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LIBRI E RECENSIONI. NOTED/UNNOTED NUMERO 3

NOTED/UNNOTED NR.3

Ho, forse abbiamo, preso dimestichezza col formato della rubrica Noted/Unnoted, per cui vado dritto senza preamboli.

Per le letture in corso, parto da Emanuele Trevi, appena terminato, per dire che subito dopo ho preso in mano un altro scrittore italiano della medesima generazione, Antonio Franchini e la sua raccolta Il vecchio lottatore. Ecco, il livello del secondo mi pare molto superiore e so che questa affermazione pare - anzi è - un po' fuori contesto (scrittori diversi per storia e formazione, libri diversi per formato e intenti) ma parlando di due opere uscite nel 2020 volevo farla lo stesso. Per Franchini è una conferma dopo Cronaca dalla fine, pure letto da poco.
Ho appena iniziato lo stimolante Brisbane del russo Edvgenij Vodolazkin (Brioschi), a dire il vero ha pesato anche il titolo, Brisbane mi ricorda infatti i Go Betweens, mi pare comunque un ottimo romanzo sulla storia e carriera di un musicista rock di successo a partire dall'infanzia ucraina, ma voglio aspettare ancora qualche pagina per esprimere un vero e proprio consiglio.
Poi Willy Vlautin con La notte arriva sempre (a inizio Maggio per Jimenez, da me letto in lingua originale), toccante, viscerale, anche molto divertente, devo un po' far sedimentare le sensazioni ma mi pare un buonissimo libro, anche un libro semplice e lineare con una struttura quasi "dantesca" (come una sorta di discesa nell'inferno dei diseredati). 

Sugli arrivi non ho molto da dire, ho messo su e-book reader Quel luogo a me proibito di Elisa Ruotolo (Feltrinelli) di cui sto sentendo parlare molto bene. Poi le ultime chicche ricevute settimana scorsa, Sabo si è fermato del serbo Oto Horvat (Stilo) che è un libro abbastanza smilzo e abbastanza moderno tra viaggio, auto-fiction, frammentazione della narrazione, il rurale-sud-gotico di Marcitero del palermitano Nino Vetri (Il Palindromo) e due classici minori o nascosti o non so, la novella western L'Hotel azzurro di Stephen Crane (Experience light, la bella collana "micro" di Mattioli 1885) e il polifonico Scala a San Potito di uno di quegli autori italiani perennemente da riscoprire, Luigi Incoronato, si trova esclusivamente usato, la mia edizione comprensiva di macchie di umidità è di Tullio Pironti, fine anni ottanta, se i libri vi piacciono nuovi e scintillanti lasciate perdere.

Anche nelle liste mi concentro per questa volta su cose "vecchie" o rimaste "nascoste", dimenticate, cose a cui di solito arrivo attraverso altri libri, suggestioni, suggerimenti, percorsi (di cui talvolta mi dimentico, ed è se vogliamo bello trovarsene uno in lista senza sapere perché ci è finito).
Un altro autore da riscoprire italiano - figurava come tale in un supplemento letterario recente - è Mario Sturani - principalmente artista e pittore -  il cui Il maglione rosso, romanzo autobiografico intriso di bohème, storia, ambiente parigino, era stato rifiutato dall'amico Cesare Pavese, scoraggiando l'autore che non lo vide mai pubblicato in vita. Lo ha fatto ora Aragno "colmando" questo vuoto editoriale, vedremo se a ragione.
Due libri americani di ambientazione rurale-western-selvaggia ma meno letti, recensiti, promossi rispetto alla popolarità che il genere sta avendo in questo momento (un nome attuale su tutti: Ron Rash con Un piede in paradiso, ma ce ne sono molti altri): Il giorno dei giorni di John Smolens (Mattioli 1885), ambientato in una fattoria negli anni '20, tra conflitti di classe e amicizie adolescenziali, e - un po' diverso come ambientazione  - Un solo tipo di vento di Peter Orner con il topos classico dell'americano benintenzionato (in questo caso un insegnante) che si trova calato in una realtà povera e (ai suoi occhi) incomprensibile, quella di una scuola nel deserto della Namimbia. Il romanzo era stato pubblicato qualche anno fa da Minimum Fax, mi pare con pochissima risonanza.
Ricordo molto bene come avevo trovato Flat di Mark MacDonald: era in una recensione sul recente Il libro delle case di Andrea Bajani, a cui è assimilabile per le ambientazioni (appunto case, appartamenti, "mappe catastali" - in senso lato). Flat, ambientato in un appartamento da ripulire dopo la morte dell'inquilino, era uscito nel 2003 per Dalai Editore e credo abbia avuto pochissimo eco sia in Italia che nei mercati anglofoni e in effetti sull'autore si trovano pochissime  notizie. Nello stesso "percorso", nella stessa recensione, si citava un classico del genere, il grandissimo La vita: istruzioni per l'uso di Georges Perec, anche se sarebbe ovviamente limitativo considerarlo un libro di interni e di case (e allo stesso tempo, ovviamente, lo è).
Ero invece incappato nei racconti Pallidi segni di quiete della palestinese Adania Shibli (Argo) perché l'autrice è stata nella longlist del'International Booker Prize 2021 (nel frattempo arrivato alla fase dei sei finalisti) con Un dettaglio minore, ambientato nei paraggi della guerra israeliana/palestinese del 1948, e pubblicato in questi giorni da La Nave di Teseo. Storie editoriali che si intersecano.

