MURI CHE (NON) PARLANO
Ho acquistato Il libro delle case di Andrea Bajani appena dopo l'uscita, anche se l'ho letto proprio nei giorni - anzi nel giorno - della finale del Premio Strega 2021, poi vinto da Due vite di Emanuele Trevi, di cui questo romanzo è finalista, così come è nella cinquina del Premio Campiello in assegnazione a Settembre.
È decisamente un buon libro, dove l'espediente tecnico-narrativo escogitato dall'autore nobilita quello che potrebbe essere altrimenti vissuto come il solito materiale autobiografico fatto di infanzia crudele, adolescenza solo ragionevolmente scapestrata, amori, amicizie, morti.
Bajani sceglie però di raccontare quella che immagino coincida con la sua vita attraverso le case che lo hanno ospitato e contenuto; attenzione: non sono le case a raccontare, ma costituiscono l'ambientazione prevalente, anzi praticamente esclusiva, del libro. Vivono e agiscono insieme ai personaggi, li definiscono e li completano, in qualche modo - quasi sempre - li costringono. Altra scelta felice: i personaggi non hanno nome, sono Io (corrispondente a Bajani), Padre, Madre, Moglie, Parenti, Bambina, in questo modo tutto sommato semplice l'esperienza autobiografica si fa in una certa misura emblematica e rappresentativa (non oso dire universale, non sarebbe così, seppure vi siano situazioni ad alta riconoscibilità, come spesso accade nel genere che potrei definire come "autobiografia dal basso di un italiano").
Per poter reggere il peso di un romanzo, Bajani deve poi usare un altro accorgimento, ovvero trasformare in case anche alcune cose che non lo sono: per esempio un anello nuziale, i dieci minuti di incontro con un amico in una stazione. Questo trucco viene però usato con una certa grazia, così che tutto sommato non si arriva a momenti di eccessiva stucchevolezza e artificiosità, e sorprendentemente l'idea portante regge bene il respiro di un libro di medie dimensioni. Appare infine vincente anche l'idea di inserire alcune case diciamo storiche (o da una cronaca che sta diventando o è diventata storia), rispettivamente quella del Prigioniero e quella del Poeta (lascio a ognuno scoprire di cosa si tratti).
Che il libro alla fine funzioni, al di là della struttura e dell'impostazione, è anche merito di una narrazione ricca di sincerità, nostalgia, malinconia, fino a un diffuso senso di tristezza e sconfitta (seppure il Bajani reale ai miei occhi sia un vincente!). Parafrasando una nota reclame, la tecnica è nulla (o è troppo poco) senza il fuoco e l'anima dello scrittore.
Non so dire se e in quanti casi sia stata utilizzata questa strada narrativa "delle case": c'è qualche eco lontano - giusto qualche suggestione - di La vita istruzioni per l'uso di Perec (ad esempio, le planimetrie, la posizione dell'appartamento nel "tutto" di un palazzo) e mi sono ripromesso di approfondire Flat di Mark McDonald (lo trovate in una "vecchia" edizione Dalai); insomma Bajani rischia di avere avuto un'idea piuttosto originale.
In sostanza, un libro che merita la buona posizione di partenza nei due principali premi letterari italiani ma che anche indipendentemente da essi merita una lettura intensa e partecipata.
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Informazioni sul libro
Andrea Bajani - Il libro delle case
Ed. Feltrinelli 2021
256 pag.
Attualmente in commercio
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