IL FOGLIETTONE CHE NON TI ASPETTI
La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead ha vinto il National Books Award e il Premio Pulitzer per la fiction e anche da noi è stato accompagnato da un notevole e comprensibile unanimismo.
Viene quindi da accostarsi con timore reverenziale prima al libro e poi alla costruzione del proprio parare sullo stesso. Che è sostanzialmente positivo, ma che non racchiude in sé le categorie di capolavoro o di libro epocale, che invece paiono emergere dalla discussione su questo romanzo.
Rispetto a come me lo aspettavo o come era stato descritto, c´è molto meno realismo magico, il che è forse positivo, una scrittura molto più lineare, e alcune stimmate da feuilleton avventuroso e a tratti folcloristico (vedi l´inizio, che quasi poteva ricordare certe pieghe da best seller storico di direzione Longanesi / Garzanti / Sperling) che mi pare non siano emerse in altre recensioni o differenti e magari più illuminati pareri.
E a Whitehead riesce bene, intendiamoci: si parla di un trancio di storia dello schiavismo negli Stati Uniti e dalla successiva faticosa marcia per il suo superamento, quindi troviamo personaggi forti a partire dalla fuggitiva Cora e dal cacciatore di schiavi Ridgway magari vagamente ispirato a un certo Ismael, anche nella consapevolezza della sua missione quasi biblica e insensata, violenze, scene madri, una giusta mistura di idillio e punizione, l´invenzione visionaria della ferrovia sotterranea, eppure nonostante tanti colpi di scena e crudeltà varie che non risparmiano niente e nessuno, manca secondo me un elemento di originalità o conturbante, una nuova o inedita profondità, un non detto o un´anima oscura, ci troviamo insomma davanti a un romanzo a tinte forti scritto con lingua fine, che pare mostrare tutto, spiegare il giusto, specie in certi monologhi un poco sentenziosi, e intrattenere senza toccare realmente il cuore.
Chiaramente un libro che si occupa di un tema ancora vivo e pulsante come quello del razzismo (si pensi anche al saggio-autofiction Tra me e il mondo di Ta-Neishi Coates) è destinato a far discutere, a toccare, e magari a stimolare le corde di quella che Harold Bloom aveva chiamato la scuola del risentimento, corde che magari al valore letterario antepongono quello meramente politico o testimoniale.
In generale un libro ottimamente scritto, ben congegnato e confezionato, ma che per quanto mi riguarda non si è distaccato - come dicevo - da una dimensione molto leggibile di ottimo intrattenimento che istruisce e fa pensare che ma rimane ben lontano dal penetrare nella coscienza o scatenare emozioni.
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Informazioni sul libro
Informazioni sul libro
Colson Whitehead - La ferrovia sotterranea
Traduzione di Martina Testa
Ed. BIG SUR 2017
376 pg.
Attualmente in commercio
Attualmente in commercio
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