PHILIP ROTH? NON SOLO
Interesse. Pregiudizio. Soddisfazione.
Questo è stato il ciclo delle mie sensazioni riguardo ad Asimmetria, di Lisa Halliday.
Il romanzo arriva a noi come "quello con dentro Philip Roth", per cui si sviluppano interesse e curiosità, la critica è peraltro positiva, ma soprattutto noto come alcune persone che reputo lettori attenti e credibili (tra cui Paolo Latini, uno dei miei riferimenti quando si parla di Americana) diano giudizi ben motivati e molto convinti.
A Pordenonelegge, vado all´incontro con la scrittrice, pienissimo, vedo questa all-american-girl, con un vestitone a fiori, vagamente graziosa, mi ricorda da lontano la mia prima pen-friend americana, e l´aspetto corrisponde a quello che dice, cose tutto sommato semplici, tanto da farmi pensare che se avessi visto la presentazione prima di sapere qualcosa del libro, non lo avrei comprato. Una ragazza da Casa nella prateria che scrive del sommo? Come si permette? E mi sono chiesto - con una certa vergogna - "ma Philip, cosa ci ha trovato in questa?".
Ma l´importante, per me, è dover sapere, per cui leggere, e nonostante questa ultima esperienza non del tutto positiva, lo volevo fare per tempo, rapidamente. E credo di non aver sbagliato.
Intanto non si tratta di un romanzo, ma di una raccolta di tre racconti di media lunghezza, due dei tre sono dedicati alla figura di Ezra Blazer (il primo: l´inizio della relazione; il terzo: una intervista radiofonica vicina alla fine), l´alter-ego fittizio di Philip Roth, l´altro, secondo me il più bello e consapevole, a una paradossale storia di emigrazione che si riassume in un personaggio iracheno di cittadinanza americana bloccato all´aeroporto di Heathrow dalla burocrazia anti-terrorismo, come ce la possiamo immaginare da ragionevoli critici del sistema.
Prima di affrontare "IL TEMA GRANDE" dico che la Halliday è scrittrice esordiente (tardi, anche se l´età non è svelata, immagino sui trentacinque) ma matura, consapevole, fluida, strutturata, capace di produrre immagini vivide, ricche di Humor e non banali. La controprova sta proprio nel racconto senza Philip Roth, che coniuga la presa di coscienza di un mondo diventato ormai umido e sospettoso, e una ricognizione della recente storia irachena vista dalla prospettiva di una famiglia (delle stesse origini) borghese e integrata nel mondo occidentale-anglofono, dove la Halliday sapientemente mixa scene forti, storia di formazione e ricordo, poetica dell´assurdo e del burocraticamente incomprensibile, come in una versione più allucinata e politica, non sdolcinata, di Tom Hanks in The terminal.
Sul tema grande: la mia prima sensazione era di entrare nella stanza di un mio parente mentre si apprestava a fare sesso con una mia parente, una sensazione di intimità violata.
Con poca originalità, molti recensori hanno parlato di "storia di amore di una ragazza con un Philip Roth ormai decrepito". Decrepito è un aggettivo che nel libro viene usato, ma appunto per questo va visto come indizio (smentito) e non come verità. Se passano gli anni, non si diventa più giovani, ma il ritratto è di un uomo dalla intelligenza vitale, dagli affetti debordanti, seppur non sempre coerenti e - il che non guasta - dalle possibilità economiche notevoli. Per quanto concerne la salute, chi è senza disturbi e pillole scagli la prima pietra, o il primo controllo della pressione sanguigna.
Una nota accusa a Fitzgerald è stata quella di aver usato frasi e passi di Zelda per alimentare i propri romanzi, in particolare Belli e Dannati. Credo che alla fine facciano testo il risultato e l´equilibrio generale. Se la Halliday qui - in particolare nel primo racconto, quello dell´inizio della relazione- ha preso a prestito frasi di Roth, le ha ben integrate nel testo e in un disegno coerente, la descrizione di una relazione, di una scoperta e di una impossibilità. Ma le ambientazioni, New York, la descrizione d´ambiente (interni ed esterni), le sensazioni della giovane redattrice al cospetto del mostro (mostro) sacro contengono pezzi e spunti da grande scrittrice, confermati come dicevo dal secondo racconto dove abbiamo la controprova: Roth non c´è, per cui la Halliday è proprio capace, di suo, anche priva del sostegno del grande gossip letterario.
Spendo ancora tre parole sull´intervista radiofonica che costituisce come detto la terza sezione del libro: da un punto di vista complessivo e della narrazione rappresenta la parte più debole dell´opera, eppure mette in scena un Roth tanto simile a quello delle ultime pagine della biografia dello scrittore, ancora vitale, irriducibile e irredimibile, innamorato della lirica e della fica, da stimolare comunque affetto e gratitudine.
Per una volta, non voglio tematizzare punti deboli o difetti di questo libro, secondo me gli unici sono esterni, nel senso che critici ed editore, per sudditanza, piaggeria, avidità, pigrizia, hanno voluto descrivere come romanzo ciò che romanzo non è. Neanche è un romanzo di racconti, no. È una raccolta di tre racconti, punto.
Dico solo che sono curiosissimo di avere tra le mani la prossima opera della Halliday, la all-american-girl che mi ha sorpreso e in parte umiliato.
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Lisa Halliday - Asimmetria
Traduzione di Federica Aceto
Ed. Feltrinelli 2018
288 pg.
Attualmente in commercio
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Attualmente in commercio
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