DIVERTIMENTI SUPERFLUI
Nel tempo, ho imparato a trovare superfluo che i singoli blogger o lettori facciano la loro classifica dei migliori libri dell’anno (di solito si considerano le novità, ma non esiste un criterio univoco).
Per quanto si legga molto, quante novità possiamo “deglutire” in uno di calendario? Cinquanta, sessanta? Sono comunque un campione piccolo, rispetto a quanto esce e quanto è possibile valutare da parte di media che abbiano una vera redazione o giuria (rapido calcolo: mi pare che quella del Corriere sia costituita di circa 400 membri, se ognuno leggesse anche solo 10 novità avremmo qualche migliaio di libri tra cui scegliere, ovviamente alcuni poi leggerebbero gli stessi, ma credo si sia compreso il discorso e apprezzata la differenza nell'ordine di grandezza).
Posso però abbozzare un mini-bilancio non vincolante né impegnativo delle mie esperienze con i libri usciti nel 2024: sulla base di quel non-tutto che ho letto, e posto che ho provato a leggere le novità più roboanti (Markley, Ford, iniziare se non altro la Rooney), i tre libri che mi hanno maggiormente colpito sono (in ordine discendente di colpitura): Il canto del profeta di Paul Lynch (66th and 2nd, e tra l’altro Booker Prize 2023), una distopia potente e di grande valore stilistico ed evocativo, Armand V di Dag Solstad (Iperborea), scrittore di altissimo livello europeo e ovviamente di altrettanto grande nicchia, e Fantasmi di New York di Jim Lewis (Sur), una lingua preziosa (a volte fin troppo) al servizio di un ritratto polifonico della Grande Mela.
Tra gli italiani, cito Dario Voltolini e il suo non-allineato e non-convenzionale memoir del dolore, Invernale e Dove la luce di Carmen Pellegrino (entrambi per La Nave di Teseo), una storia che parte già “inconsueta”, con la presenza dell’economista Federico Caffè e sostenuta da una lingua davvero all'altezza (la lingua, neanche a dire, è anche il grande elemento distintivo del libro di Voltolini).
In realtà tutti i miei sentimenti, la mia parte emozionale, vorrebbe citare anche Diluvio di Markley, una grande, epica ed onnicomprensiva distopia “ecologica”. Va bene, l’ho citato, è un ottimo romanzo, e Markley può diventare un grande scrittore americano tra Franzen e King (lo so, sembra impossibile, infatti non volevo parlarne, lo farò a parte).
Ora, specificato che alcune recensioni ai libri citati sono linkate direttamente nel testo, e altre devono essere completate, è tempo di guardare avanti a una nuova stagione editoriale. Vi prometto tra pochi giorni la consueta panoramica. Si riparte!
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