LIBRI IN USCITA
William Gaddis – JR (Il Saggiatore, 28 ottobre)
Dopo Le perizie, Il Saggiatore sta continuando a riportare il libreria il Gaddis “già edito” (in particolare da Alet, dove si era “fermato” il catalogo del grande scrittore statunitense), qui con JR, con la traduzione già conosciuta di Vincenzo Mantovani. Il romanzo, di quasi 1000 pagine, è un grande affresco postmoderno dove i temi principali sembrano essere il capitalismo e l’Infinita potenzialità di moltiplicazione del denaro. Peraltro sembra che l’editore stia anche lavorando alla prima edizione italiana di A frolic of his own, unico romanzo di Gaddis a non essere ancora stato tradotto.
Quoziente lista: ce l’ho già in Alet
Incipit: “Moneta…?” con una voce che era un fruscio.
“Carta, sì.”
“E non l’avevamo mai vista. Cartamoneta.”
“Non avevamo mai visto cartamoneta prima di venire qui sulla costa orientale.”
Rash è, mi pare, un “campione” di quella narrativa rurale/USA profondi che ha preso piede negli ultimi anni; insomma: c’è sempre stata (pensiamo al grande Jim Harrison) ma magari senza essere di moda (in senso buono) come adesso.
Serena, del 2008, è una storia di largo respiro, che inizia nel 1929 in Nord Carolina e trova un epilogo cinquant'anni dopo: è un romanzo di vendette, famiglia, ricerca della ricchezza, ambizione. Un Philip Meyer meglio di Philip Meyer?
Quoziente lista: 8 su 10
Larry McMurtry – Cavallo pazzo (Einaudi, 28 ottobre)
Un McMutry “Non finzionale” alle prese (come si suol dire) con la biografia di Cavallo Pazzo (vedi titolo: il leggendario, almeno penso, capo Sioux).
Dimensioni più maneggevoli di altre opere dello scrittore (neanche 150 pagine):
Quoziente lista: 6 su 10 (chissà non sia questo un McMurtry “da cui iniziare”).
Incipit: Cavallo Pazzo, un guerriero sioux morto da ben più di un secolo, sepolto chissà dove, sta risorgendo sulle Pahá Sápa, le Black Hills del South Dakota, sacre alla sua tribù.
Come in tutta la sua vita, con lui c’è il cavallo.
Peter Handke – La ballata dell’ultimo ospite (Guanda, 31 ottobre)
Ho l’impressione che il Peter Handke dopo il Nobel, questo “tardo”, Handke, non sia più così amato o letto o “messo in primo piano” da pubblico e critica. Intendiamoci, il Nobel probabilmente non c’entra, è appunto una fase tarda nella quale, come fa notare la critica tedesca a proposito di questo libro, situazioni, frasi, topoi dell’autore si ripetono, qui a partire dal protagonista Gregor (ricorrente in molte opere dell’autore) senza sostanziali novità.
Quoziente lista: 1 su 10 (preferisco l’Handke precedente o maturo).
Karen Russell – L’antidoto (Sur, 22 ottobre)
Questo libro di Karen Russell è tra i finalisti del National Book Award: Russell mi pare scrittrice che si muove tra fantastico e distopico, probabilmente, se vogliamo essere molto comodi e sintetici, definibile “weird”, questa però potrebbe essere la sua opera maggiormente realistica, che è impegnativo da dire pensando che la protagonista è una strega curatrice capace di cancellare i ricordi delle persone a cui offre i propri servigi…
Quoziente lista: 7 su 10
Incipit: Si può perdere tutto in un istante. Un patrimonio, una famiglia, il sole. Nella mia vita ho dovuto imparare questa lezione due volte.
La prima, ero una quindicenne in fuga dalla Casa per madri nubili. La seconda, ero una strega della prateria incatenata alla branda di una prigione fatta di blocchi di calcestruzzo.
“La tua seconda casa”, amava dire lo sceriffo. Ufficialmente, nel suo West non esisto; eppure, è un crimine farmi visita.
Daniel Wallace – Big Fish (Il Saggiatore, 31 ottobre)
Torna disponibile il libro di Wallace (dal quale Tim Burton ha tratto un film), una sorta di “epica” sulla potenza delle storie e della fantasia, un po’ Barone di Münchhausen, un po’Odissea (lo dicono le recensioni e alcune presentazioni del libro), un po’ Eggers (L’opera struggente di un formidabile genio), almeno queste le cose che mi vengono in mente o prendo dalle recensioni trovate in rete. Il fatto che siano molto diverse tra di loro è tutto sommato promettente per la riuscita del libro.
Quoziente lista: 7 su 10
Deborah Levy – Autobiografia in movimento (NN, 24 ottobre)
Questa, molto ovviamente, non è una novità, ma un cofanetto-strenna che unisce in versione “compatta” o preziosa (o compatta ma preziosa) i tre libri di Deborah Levy ascrivibili al genere dell’auto-fiction (e in effetti il titolo “complessivo” è Autobiografia in movimento, in inglese a Working autobiography), già usciti per l’editore milanese e molto lodati dalla critica (internazionale e italiana); nell'ordine Cose che non voglio sapere, Bene immobile e Il costo della vita.
Quoziente lista: io li ho singoli, altrimenti lo prenderei
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