Finisco con la musica: in maniera fortemente idiosincratica posso dire di essere rimasto molto contento delle ultime uscite dei Coma_Cose e di Neffa. Parlo di pop commerciale e dintorni, e specifico che non ascolto solo queste cose, ma quando sono fatte bene hanno la capacità di intrattenermi ed entusiasmarmi, quasi come un ragazzino. Per i primi l'album Nostralgia, anticipato a Sanremo dal singolo Fiamme negli occhi, è un passo avanti rispetto al precedente (pur molto bello) Hype Aura: il duo rinuncia a qualche gioco di parole alla lunga stucchevole e introduce delle varianti alla classica struttura pop-rap dei pezzi, l'album è conciso, orecchiabile e ha secondo me quasi solo canzoni notevoli.
Su Neffa e sul suo album in napoletano AmarAmmore avrei scommesso davvero poco, invece è molto buono, non ha paura di confrontarsi con modelli come Pino Daniele o addirittura ammiccamenti al neo-melodico, ma lo fa con una veste sonora brillante, con melodie azzeccate e con influenze trap giocate davvero bene, senza timori reverenziali e senza cadere nella parodia o nel cattivo gusto giovanilista.

Altrettanto interessanti alcuni dischi in uscita a fine mese o prossimamente: il solista di Rachele Bastreghi (Baustelle), intitolato Psychodonna e annunciato dal fascinoso singolo Penelope, poi Pierpaolo Capovilla (Il teatro degli orrori) con la sua nuova band I cattivi maestri, di questo non abbiamo ancora la data ma Capovilla stesso ha fatto sapere tramite i propri canali social che il disco è "pronto" e ovviamente (per me) Endless Arcade dei Teenage Fanclub che a dire il vero temo un po' in quanto primo loro LP senza Gerard Love, uscito dal gruppo nel 2018. Le quattro canzoni pubblicate finora come singolo hanno la paradossale caratteristica di essere da una parte tutte belle, e dall'altra di confermare i miei timori.

Nella logica della rubrica sta anche andare breve, sintetico e magari enigmatico sulle cose che segnalo. Sono spunti, ma non esitate a chiedere. Alla prossima.

Commenti

  1. Sono molto contento che ti sia piaciuto il sesto romanzo di Willy Vlautin (Lean on Pete, uno dei primi, è stato adattato in un ottimo film - il titolo è lo stesso - che per alcuni è anche migliore del romanzo). Aspetto la tua lettura di Lady Chevy di John Woods (ormai è uscito da oltre 4 mesi, quindi non è "nuovo"). Sto trovando davvero entusiasmante la lettura di "Chinatown interiore" di Charles Yu (National Book Award 2020 e Prix Médicis étranger): non è il primo romanzo di Yu, ma l'autore era principalmente noto come sceneggiatore (e.g. Westworld) e nel libro, uscito da poco in Italia, è evidente questa influenza, non solo per l'argomento, ma anche per la scrittura, dove molti capitoli sono intitolati ad esempio: "Il Tempio d'Oro, Interno (in originale Interior)" oppure "Chinatown, Condominio popolare, Interno Notte" senza tralasciare alcune parti che sono sceneggiature con note (ironia, lieve sarcasmo, senso di impotenza). Il romanzo di Charles Yu veniva segnalato qui nella rubrica Anticipazioni {magari puoi aggiungere tu il link]. Mi interessa molto Brisbane (anche a me piacciono i Go Betweens)!

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    1. Ciao, grazie. Yu sarà sicuramente una delle prossime letture. Ho visto le prime pagine e sono molto "attraenti". I Go Betweens sono anche un mio grande rimpianto, perché sono venuti a Monaco un anno prima della morte di Grant e io per pura pigrizia non sono andato a vederli.

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