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LIBRI E RECENSIONI. BRANDON TAYLOR - GLI ULTIMI AMERICANI

THE LATE AMERICANS

Brandon Taylor

Non avevo ancora parlato di Gli ultimi americani, dello scrittore statunitense, giovane e afroamericano, Brandon Taylor, uno dei miei libri top 2023. Mi chiedo cosa diremo nel futuro per caratterizzare l'ascendenza, le radici di uno scrittore, se specificheremo sempre "afroamericano", come in questo caso o lo faremo solo se ciò è utile in qualche modo a definire confini e caratteristiche della scrittura, del libro di cui si sta parlando. In questo caso, è forse maggiormente utile specificare che Taylor è queer, perché il romanzo sembra appunto un'attualizzazione ai tempi nostri e fluidi di certe storie di ambientazione universitaria/borghese alla Malamud o alla Yates. È una lode.

Se un altro libro notevole letto nel 2023, Uno shock di Keith Ridgway, si caratterizza per il trattamento sperimentale della materia, Brandon Taylor mostra invece cosa si possa ancora fare col romanzo tradizionale, di personaggi, dialoghi, lingua pulita e riconoscibilmente classica, e l'elemento ancora più intrigante è che entrambi i libri sono cosiddetti romanzi di racconti, oppure - per specificare meglio - romanzi in cui la materia viene suddivisa in capitoli o sezioni separati, dove alcuni personaggi ricorrenti o i collegamenti tra i personaggi stessi e l'ambientazione comune fungono da "collanti" (da garanzia per l'etichetta romanzesca); in entrambi i casi troviamo poi un gran finale dove i protagonisti si riuniscono "rimettendo tutto a posto" (o in disordine, a seconda dei punti di vista).

Taylor parla evidentemente di quello che conosce di più: giovani e istruiti americani, quasi tutti studenti all'università dello Iowa, quasi tutti di orientamento sessuale queer, tutti ritratti in un momento di trasformazione, confusione esistenziale e sentimentale, dubbio/paura del futuro (la gioventù, appunto). In questo contesto  i non molti personaggi eccentrici (ad esempio perché bianchi o perché non acculturati o studenti) fungono abilmente da elemento di frizione o da reagente che in qualche modo rivela la presenza di un mondo fuori, forse proprio quella vita vera di cui i protagonisti  mostrano qua e là di avere terrore.
Taylor mostra di conoscere bene l'ambiente e soprattutto di dominare le tecniche del romanzo classico: il montaggio parallelo, i dialoghi spesso arguti e brucianti (forse troppo, ma insomma parliamo di giovani colti, svegli) e l'organizzazione delle scene madri: indimenticabile l'attacco nel seminario di poesia con una satira incisiva dell'ossessione femminista per le parole e per la ricerca del maschile-tossico-usurpatore nelle stesse (non si fatica a pensare che in realtà il nero Taylor in quel contesto parteggi per il bianco, impulsivo e sensibilissimo, Seamus).

Un bel libro e Taylor, in un territorio diverso ma coerente con quello di Markley, è da seguire proprio come esponente di un romanzo americano (come detto) classico, che sa rielaborare ed attualizzare la lezione di certi grandi. Una piccola e finale curiosità sul titolo: quello originale è The Late Americans, che mi pare avere una sfumatura che il titolo italiano non coglie appieno, ma capisco la scelta estetica (I tardo-americani sarebbe stato titolo difficilmente vendibile). Comunque sia: libro di valore, probabilmente importante, sia da solo che come "segnale" in una carriera, quella di Taylor, che immagino sarà notevole.


Voto: ****1/2/ 7.5 

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Informazioni sul libro
Brandon Taylor - Gli ultimi americani
Traduzione di Francesca Manfredi
Ed. Bollati Boringhieri 2023
272 pag.
Attualmente in commercio

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