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LIBRI E RECENSIONI. OLIVIA LAING - CITTÀ SOLA

SOLITUDINI DISTANTI

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Questo Città sola della scrittrice, critica culturale e giornalista inglese Olivia Laing è un libro che sostanzialmente fallisce i suoi obiettivi fondamentalmente per poca congruenza con il progetto e le finalità che si era dato, o per la troppa ambizione del progetto stesso.

La Laing si proponeva di mescolare memoir, narrazione urbana e saggistica partendo dalla propria condizione di donna sola a New York, una solitudine clamorosa e subita (si trasferisce per convivere con un uomo, e poi lui la lascia) e paradossale in una delle città più dense e vissute del nostro mondo, almeno nella percezione comune.

Qui il primo fallimento: la solitudine della Laing, tra cambi di appartamento, lunghe passeggiate in una bolla di timore a comunicare, sessioni frenetiche e gloriose di scambi su Twitter, non si fa mai mi pare "nostra" o universale, o in altri termini rimane fredda, distante, in qualche modo poco comprensibile, ma soprattutto non lega con la sezione più importante e corposa del libro, quella saggistica dedicata ad artisti della scena newyorkese (i più conosciuti sono Warhol e Hopper) con una preferenza per quelli "off", tormentati, reietti. Nelle intenzioni dell´autrice, l´opera di questi artisti avrebbe a sua volta preso le mosse dalla loro condizione di solitudine urbana (in alcuni casi direi "estraniamento" ); può ben essere, si pensi ad esempio all´opera di Hopper e a ciò che evoca, ma è il parallelismo che non funziona, le pagine dedicate ai vari Warhol, Darger, Nomi e ancora altri sono interessanti, ben documentate e in qualche sezione decisamente fascinose (tra le migliori quelle che raccontano l´insorgere repentino e distruttivo dell´AIDS in una New York sotterranea ancora edonistica e innocente), ma non mi pare riportino alla situazione dell´autrice. In buona sostanza: essa parla di sé, per poche e non particolarmente profonde pagine, e poi arriva ex abrupto a poggiare lì un mini-saggio su un artista, e così via, in un libro che si potrebbe ben dividere in due, ottenendo probabilmente un venti percento di racconto autobiografico e urbano, non troppo convincente, e un ottanta percento di saggio biografico e divulgativo sui vari personaggi, nel contesto di una New York, questa sì viva e ben evocata, pre-gentrificazione.

Credo che il libro meriti una lettura se appassionati appunto della scena pop-art/off artistica della New York degli anni ottanta o se particolarmente appassionati della "poetica della metropoli alienante", altrimenti, pur apprezzando cura documentaria e intenzioni, può essere tranquillamente trascurato.


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Olivia Laing - Città sola 
Traduzione di Francesca Mastruzzo
Ed. Il Saggiatore 2018
292 pg.
Attualmente in commercio 
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