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LIBRI E RECENSIONI. I MIEI LIBRI TOP 2019. GRUNBERG E PECORARO

AND THE WINNER IS

Risultati immagini per terapie alternative per famiglie disperate


Arrivo con un poco di ritardo rispetto a quelli che sono ritenuti i "termini istituzionali" per presentare la propria lista di letture preferite dell´anno, ma spero ne sia valsa la pena, sia perché uno dei libri presenti nei "top" è stata proprio la mia ultima lettura dell´anno, sia per gli spazi di ragionamento che mi sono peso per decidere. Sottolineo che per quanto riguarda gli scrittori esteri la qualità dei libri che sono finiti in testa alla mia personale classifica è stata tale da rendere ognuno di loro papabile della prima posizione e sono state alla fine decisive, come credo sia giusto, preferenze personali e sfumature che vado poi ad argomentare, mentre nessun dubbio ho avuto sul libro italiano dell´anno.

Mi sono attenuto alle consuete regole: libri usciti nel 2019 in prima edizione italiana, top 3 per ognuna delle due categorie, più una segnalazione speciale, diciamo una bonus-track, un libro rimasto fuori di un soffio.

Dico subito a giustificazione del ritardo accennato sopra che L´archivio dei bambini perduti di Valeria Luiselli, notevolissimo, l´ultimo libro da me letto a tempo di record nel 2019, avrebbe sbaragliato la concorrenza al netto del finale in monologato, flusso di coscienza e realismo magico. Spiegherò meglio dopo e in sede di recensione.

Il mio vincitore è invece Terapie alternative per famiglie disperate di Arnon Grunberg, per Bompiani.. L´olandese Grunberg, da noi ben pubblicato ma poco noto, è secondo me al momento uno dei maggiori autori europei in circolazione, una sorta di McEwan più cinico e disilluso o di un Houllebecq demoltiplicato ma immensamente più vario nei temi.
Il libro parla di disagio mentale, ma soprattutto di alienazione nei rapporti umani, di solitudine e ricerca di calore nel prossimo, della (im)possibilità di praticare nella vita reale una vera empatia nei confronti del prossimo stesso, in questo Grunberg si affida alla figura tenera e contraddittoria di uno psichiatra specializzato in prevenzione dei suicidi e tira fuori dal cilindro almeno un´invenzione narrativamente strepitosa, il tutto con grandissima coerenza e compattezza, non andando fuori dal seminato e lasciando il lettore spiazzato e soggetto a domande e dilemmi, come spesso succede coi grandi romanzi. Mi piace pensare di "premiare" insieme a Grunberg anche un editore, Bompiani, che sta facendo, senza grossi riconoscimenti, un grande lavoro sulla narrativa estera.

Dicevo di Valeria Luiselli e de L´archivio dei bambini perduti (La Nuova Frontiera). Un grande romanzo con parti saggistiche, che apre una molteplicità di filoni: famiglia, rapporto di coppia, amore filiale, significato della ricerca giornalistica e in generale delle narrazioni, il tutto in un contesto (riuscitissimo) di on the road, una padronanza magistrale delle varie voci e un´aderenza rigorosa al tema sociale di fondo, ovvero il dramma dell´immigrazione clandestina dal Messico agli Stati Uniti, già oggetto del saggio Dimmi come va a finire. Se prendiamo un altro libro del 2019 incentrato su una tematica moderna e sociale, ovvero Il sussurro del mondo, vediamo la Luiselli vincente su quasi tutta la linea, dove Powers spesso verbalizza troppo, si incarta, diventa lui stesso talebano della causa dei propri personaggi, la scrittrice messicana documenta, allude, si indigna ma mantenendo sempre un distacco appunto giornalistico e resistendo alla tentazione di identificarsi pienamente con il suo personaggio. Come detto, la sfumatura che ha deciso la seconda posizione è stato il finale, con un monologo in flusso di coscienza, imbevuto di realismo magico (o di onirico plausibile) che funziona dal punto di vista della pura scrittura ma a mio modo di vedere lega poco con il tono del resto del romanzo E scioglie in maniera un po´semplice e massimalista molti dei nodi messi sulla pagina dalla scrittrice nei tre quarti precedenti. Ne parlerò spero meglio in sede di recensione.

Al terzo posto Ian McEwan con Macchine come me (Einaudi). McEwan si mette in difficoltá da solo e ne esce alla grande: si parla di intelligenza artificiale, tema delicato, già in qualche modo sfruttato da letteratura e cinematografia, il tutto con ambientazione in un´Inghilterra anni ´80 ucronica nella quale la Thatcher perde guerra delle Falkland ed elezioni. Mi ero chiesto: perché? Perché l´ucronia? Invece funziona tutto, il tema del robot-senziente è trattato con profondità, humor e in maniera sinceramente struggente, l´ambientazione serve - credo - a creare un effetto di contrasto e spaesamento che diciamo pone in altorilievo la trama principale. E anche qui si rimane spiazzati, in preda ad interrogativi etici: cosa significa realmente fare del bene, se sia giustificata la più alta moralità, se essa è destinata non solo a riparare dei torti, ma a rovinare la vita di persone corrette ma imperfette. Di umani, e non di macchine, ecco.

