SOTTO AL VULCANO
Nel 2017 Le notti blu della scrittrice aostana - adottiva newyorchese - Chiara Marchelli aveva fatto parlare di sé perché era un buon romanzo e per aver sfiorato la cinquina dello Strega partendo da un piccolo editore, Giulio Perrone.
Questo nuovo La memoria della cenere esce invece per NN, è parimenti un buon romanzo e torna su alcune costanti della poetica dell´autrice: la malattia, le dinamiche familiari e in particolare il rapporto coi genitori, il ricordo e la relazione dell´uomo con la natura.
Questi elementi si dispiegano in un libro aspro e riflessivo, dai ritmi spesso molto controllati, e dalla scrittura espressiva e preziosa, con la presenza, direi necessaria (in termini narrativi, lo specifico perché questo aggettivo mi sta normalmente poco simpatico), di un deus ex machina, un vulcano, che funziona particolarmente come espediente narrativo, o addirittura come co-protagonista.
La trama è piuttosto semplice: Elena è una scrittrice, giovane, colpita da un aneurisma e in via di recupero. Per facilitarlo, decide di trasferirsi col fidanzato Patrick nel paese di origine di lui, in Francia, in un ambiente rurale ai piedi del suddetto vulcano. L´arrivo dei genitori di Elena e le turbolenze di quest´ultimo porteranno i protagonisti a un rinchiudersi forzato in un ambiente claustrofobico, dove alcuni nodi potrebbero venire al pettine, come si suol dire e come capita in certe narrazioni cinematografiche "in interni".
Il modo di raccontare di Marchelli ha una qualità profonda, aspra e se vogliamo antipatica, nel suo andare a fondo nella vita e nel passato delle famiglie, nelle abitudini inveterate, in alcuni egoismi e piccinerie che i personaggi si concedono, nel suo oscillare tra contrasto e riconciliazione, in un contesto in cui i grigi, le sfumature, prevalgono sulle tinte forti o, per dirla in altri termini, in una narrazione che predilige il ricalco della vita vera con i suoi movimenti lenti e le sue evoluzioni (spesso involuzioni) faticose.
In questo contesto la scrittrice inserisce il suo co-protagonista naturale, inizialmente immoto ma minaccioso, che le consente di inserire i suoi personaggi in situazioni come detto claustrofobiche, minacciose, in un certo senso estreme, e di utilizzare le stesse per far scintillare bugie, ipocrisie, affetti difficoltosi e contrasti, ma anche per produrre pagine felici su natura e paesaggi, e sul modo in cui l´uomo si rapporta a essi, credo, come dicevo in premessa, una delle tematiche preferite dell´autrice.
Nel finale alla storia viene impressa una notevole accelerazione, da una parte questo potrebbe fare di La memoria della cenere un romanzo imperfetto nella gestione del ritmo (immaginatevi un automobilista che percorra un autostrada a velocità placidamente sostenuta, diciamo 130 km/h e avvicinatosi alla destinazione prema notevolmente sul pedale), dall´altra sostanzialmente funziona, creando una salutare antitesi tra il grosso del romanzo, giocato come detto su un andamento teso ma rallentato (o rallentato ma teso, forse meglio) e appunto il terzo finale dove proprio come per un vulcano le tensioni costruite sfiatano e rischiano di esplodere.
Nella sostanziale continuità e coerenza del suo percorso da scrittrice, mi pare che Marchelli faccia segnare con La memoria della cenere un (ulteriore?) passo avanti rispetto al precedente, e si confermi come autrice di assoluto rilievo nell´italiana contemporanea. Il libro, come capirete, è caldamente consigliato.
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Informazioni sul libro
Informazioni sul libro
Chiara Marchelli - La memoria della cenere
Ed. NN 2019
290pg.
Attualmente in commercio
Attualmente in commercio
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