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LIBRI E RECENSIONI. PHILIP ROTH - I FATTI. AUTOBIOGRAFIA DI UN ROMANZIERE

L'AMICO ZUCKERMAN


Rispetto a I fatti di Philip Roth, uno dei non molti ancora da leggere di uno dei miei scrittori preferiti, ho avuto a lungo una forte sensazione, ed era una sensazione con cui ho dovuto battermi (perché a nessuno piace relativizzare le opere dei propri beniamini) per poi sentirmi confermato da Roth stesso che nel finale fa parlare (anzi scrivere) Zuckerman accogliendo o meglio esprimendo le mie stesse riserve. Questo ovviamente parla dell'acume e della genialità dello scrittore di Newark, non dei miei.

I fatti porta come sottotitolo Autobiografia di un romanziere, e di quello si tratta e, pur nel magistero della scrittura rothiana e dei suoi non pochi lampi, ho avuto la sensazione che quello fosse parte del problema di un libro mediamente più faticoso di altri della sua produzione. In effetti troviamo temi ma soprattutto, per citare il titolo, fatti, presenti nei romanzi di Roth ma qui raccontati in una maniera che appare meno urgente, appassionante, come mediati da un pudore, dalla ricerca di uno schermo quasi perbenista, come se il chiamare le cose con il proprio nome (anche se quelli di molti co-protagonisti vengono cambiati) chiamasse una responsabilità diversa a cui invece il puro romanziere può sottrarsi. Ci sono le donne, c´è la Josie poi ritratta in Quando lei era buona (romanzo peraltro non particolarmente riuscito), ci sono l´educazione ebrea e la vita a Newark, descritte in maniera molto più vivida in tanti altri libri, e c´è il conflitto culturale con la comunità ebraica, ma appunto si rimane su un piano o su un registro molto trattenuti, quasi preoccupato della propria correttezza in senso esteso, o addirittura di quella che oggi chiamiamo correttezza politica. Questo non toglie che ci siano pagine appassionanti, che ci si tolga qualche curiosità, che si assista in diretta al making of di alcuni romanzi, ma paradossalmente la biografia rothiana per eccellenza (se si cerca la non-fiction) a me pare essere il ben più complesso e strutturato Roth scatenato della Pierpont.
Finché, a cinquanta pagine circa dalla fine, non entra in scena Zuckerman e scrive e Roth, dette ovviamente molto meglio, le stesse cose che in sostanza sottolineavo sopra. Qui sta il colpo di genio che poi porta a vette metanarrative non indifferenti e anche supremamente umoristiche (il dialogo di Zuckerman con la moglie, e di entrambi - a distanza - con l'autore) e che nel mio giudizio sicuramente eleva il libro da un "discreto" stiracchiato a un decisamente buono (poco da dire, il finale è un pezzo di bravura che starebbe bene in un'ipotetica antologia delle pagine rothiane meglio riuscite).

Parliamo ovviamente di un libro irrinunciabile per i rothiani di ferro, per tutti gli altri inizierei o proseguirei da altre cose o, se si vuole approfondire il Roth storico, approfitterei del libro della Pierpont. 

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Informazioni sul libro
Philip Roth - I fatti. Autobiografia di un romanziere
Traduzione di  Vincenzo Mantovani
Ed. EInaudi - 2013
203 pag.
Attualmente in commercio

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