La menzione speciale va a La generosità della sirena di Denis Johnson (Einaudi).. L´ultima raccolta di racconti di Johnson è di altissimo livello e poteva benissimo stare nella top tre o addirittura al primo posto. Rispetto a Jesus Son, che consiglio a tutti, qui si variano un poco tematiche e scenari, non troviamo solo outlaw, addicted, asociali, situazioni estreme, ma anche un paio di racconti diciamo di ambientazione medio-borghese (riuscitissimi) dove andiamo in territori direi Yates-Antrim, con il realismo di fondo sempre screziato, disturbato, da continue lateralizzazioni sui toni del surreale e dell´inaspettato. Come ho detto, decidono le sfumature, per me tutti e quattro questi libri sono assolutamente da avere, da leggere.

Nessun dubbio sull´italiano dell´anno, ovvero  Lo stradone di Francesco Pecoraro, per Ponte alle Grazie. Sono molti gli scrittori nostrani che provano a cimentarsi con la fine della civiltà, con la visione nichilista e disperata dei nostri tempi (secondo loro) irredimibili. E Pecoraro, fin dal precedente La vita in tempo di pace conduce questo discorso in maniera coerente, qui fortemente orientata al saggistico, rinunciando ai lacerti di trama presente nel precedente, ma soprattutto con grande ironia e consapevolezza, con un´invettiva che non perde mai tenacia, ma sa variare nei toni, nel linguaggio, nei registri. E, cosa che non guasta, anzi decisiva, far sorridere.

Al secondo posto i racconti di Stato di famiglia di Alessandro Zannoni (Arkadia, collana Sidekar). Sfida difficile, quella di entrare in maniera non scontata nei drammi, nelle tragedie, nei crimini familiari. A Zannoni riesce senza sbavature né patetismi e lasciando il lettore scosso, tanto che, nonostante le ridotte dimensioni del volumetto, dovevo personalmente ogni tanto interrompere la lettura per lasciar decantare la tensione.

Al terzo posto Il silenzio della collina di Alessandro Perissinotto, per Mondadori. Perissinotto è un nostro grande scrittore di storie ad alta leggibilità, intrattenimento nel senso migliore del termine. Scrittore di grande mestiere ma non puramente commerciale e lontano da qualsiasi stucchevole serialità. I suoi romanzi sono preferibilmente ambientati in Piemonte e vedono sempre al centro un nodo del passato e quasi sempre la tematica (o dialettica) genitori/figli. A Perissinotto, autore secondo me ampiamente sottovalutato, riesce sempre, e anche qui, tenere alta la tensione in maniera quasi kinghiana, allo stesso tempo non rinunciando ad ambizioni più alte e diciamo di ricognizione sociologica o storica.

Menzione speciale per Chiara Marchelli  e La memoria della cenere (NN). La Marchelli continua un suo discorso sui sentimenti e i rapporti familiari e affettivi, il tutto usando nuovamente la natura come co-protagonista, e servendosi della sua consueta scrittura movimentata e asprigna, tenendo alta la tensione e inventandosi un vulcano (vedi sopra) come perfetto co-protagonista.

Come sempre riservo infine pazio alle letture migliori dell´anno indipendentemente dall´anno di uscita, scelgo qui la novella Primo amore di Ivan Turgenev (BUR), una ricognizione perfetta dei primi turbamenti amorosi adolescenziali, che inserisco anche in rappresentanza di un genere, quello del racconto di media lunghezza, che sto riscoprendo proficuamente. Insieme a Turgenev voglio segnalare un altro russo, Iosif Brodskij con Fuga da Bisanzio, un´incursione della saggistica nei miei territori normalmente narrativi, ma è limitante racchiudere Brodskij in particolari recinti, la sua scrittura limpidissima, l´intelligenza acuta, la cultura sconfinata.vanno a comporre un´esperienza di lettura a 360 gradi per me assolutamente rivelatoria (e ci sono arrivato tardi).

Devo dire che quest´anno non ho letto libri brutti, ma visto che è mia consuetudine, segnalo una ragionevole delusione, ovvero Un mondo migliore di Uwe Timm (Sellerio). Ottime premesse (eugenetica alla luce della pulizia etnica nazista, idealismo/scientismo, rapporto amicale virile) soffocate da un apparato teorico davvero troppo pesante, troppo poco narrativo. In sé un libro pienamente sufficiente ma per me appunto deludente vista la statura dello scrittore e le mi aspettative.

Con questo articolo chiudo idealmente e non solo la stagione editoriale appena passata. Ci rivedremo, presto, con le prime anticipazioni del 2020. Stay tuned.

Commenti

  1. Sono d'accordo sull'Archivio della Luiselli, veramente un libro straordinario, e come non potrei amare Macchine come me, del mio autore preferito in assoluto (be', diciamo tra i viventi...). Concordo anche su Lo stradone, avevo letto anche La vita in tempo di pace, Pecoraro mi piace. Complimenti per la tua classifica.

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