SFIDA E DISTANZA
Il vecchio lottatore di Antonio Franchini porta il sottotitolo "e altri racconti postemingueiani", che spiega piuttosto bene la natura di questa raccolta; la lotta dell'uomo contro la natura o contro altri uomini, l'attività sportiva come sfida a se stessi e ai propri limiti, alcuni omaggi o riferimenti diretti (la prima guerra mondiale nel Carso, la corrida): esistono forti accostamenti alla poetica e all'universo tematico di Hemingway, allo stesso tempo questi racconti non sono calchi ed esercizi di stile e quel "post" davanti all'aggettivo sta a sottolineare un atteggiamento moderno, permeato di malinconia, direi molto franchiniano nell'approccio alla materia e alla narrazione. In alcune storie del volume, un ragionevole alter-ego dello scrittore viene chiamato Francesco Esente: anche questo cognome corrisponde a un aggettivo, probabilmente scelto non a caso. Esente perché accetta quelle sfide che dicevamo (e altre) ma senza riuscire a darsi completamente, come mantenendo un distanziamento non dovuto a snobismo ma a una forma di disillusione, una mancanza di coraggio che si fa a tratti rinuncia ascetica o riflessiva piuttosto che codardia, e che potrebbe con qualche approssimazione spiegare perché Franchini è uno scrittore e non - o non solo - un vogatore, un lottatore, un torero, un latin-lover, un viaggiatore. Scrivere nasce dall'osservare e almeno nella logica dell'autore ambedue le attività presuppongono un passo indietro, una partecipazione diminuita (di poco, ma diminuita) che consente di mettere mano alle frasi e alla pagina. E con meno rischi, se pensiamo ai destini di alcuni dei personaggi ritratti nei racconti.
La qualità complessiva è alta o molto alta, ho dovuto scendere a patti con la prosa piuttosto ricercata di Franchini, che pure un po' bruscamente si concede volentieri escursioni nel basso e nel gergale, ma si godono sia gli aspetti diciamo di ricerca (i contesti storici, i personaggi realmente vissuti, vedi Alan D.Altieri e Roberto Bonelli in uno dei racconti più vibranti) sia il mix di ironia, serietà e inquietudine esistenziale che sottendono alla visione dello scrittore. Come un'ideale bonus-track possiamo poi divertirci con il ritratto per nulla edulcorato di Fernanda Pivano che troviamo nel breve (ma succoso) Non ho scopato con Hemingway.
Al mio secondo libro di Antonio Franchini letto in poco tempo, dopo il bel Cronaca dalla fine, posso dire che ci troviamo di fronte a uno scrittore italiano contemporaneo di assoluto rilievo, forse (una mia impressione) leggermente sottovalutato per la prevalenza del suo profilo da "editoriale". Consiglio di non snobbarlo.
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