Passa ai contenuti principali

RECENSIREPOESIA. ANTONIO FRANCESCO PEROZZI - LO SPETTRO VISIBILE

GEOLOGIA DELLA VISIONE


Di Valentina Murrocu

Lo spettro visibile è un libro di poesie di Antonio Francesco Perozzi  uscito per Arcipelago Itaca nel 2022; il testo si articola in sei sezioni e afferisce alle scrittura di ricerca.

La vista sembra uno dei concetti chiave intorno a cui ruota la prima sezione intitolata "Catabasi normale" ovvero quella discesa agli inferi cara ai greci: essa è presente anche quando risalta il suo contrario, la privazione della vista o cecità, quando il nero e il buio lasciano spazio alla forma più alta di visione che prende forma nell'immaginazione: «e questa/cecità per ora la chiamiamo attesa»; «Ora la prova si incentra/sulla differenza tra ricordo e chilometro,/che al buio sono uguali; sul senso/della caduta» (p.21); «oltre la scorza dentro cui sei cieco./Se il nero ti pare, ti può parere/quattro o venti miliardi di figure,/di spoglie tutte ora racchiuse/in una oscurità che è larga./ Salva o non salva l'immaginazione/trova una miriade dietro il buio» (p. 23).

La priorità dell'elemento percettivo nel testo dà luogo a una vera e propria geologia della visione, che può muovere dalla discesa alla condizione liminale "Dalla soglia" nella seconda sezione: «Lecci da poco/si scartano dalla collina che è l'occhio/di noi»; «è spostato/qualche secondo in avanti rispetto/al proprio spettro.» (p.31); «Ho appreso dalla cecità del mattino/la tecnica per votarli alla catena/dei fenomeni» (p.32). La sacralità della visione sfocia nell'indagine del poeta sulla formazione del cosmo e sulla possibilità di scomposizione in micro-cosmi, come ingranaggi puntuali e compiuti: «Allora è come se l'oceano si formasse/dentro l'oscurità dell'uovo.»; «il lutto/dei vuoti cosmici sospeso.» (p.32).
Una simile indagine non esclude la presenza del divino e sonda l'animalità, la vita vegetale e il regno minerale: leggiamo di una vera e propria "Ermeneutica dei vertebrati" che si avvale di una teoria della "Deambulazione" e di una "Anomalia della dentizione+morte", testi contenuti nella terza sezione, al punto che alcuni testi assomigliano a un trattato aristotelico di biologia in versi: «Che uscisse un dio/(adesso)/da queste begonie/gli offrirei il collo farei/io la vittima al sacro.» (p.24); «Amblyrhynchus cristatus è l’unica specie nota/del genere amblyrhynchus, cioè la sola/vera lucertola marina.» (p. 51); «Tra i vari generi di rampicanti troviamo/le edere e il glicine. Però la storia/vegetale gronda ovunque e bisogna/scavare a fondo». (p.57).

Dal punto di vista stilistico la paratassi si alterna all'ipotassi a seconda della sezione, il lessico accoglie tutti i realia possibili avvalendosi di termini presi in prestito alle scienze naturali e alla filosofia, il verso vira di frequente verso la prosa, specie nelle sezioni finali. Lo spettro visibile risulta in definitiva un bel libro, specialmente per l'apertura alla riflessione filosofica sull'origine del mondo e per l'assenza di giudizio sulle modalità di questo darsi.

----------------------------------------------------- 

Informazioni sul libro
Antonio Francesco Perozzi - Lo spettro visibile
Introduzione di Pasquale Pietro Del Giudice
Arcipelago Itaca 2022
104 pag.
Attualmente in commercio
----------------------------------------------------- 

Seguono due testi tratti dal libro:

 

Lo spettro visibile

È apparso il giorno come una cosa

frontale, e prima del previsto. Lecci da poco

si scartano dalla collina che è l’occhio

di noi, le case salite, la strada che.

mai si sarebbe pensata tutta l’aria

scarsissima – evaporata tra gli organi

che guardano fuori e appunto il fuori

ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui.

Difficilissimo spiegare come (droga

degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle

(reale), la scommessa ormai presa per viaggio.

Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo

si verifica: è lui, primavera di carne che

entra per sempre. È lui, è spostato

qualche secondo in avanti rispetto

al proprio spettro.

(p. 31)

*

Orgia

Si sparpagliano in agosto, le spore

che le felci licenziano a prescindere

se tu hai modo o no di vederle. Dentro le

pozze d’aria ci stagni tu e lo sperma

della sacra orgia vegetale – irradia

l’acero e sai che quelli in cielo sono

i suoi figli, i figli bicarpellari.

 

Continuamente il coito si consuma

nei silenzi a giro, nelle rivolte

planate dagli insetti in mezzo all’erba,

Nella breccia del tifone che sparge

dappertutto un’esistenza a ricevere,

gli ovuli numerosi – viene al sole

per intercessione di api, la veccia,

persona entomofila, creatura

di un dio che senza scienza sapeva.

(p. 60)

*


Commenti