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LIBRI E RECENSIONI. UNA LISTA DI CINQUE CHE SONO DIVENTATI VENTI

IL MAGO DELLE LISTE


Era da qualche tempo che mancava sul blog una lista come quelle che facevo agli inizi (il motivo principale è che esse fagocitano le possibilità di farne delle altre, o forse semplicemente la pigrizia).

Per compilare questa sono partito da cinque miei recenti acquisti per poi fare il giochino dei collegamenti, di altri libri in qualche modo affini (anche solo geograficamente) a quelli da me acquistati.

Peter Weiss - Convalescenza (Mimesis)
La letteratura tedesca contemporanea rimane in Italia - mi pare - ancillare rispetto a quella americana o, volendo parlare di Europa, quella francese. Weiss è conosciuto da noi soprattutto per la sua produzione teatrale (esempi: L'istruttoria, o Il processo, quest'ultimo "adattamento" da Kafka). Per Mimesis escono oggi i suoi diari, o meglio il giornale che lo scrittore tenne dal 1970 al 1971, dopo un attacco cardiaco (un altro lo uccise nel 1982). 
Nello stesso periodo Weiss concepì il suo romanzo-mondo L' Estetica della resistenza, in tre volumi, che - notizia delle notizie - verrà ora pubblicato in italiano da Settecolori.
Collegamenti: un altro importante autore e drammaturgo tedesco poco conosciuto da noi è Botho Strauss, il Saggiatore ha pubblicato da non molto i racconti di Mikado e di Il perseverante; punto di attenzione: è uno scrittore spesso sperimentale ed ermetico, diciamo "antipatico", in qualche modo rimasto avanguardista.

Tom Kuka - Flama (Besa muci)
Uno dei libri vincitori del Premio dell'Unione Europea del 2021 (questa è peraltro la formulazione giusta "uno dei" non "il" e non al singolare), un romanzo dai contorni quasi magico/orrorifici o quasi da thriller (in senso laterale, non convenzionale), ambientato a Tirana (l'autore è albanese), mi pare molto interessante, potrebbe piacere - a prima vista - ai bolaniani, oppure agli ammiratori di Cartarescu, ma probabilmente c'è altro, e diverso.
Collegamenti: non ricorrendo al "solito" Ismail Kadare ma cercando un cambio di prospettiva, ho trovato la scrittrice albanese Ornela Vorpsi, con Il paese dove non si muore mai (Minimum Fax). Ci spostiamo nel territorio degli scrittori albanesi emigrati, la Vorpsi ha studiato in Italia (e il libro è scritto in italiano) e risiede ora a Parigi. Si tratta di un racconto autobiografico in "lacerti" e scene, che si occupa in particolare - in maniera cruda e poetica - della condizione femminile in Albania.

Deszö Kostzolányi - Kornél Esti (Mimesis)
Kosztolányi è un grande scrittore ungherese che mi aveva deliziato con Anna Édes (romanzo breve che consiglio a tutti). Questo libro, considerato tra i più rappresentativi dell'autore, torna in traduzione italiana dopo una decina d'anni, e viene collocato da qualche parte tra Gogol e Cechov, una sorta di "romanzo di racconti" su cui sono molto curioso.
Collegamenti: parlando di Ungheria chi mi segue avrà già conosciuto il mio parere sul dostoevskiano Melancolia della resistenza di László Krasznahorkai, mentre mi aveva lasciato perplesso il pur monumentale Harmonia Caelestis di Péter Esterházy, non tanto per il valore, quanto perché lo riterrei libro da corredare di un certo apparato critico, cosa di cui l'edizione Feltrinelli in commercio è sprovvista (in altri termini, per un lettore non ungherese mi pare impervio cogliere la messe di riferimenti a storia e costumi del paese). Altro scrittore magiaro importante è Imre Kertész, ma voglio nominare qualcosa di diverso dal suo romanzo più conosciuto, Essere senza destino, cito quindi I diari, che coprono il tempo dal 91 al 2001 e sono usciti per Bompiani.

Antonio Delfini - Diari (Einaudi)
Rimango sui diari e su un regalo che mi sono fatto, investendo una certa cifra su quelli di Delfini: si tratta di una nuova edizione "filologica" di Einaudi, prefatta da Belpoliti, che "precisa" quella del 1982 attingendo ai manoscritti inediti dell'autore. Il punto, che probabilmente rappresenta anche il motivo per la sostanziale appartenenza di Delfini alla schiera degli autori perennemente da riscoprire, è che dello scrittore modenese esistono poche opere adatte a essere proposte in forma organica e - diciamo - adatta ai modi editoriali, specie quelli attuali (pochi romanzi, ancora meno romanzi "vendibili"). I Diari e i Racconti (edizione Garzanti) "colmano" questa presunta lacuna e questa voglia, del lettore.
Collegamenti: ovviamente. Un uomo pieno di gioia di Cesare Garboli (Minimum Fax), uno scritto biografico su Delfini - di cui Garboli fu amico e diciamo "discepolo" - che fu pubblicato per la prima volta proprio come introduzione ai Diari.

Matei Calinescu - Vita e opinioni di Zacharias Lichter (Spider & Fish)
Conoscete l'editore? Io no. Conoscevate lo scrittore? Io no. Conosco però il traduttore Bruno Mazzoni, che è lo stesso di Cartarescu, ed è chiaro che si rizzano le antenne:  Calinescu fu critico e scrittore rumeno, il libro è un "ritratto" allucinato, mascherato coi registri del surreale e della satira, spietato della Romania del regime, passato indenne attraverso la censura perché - secondo la quarta di copertina - impossibile da capire per i funzionari preposti.
Collegamenti: premesso che l'editore mi sembra davvero molto interessante e che approfondire qui Cartarescu mi parrebbe pleonastico (al momento sembra essere lo scrittore moderno preferito dai critici giovani "che piacciono"), cito due scrittori rumeni (che mi paiono) meno conosciuti, Filip Florian e il suo Dita mignole (Fazi), una specie di giallo-farsa-quest vagamente bolaniana, all'indomani della caduta del regime, e La vita comincia venerdì di Ioana Parvulescu (Voland), anche qui con uno spunto giallo e con una sorta di realismo magico che potrebbe essere bulgakoviano, e un'ambientazione nella Romania di fine '800, quindi eccentrica rispetto ai testi citati sopra.


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