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LIBRI E RECENSIONI. SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2019; E QUEL CHE NE CONSEGUE





PERSONE E LIBRI

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Faccio una premessa; quest´anno ho vissuto Il Salone del Libro di Torino in maniera diversa dal solito. La chiamerei evoluzione, e mi pare che l´amico Gianluigi Bodi (detto of evidence, o anche "the body") abbia usato parole simili. Più persone, meno libri.
Difficile dire meno libri; perché ho girato, ne ho comprati, ne ho presi. Eppure meno ossessione per l´idea di "ora DEVO passare da Minimum Fax", meno costrizione di dirsi tra sé e sé "alle 17 DEVO andare a sentire Mari e Siti" (infatti non ci sono andato).

Come paradosso, è stata invece la mia prima da "presentatore" al Salone, e la prima in assoluto, con Sara Mazzini e il suo notevole Centinaia d´inverni (come dicevo da consigliare sia ai fan delle Brontë, sia a chi, come me, non sia ancora tra gli iniziati al culto di Emily, la cui biografia romanzata Sara racconta in prima persona, e di Charlotte), uscito per Jo March.

Da pubblico sono stato a sentire un paio di cose, alcune funestate da un´acustica difficoltosa, in particolare in Sala Internazionale il pur bravo Philip Ó Ceallaigh con Stefano Friani di Racconti Edizioni, poi l´efebica Hanne Ørstavik in libreria con Amore per Ponte alle Grazie.

Ho tenuto conto ovviamente della mia scuderia, Arkadia, con Il postino di Mozzi di Ferdinando Guglielmo Castanar (sedicente), operazione a frammenti che onora, omaggia uno dei talent scout illuminati della nostra narrativa. Mozzi ha fatto temere il peggio estraniandosi dai giochi per la prima mezz´ora (e insomma, c´era del surreale, visto che Castanar credo non esista e appunto l´idea era di coinvolgere in un lavoro corale diversi autori), ma poi quando ha preso la parola ha "illuminato", per tornare all´aggettivo di prima.

Altro libro Arkadia a cui ho assistito è Stato di Famiglia di Alessandro Zannoni. Dice di essere Ligure, ma è di Sarzana, comunque persona di grandissima ironia, animale da palco, e per me molto più convincente quando parla seriamente e non si canzona (ammetto di avere lo stesso difetto, un uso ipertrofico dell´ironia). E le letture di Alessandra Terni, teatrali, sentite, hanno dato valore aggiunto, e lo dico da non-amico delle letture teatrali e sentite.

Il top è stato sedere accanto all´amico Samuele Mollo, vedendo Luca Briasco che parlava di Philip Roth in occasione dell´uscita di suoi audio-libri con Emons. Briasco è un gran divulgatore, ha detto tutte cose che già sapevo, ma lo ha fatto coinvolgendo, emozionando. Credo sia la natura di essere un divulgatore, appunto.

Passiamo agli acquisti, ai libri presi:

Imre Oavecz - Settembre 1972 (Anfora), è un tipo di romanzo in liriche che mi dicono simile all´afflato delle Cento poesie per Ladyhawke di Michele Mari. Ovviamente autore ungherese. Non smetterò mai di segnalare, di Anfora, un capolavoro della letteratura europea, poco conosciuto, nascosto e bellissimo, ovvero Anna Édes di Dezső Kosztolányi.

Vado ora sui libri del mio editore, Arkadia.

Avevo smarrito le due Ammatula, i numeri tre e quattro, nel tre peraltro partecipo anche io, e ho dovuto ricomprarle.
L´altro libro è stato, appunto, Stato di Famiglia di Alessandro Zannoni. Guardate la quarta di copertina, guardateci dentro. È una cosa forse disturbante, ma credo valga la pena.

Attraverso Zannoni sono arrivato a Stefano Domenichini e al suo Storia ragionata della sartoria americana nel secondo dopoguerra. Da persona generosa, Zannoni lo ha "ospitato" alla propria presentazione. Io, sapete, non eccedo di retorica e buoni sentimenti, ma mi è sembrata una bella faccenda, e anche molto riuscita. Il libro è fuori per Autori Riuniti, contiene tre novelle e, se ho ben capito, promette risate.

Un´altro libro, piccino, di Autori Riuniti che ho fatto mio é Lo stato dell´arte di Demetrio Paolin, che unisce due racconti e, visto che spesso le cose si ricongiungono tra di loro, è dedicato a Giulio Mozzi.

Parlavo sopra di Racconti Edizioni, secondo me molto bravi, di loro ho preso La mia guerra segreta, di Philip Ó Ceallaigh, che citavo sopra, e la novella La casa della fame dell´africano Dambuzdo Marechera, talvolta paragonato a Joyce, in termini di sperimentazione, che inaugura l´apposita collana del editore romano, Gli Scarafaggi, dedicata al genere di cui sopra.

Continuando a fare i blocchi "per editore", ecco tre libri Aguaplano, Stefano Trucco con Il gran bazar del XX Secolo, sui toni del weird e del pulp (mi soccorre la quarta di copertina), Seminario sulla nostalgia di Roberto Tatarelli e il progetto umbro di A casa nostra, lontano da casa, curato da Giovanni Dozzini, che raduna tredici racconti di scrittori attivi nella regione.

Abbiamo poi la Pantarotto-Conncection, libri "suoi" (di NN) ma anche suoi consigli. Per cui Canta, spirito, canta di Jesmyn Ward (avevo parlato di Salvare le ossa, notevole), l´anteprima de La babysitter e altri racconti, di uno dei segreti ben custoditi dell´americana, Robert Coover, peraltro curato da Luca Pantarotto stesso, in uscita a Novembre.
I consigli pantarottiani non "pro domo sua" sono stati invece Diego Lanza, Il gatto di piazza Wagner (Orma), libro di cui non so molto se non che appunto lo consiglia Luca e che dall´editore mi hanno detto sia adatto a chi ha familiarità con Milano e I fantasmi di Darwin dello scrittore cileno-americano Ariel Dorfman, per Clichy. Anche qui vale la fiducia nei consigli del personaggio di cui sopra. 
Da Clichy ho preso anche Harvard, inchiesta su un delitto, di Melanie Thernstrom, la narrazione di una storia vera, il delitto di cui parla il titolo, che mi ha affascinato fin dallo stesso.

Ho completato la quadrilogia di Lanark con il quarto volume, lo scrittore è Alasdair Gray che pare uno dei fondativi della letteratura scozzese, l´editore Safará. 

Per un amico ho preso Paolo Zardi e i suoi racconti di La gente non esiste (Neo), che possedevo già e che, eccezionalmente, ho fatto dedicare all´amico stesso. Io non mi stanco di ripetere che Paolo è uno dei nostri più validi scrittori contemporanei.

Per (quasi) finire, da Archinto mi sono impossessato di Essere o no scrittore, che comprende i carteggi di Vincenzo Consolo e Leonardo Sciascia. Una di quelle cose che paiono preziose.

Finisco qui anche se a parte parlerò ancora di una cosa musicale. È stato un gran bel Salone. 

Commenti

  1. Sì, un gran bel Salone. Tanti begli incontri! e un gran bell'articolo!

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  2. Sì, ci siamo incontrati per pochi minuti a Torino.

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  3. Ciò che hai detto lo si è letto nei tuoi occhi, sprizzavano piacere, se non gioia, di essere lì. Da prendere appunti in questo articolo :-)

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