LA NOZIONE NON SPIEGA LA BOTTIGLIA
Dopo il pur fascinoso Città sola, questo Viaggio a Echo Spring conferma un mio feeling non straordinario con Olivia Laing e devo dire che le premesse erano invece ottime: una ricognizione in forma di reportage narrativo, con tocchi autobiografici, sulla carriera alcolica di cinque grandi scrittori: Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Tennessee Williams, John Cheever, Raymond Carver, John Berryman (li cito in ordine sparso e non di comparizione).
Ho appena velocemente citato la natura del libro e qui ho subito riscontrato i primi e strutturali problemi: come e più del precedente le due parti (autobiografica e saggistica) non legano e sembrano giustapposte in modo pretestuoso per pagare un ragionevole pegno al gusto moderno, ai generi memoriali tanto in voga. Da una parte - e credo sia un punto fondamentale - non mi pare che la Laing sappia molto dell'alcolismo o abbia avuto esperienze personali marcanti, dall'altra va detto che alle prese con le biografie degli scrittori l'autrice sfoggia soprattutto nozionismo e aneddotica, dimostra di essersi documentata bene (anche troppo) sulle fonti primarie e secondarie ma tutto sommato non dice nulla di nuovo sui suoi oggetti di ricerca e per quanto riguarda il loro rapporto con l'alcol ci si ferma a un blando psicologismo (l'influenza dei genitori, ma certo!) e a un'interpretazione piuttosto letterale del famoso decalogo degli Alcolisti Anonimi. Chiaro che con tanta carne al fuoco i momenti interessanti non mancano, anche solo per puro voyeurismo su quanto la preziosa sostanza possa aver spinto in basso tali autori, ma paradossalmente e in modo emblematico le pagine più riuscite del libro sono i collegamenti, i brevi report di viaggio (meritoriamente la Laing si è recata nei luoghi-chiave del libro, ad esempio a Key West) dove l'alcol non c'è, la pagina si fa finalmente e francamente autobiografica e si distende in un lirismo non privo di intuizioni ironiche, e proprio qui emerge più che in altre parti la stoffa della Laing, la qualità vera e non indifferente della sua scrittura. Ma parliamo - purtroppo - di un 10/15% circa del libro, troppo poco.
C'è poi un ulteriore problema non indifferente di editing, che non so se riguardi la traduzione italiana (a quattro mani, che di solito è segnale di difficoltá in corso d'opera) o la versione originale ma immagino tutte e due. Forse proprio per la quantità di citazioni, date, aneddoti, situazioni, libri, luoghi riportati nelle pagine troviamo in alcuni punti un po' di confusione, riferimenti che non vanno da nessuna parte e vere e proprie involontarie sfide al lettore (in un passo sembra di leggere che Tenera è la notte sarebbe ambientato in un salotto e in una veranda di Baltimora, dopo qualche sforzo si capisce che ci si riferisce a Il crollo, che però è citato una trentina di righe prima).
Un fallimento quindi? Non direi. Un libro che potrebbe interessare a chi è un grande fan o seguace o adepto di almeno tre o quattro degli autori trattati (ed era il mio caso) e che comunque mostra quale grande potenziale avrebbe la Laing se decidesse, finalmente, di scrivere solo autofiction/memoir, o (forse) solo romanzi, o ancora solo reportage narrativi. E di non sentirsi costretta a mostrarci quanto è brava nel lavoro di ricerca.
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Informazioni sul libro
Olivia Laing - Viaggio a Echo Spring
Traduzione di Francesca Mastruzzo e Alessio Pugliese
Ed. Il Saggiatore 2019
320 pag.
Attualmente in commercio
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Finora ho letto tutti i volumi di Olivia Laing editi da il Saggiatore, ma "Città sola" e, in secondo luogo, "Viaggio a Echo Spring" sono tra i libri che ho più amato negli ultimi anni. "Città sola" è un capolavoro.
RispondiEliminaChe dire, per me clamorosamente la Laing è una scrittrice ancora acerba o - detta meglio - che deve trovare se stessa. Ma credo di essere il solo a pensarlo.
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