LA RIBELLIONE DEL BENESSERE
Mi sto rapidamente appassionando allo scrittore norvegese Dag Solstad, dopo La notte del professor Andersen questo Romanzo 11, Libro 18 è la seconda lettura che a stretto giro di posta affronto, e mi ha convinto (ancora) maggiormente di quello letto in precedenza.
In effetti Solstad, a lungo ritenuto poco "vendibile" all´estero per un forte (ma non esclusivo) ancoraggio locale, sta vivendo una riscoperta, viene tradotto e studiato (ad esempio in Giappone si è appassionato e lo ha tradotto Murakami), probabilmente anche sulla scorta di un determinato interesse per la letteratura-letteratura (al di là del "tradizionale" e in parte commerciale giallo, quindi) scandinava, a sua volta guidata dall´avanguardia di Karl-Ove Knausgard, che mette Solstad tra i suoi maestri e qui si chiude finalmente il cerchio.
Questo autore ritrae un uomo moderno che - messo nelle migliori condizioni possibili da una società e uno stato rigorosamente benintenzionati, parliamo della "buona" socialdemocrazia norvegese - rileva uno scarto tra benessere economico e felicità, ambizioni (irrealizzate) e proprio ruolo effettivo, fino a progettare forme di ribellione inaspettate ed estreme, "topos" che si ritrova in ambedue i romanzi da me letti finora.
Troviamo qui Björn Hansen, un relativamente realizzato esattore che lavora in una città della provincia norvegese, dove ha seguito una donna, un innamoramento, poi inevitabilmente sfiorito. Ha comunque le sue occupazioni, il riconoscimento sociale, il suo giro di amici. Ma un Progetto, una sorta di "azione parallela" in questo caso individualistica, in negativo, virata in assurdo (come in un Musil che incontri certa letteratura russa, Doestoevskj, forse Bulgakov), prende piede nella sua mente e un complice lo supporta con perizia. Ovviamente non si conviene, rivelare di cosa si tratti: basti dire che si assiste con crescente sconcerto e una certa quasi-cronenberghiana attrazione/repulsione alla "scoperta" (non ci si attendano però corpi martoriati, da qui il quasi a restringere la portata).
Riuscitissime anche le pagine - prima di tale svolta - in cui Hansen rivela tutta la sua incapacità e il suo estraniamento rispetto al figlio involontariamente ritrovato dopo tanti anni, nel quale Solstad probabilmente, armato di ragionevole pessimismo, ritrae o sembra vole ritrarre una generazione permeata da giovane e volonterosa inettitudine.
Se tutto sembra molto filosofico, ecco l´impressione è giusta, lo scrittore pare a suo agio a mischiare narrativa, un certo amaro e agghiacciato umorismo e racconto filosofico, alcuni riferimenti, molto parziali, li ho dati. Fedele alla propria tradizione, Solstad parla più volentieri di Hamsun e Ibsen (che in questo romanzo c´è).
Romanzo molto riuscito, e scrittore che giocoforza continuerò ad approfondire, sia coi libri già usciti per Iperborea che per quelli eventualmente tradotti in futuro.
---------------------------------------------------
Informazioni sul libro
Informazioni sul libro
Dag Solstad - Romanzo 11, Libro 18
Traduzione di Maria Valeria D´Avino
Ed. Iperborea 2017
187 pg.
Attualmente in commercio
Attualmente in commercio
-----------------------------------------------------
Commenti
Posta un commento