ha pubblicato Elliot.
Nota paesaggistica nr. 2: di Krasno doveva uscire 2015 e sempre da Zandonai - "Guerra e Guerra", altra opera che si annunciava ben cupa e filosofica, l´epopea di un personaggio che si auto-diaspora presentendo la propria morte. Nel frattempo uscita da Bompiani, altro romanzo impressionante.
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