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LIBRI E RECENSIONI. GIANRICO CAROFIGLIO - LA MISURA DEL TEMPO

LA SPIAGGIA SENZA IL LIQUORE

La misura del tempo (Einaudi. Stile libero big Vol. 6) (Italian ...

Parto con una confessione: non avrei letto La misura del tempo di Gianrico Carofiglio senza la motivazione di essere per una volta preparato sulla cinquina del Premio Strega, e in effetti solo dopo l´acquisto ho saputo che si tratta di un prodotto seriale, ovvero del sesto capitolo della saga che ha come protagonista l´avvocato Guerrieri. 

Anche in questo caso, come già fatto per Il colibrì vanno secondo me distinti il libro e la sua qualità intrinseca, non elevata ma diciamo almeno decorosa, e il fatto che esso si trovi a partecipare al maggiore premio letterario italiano, con qualche chance - dicono - di vittoria e con una prevedibilmente affannosa discussione critica (addirittura!) a giustificarne la significatività nel panorama della narrativa di questi anni.
Il che non ha alcun senso: si tratta di un prodotto seriale ben fatto e diciamo balneare, leggero, pieno zeppo di stereotipi, dalla scrittura resa il più possibile agevole, scorrevole, dove per esempio si limita al massimo, mi è parso, l´uso di subordinate, e con personaggi e situazioni ben riconoscibili anche per chi non avesse letto i libri precedenti, insomma l´avvocato esperto e ancora un po´sognatore, la collaboratrice giovane e idealista, il presunto criminale sprezzante ma in fondo solo spaventato etc.

Come detto, non ho grandi osservazioni in negativo sul libro se preso appunto per quello che è, intrattenimento per momenti buchi o sole sulla testa, quando magari il Doctor Faustus di Mann o Pynchon sono controparti un po´arcigne; certo non credevo che avrei mai letto un libro dove a un certo punto si ferma tutto per dare la possibilità di declamare la ricettina del caso, o di assistere a scene o tirate con l´impressione è che l´autore ce le avesse pronte (o le avesse scritte) da qualche parte o per altre occasioni e ve le abbia appiccicate a bella posta per fare volume, con tanto di insistente name dropping (i riferimenti a libri e film immagino abbiano l´obiettivo di creare una sorta di "attestato" per il lettore che si sente quindi avveduto e certificato advanced, per dirla nel gergo dei videogiochi).

Ma non vorrei sembrare acido: se si tratta di fare il proprio mestiere, La misura del tempo lo fa in maniera abbastanza pulita e visto il background professionale di Carofiglio pare coerente che l parti più riuscite siano il report di quello che succede nell´aula di tribunale, insieme all´ambientazione e alle scene di strada in una Bari descritta con grande affetto e qualche raro slancio plastico.

Il punto è che probabilmente in un mondo ideale un romanzo come questo al maggiore premio letterario italiano non dovrebbe essere neppure candidato (una forma di pudore, insomma, da chi lo presenta), ma diciamo che invece viene candidato, non dovrebbe raggiungere la shortlist, non dovrebbe mai raggiungere la cinquina, e si dovrebbe un po´arrossire a parlarne come il potenziale vincitore, perché poi non io, ma i critici veri dovranno appunto affannarsi a scrivere per gli astanti ma anche per i posteri le giustificazioni a posteriori di cui parlavo prima, in modo che chi nel 2050 si trovasse a rivedere la storia del Premio possa comprendere che ruolo copriva e quali valori artistici e narrativi rappresentava il libro di Carofiglio.
In ultima analisi, io ho letto abbastanza volentieri anche i gialli di Camilla Läckberg, ma - forse è un mio limite - non mi aspettavo di vederli in finale al Man Booker Prize.

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Informazioni sul libro
Gianrico Carofiglio - La misura del tempo
Ed. Einaudi 2019
288 pg.
Attualmente in commercio
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