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LIBRI E RECENSIONI. JUDITH SCHALANSKY - INVENTARIO DI ALCUNE COSE PERDUTE

RICORDO E NOSTALGIA



Inventario di alcune cose perdute è il secondo libro di Judith Schalansky  che leggo nel 2020, e in effetti visti temi e afflato viene spontaneo il paragone con Atlante delle isole remote, scoperto qualche mese fa. La scrittrice tedesca prosegue in una sua poetica del ricordo, della nostalgia, del ritratto "in divenire" (storicizzato, direi) dell'essere umano e delle sue imprese, manie, aspirazioni e di come talvolta di queste restino solo delle vestigia. O delle ombre.

Rispetto all'Atlante, che nasceva come tale con il suo apparato di mappe e coordinate, questo Inventario è un libro più scritto e ho avuto come l'impressione che la struttura più ampia e libera non sempre abbia giovato alla vena della Schalanksy; le cose perdute sono dodici, dal porto di Greifswald alle liriche di Saffo, dalla villa Sacchetti a Roma all'isola di Tuanaki, nella maggior parte dei casi l'autrice riesce a raccontarne la storia rendendole emblematiche, facendone tappe di uno suo percorso in qualche modo necessario, altre volte mi pare si sfoci invece nel racconto "a parabola" o nell'esercizio di stile, talvolta gradevole (ad esempio dove viene ricostruita la voce di Greta Garbo, pur con poca attinenza con la "cosa perduta" dell caso) altrove pleonastico (il risaputo tono da "idiota sapiente" dello svizzero che voleva costruire un'enciclopedia sugli alberi attorno alla propria casa di montagna).

Il livello generale è e rimane alto, sarebbe stato altissimo se tutto fosse del valore dei "racconti" più riusciti, d'altra parte mi rendo conto di come dopo L'Atlante le mie aspettative fossero altissime e va sottolineato come la penna di Judith Schalansky rimanga sensibile e variegata, capace di barocchismi come di repentine mimesi e particolarmente a proprio agio con un qualcosa che non riesce a tutti gli scrittori di fiction o narrativa: la poesia delle cose, la buona poesia, che attinge a effetti speciali senza risolversi in puro virtuosismo o in cattivo gusto "da salotto". Credo comunque che in un percorso di scoperta della letteratura europea contemporanea non possa mancare questa scrittrice tanto peculiare, a gusto personale i suoi libri potranno poi essere letti in sequenza come ho fatto io (metodo tradizionale) o "compulsati" con lentezza e secondo le proprie inclinazioni (per dire personalmente forse avrei fatto bene a saltare la sezione - molto cruda - dedicata alla Tigre del Caspio). A ognuno le proprie scoperte: il fascino, mi sembra, rimane elevato.

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Informazioni sul libro
Judith Schalansky - Inventario di alcune cose perdute
Traduzione di Flavia Pantanella
Ed. Nottetempo 2020
258 pag.
Attualmente in commercio

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