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LIBRI E RECENSIONI. VALERIA LUISELLI - ARCHIVIO DEI BAMBINI PERDUTI

ON THE ROAD

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Archivio dei bambini perduti della scrittrice messicana (residente a New York, scrive in inglese) Valeria Luiselli è stato un libro del 2019 che ha goduto di ottima critica e di buon consenso del pubblico e dopo la lettura devo dire che merita entrambe le cose.

Mostra infatti una scrittrice cresciutissima rispetto al pur buono Volti nella folla (suo esordio, lo prendo come riferimento in quanto da me letto) e che riprende in maniera questa volta narrativa le urgenti tematiche sociali del saggio Dimmi come va a finire, ovvero il dramma dei bambini messicani "spediti" da soli a cercare di superare la frontiera in parte murata con gli Stati Uniti.
Ma non si tratta solo di questo. In realtà la Luiselli costruisce per tre/quarti di romanzo una narrazione dinamica e coinvolgente tra on the road, storia di famiglie moderne, riflessioni sull´atto di narrare o sulla natura del mestiere (e della vocazione) di cronista.
Se Dimmi come va a finire era un vero e proprio saggio (o un reportage) innervato di strutture narrative e visione dei personaggi che ne impedivano la riduzione a pura cronaca, Archivio dei bambini perduti è un romanzo composito che presenta parti di natura saggistica dove chi sembra prendere la parola è la Luiselli stessa, che pure non può né deve essere identificata con il personaggio femminile narrante.

Vengono raccontate cose davvero non banali sulle dinamiche familiari, sul rapporto di coppia, sull´amore filiale, sugli Stati Uniti e sulle loro diverse nature, peraltro sempre mantenendo, utilizzando, un certo humor che produce scene e dialoghi a volte spassosi (specie quando a prendere la parola é la figlia minore della coppia protagonista).

E la tematica sociale? La Luiselli su questo terreno mi sembra stracciare, per fare un esempio, altri due scrittori che ci hanno provato, Colson Whitehead con La ferrovia sotterranea (tema: razzismo) e Richard Powers con Il sussurro del mondo (tema: ecologia), perché riesce a distanziarsi maggiormente dall´aspetto emozionale delle questioni, non si identifica completamente con la propria indignazione - pur presente - e non ha bisogno di verbosità e spiegazioni per coinvolgere il lettore nella comprensione della tragedia (di proporzioni immani da quello che emerge, come non avevo inteso da nessun reportage giornalistico pur ben fatto). Il coinvolgimento si fa quindi più sottile e meno stucchevole, meno artificioso dei pur lodevoli esempi che ho portato come pietra di paragone.

Romanzo davvero notevole quindi, ma soffermiamoci su qualcosa che ho scritto sopra quasi en passant: per tre/quarti del libro. Cosa succede nell´altro quarto? In sostanza, partendo da un´interpolazione della scrittrice stessa, che inserisce nel libro una serie di Elegie per i bambini perduti inventate e attribuite a un certo Elia Camposanto, prendono la parola quelli che per altri scrittori sarebbero stati i protagonisti veri del libro, quindi i minori in fuga dal Messico verso il presunto riparo americano.
La Luiselli conduce questa parte di narrazione in monologo/flusso di coscienza, rinunciando a punti e punti e virgola, con un forte salto stilistico rispetto al registro composto del resto del romanzo, e non senza affidarsi a un po´di realismo magico o di onirico plausibile
Se letterariamente questo manufatto funziona, mi pare che nella struttura leghi poco col resto del libro, soprattutto interrompe ai miei occhi (senza riprenderla) la bellezza e la profondità pacata e dinamica della narrazione precedente, innestando un elemento di squilibrio e sciogliendo determinati nodi in una maniera per me troppo precipitosa.

Forse la scrittrice era davanti a un bivio: aumentare il volume del già corposo libro col rischio della ripetitività nelle iterazioni familiari e nell´on-the-road o inserire il sopracitato elemento emozionale. D´altra parte, un libro è in primis quello che ha voluto, che ha sentito lo scrittore - almeno spero lo sia in questo caso - e non ha molto senso dire "io avrei fatto in un altro modo", visto che peraltro questo finale non incide in maniera decisiva su un giudizio generale che rimane altamente positivo, consapevoli di essere davanti a uno dei libri dell´anno e a una scrittrice che ha ancora margini di crescita.

Va da sé che si tratta di un gran libro, come dicevo, e da me consigliato a tutti.

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Informazioni sul libro
Valeria Luiselli - Archivio dei bambini perduti
Traduzione di Tommaso Pincio
Ed. La Nuova Frontiera 2019
448 pg.
Attualmente in commercio
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