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CRONACHE DA PORDENONELEGGE. PECORARO E STASSI, LA SOPRAFFAZIONE E LA NOSTALGIA

FRANCESCO PECORARO, FABIO STASSI

a Pordenonelegge

 Libri, iniziamo dai libri, non dai personaggi.  Libri tra le 5 e le 8.000 copie, se le mie stime sono giuste, di cui si é parlato ma comunque non troppo, nicchie per lettori avveduti, ma nicchie ben frequentate direi.

Ho letto gli ultimi due libri di questi due scrittori, e non me ne sono pentito. Avendoli sentiti parlare in occasioni differenti (Stassi Live durante la bella presentazione con musica al Salone di Torino, Pecoraro intervistato in TV per lo Strega) ho pensato che fosse pure una buona idea, andare al loro "evento".

Sono due personaggi diversi, burbero austero e incazzoso Pecoraro, dolce vagamente timido e molto empatico Stassi.
Altre caratteristiche in comune: hanno ambedue esordito abbastanza tardi (insomma, c´é speranza!).
E ancora: nei due libri di cui sopra (lo saprete giá, ma per Stassi "Come un respiro interrotto"; per Pecoraro "La vita in tempo di pace") descrivono un (bel - in senso quantitativo) pezzo di storia recente italiana attraverso la vita del loro personaggio principale.
E poi Roma. In tutti e due i libri Roma é personaggio, é centrale nella narrazione, con i suoi luoghi e le sue dinamiche (la ben nota gentrificazione, per esempio).

E qui si fermano le somiglianze, credo. Perché - per esempio - l´adorabile Stassi predilige una prosa levigata, ricca di poesia, musicale (volevo scrivere una storia in levare, in tre quarti - ha detto), mentre il severo Pecoraro va sciolto con una lingua nervosa, moderna, colloquiale, a volte tendende all´invettiva, e arricchita dal gergo tecnico di ingegneria e architettura.

Una delle chiavi dell´incontro é stata la discussione sul ´68 (non che non me lo aspettassi), che entra in ambedue i libri, secondo le caratteristiche degli scrittori, quindi in chiave piú sentimentale in Stassi, in maniera piú realistica e smagata in Pecoraro.
Chiaro, il 68 non puó mancare in libri del genere, di scrittori di classe rispettivamente ´62 (Stassi - che ne ha vissuto evidentemente gli ultimi fuochi e l´affievolirsi delle speranze, protrattisi nel decennio successivo) e ´45.
Detto questo, la parte sessantottina era in Stassi quella a mio modo di vedere piú debole e dove la generale poesia dell´insieme rischiava di trasformarsi nella famigerata cattiva poesia, suscitando reazioni alla Moretti (...lo splendido quarantenne...), e in Pecoraro non una delle piú forti. Ma puó essere la mia sensibilita, lontanissima da quei tempi, influenzata da una solenne diffidenza verso quel tipo di retorica e di aspirazioni.

Pecoraro ha comunque (e sanamente) dichiarato che lui con questo libro non voleva ricostruire un pezzo di storia né rappresentare una sua visione della vita. (...volevo...) raccontare la presa di coscienza di un personaggio a cui succedono le cose che ci succedono un po´a tutti, l´esperienza di vivere, esistere e lottare al tempo di pace, continuare la guerra con altri mezzi.
Nota: il libro avrebbe potuto chiamarsi Spifire (l´attrazione del protagonista per questo modello di perfetto, perfettamente funzionale, aereo da guerra) ma l´editore (e secondo me ci ha azzeccato) ha voluto cambiare titolo.

Una cosa non mi é successa, tra quelle accadute al protagonista di Pecoraro: essere vittima della sopraffazione da parte di un proprio superiore, come nella durissima - e davvero molto riuscita - parte di De Klerk che - per grande fortuna e vantaggio dello scrittore - pare non essere autobiografica.
Nota: Pecoraro ha affermato che é il tema di cui lui vuole scrivere, la Sopraffazione, e lo trovo un tema decisamente cool e moderno.

In rappresentanza di Stassi faccio parlare una cosa che ha detto, a sua volta citando Cortazar: bisogna rimpadronirsi del territorio della nostalgia, e non farsi rinchidere nella nostalgia del territorio.
Per Stassi, con una famiglia multi-etnica, figlio e parente di immigrati, il punto sembra essere quello di sciogliere o nobilitare la nostalgia tramite la narrazione, la memoria e la musica;  nelle storie, alla fine, vengono riscattate le seconde linee, tutti i parenti lontani da casa e che si sono ghettizzati nella propria personale nostalgia del territtorio, tutte le cantanti che - come la protagonista Soledad - hanno deciso di essere un segreto ben custodito e tutti gli innamorati che non hanno avuto il coraggio di dichiarare il proprio amore.

Vedete? Anche la maniera in cui ne parlo rispecchia stile e contenuti dei libri, almeno spero, almeno mi pare.
Diretto, concreto, grufolante nel reale e nel basso Pecoraro, piú lirico e soffice Stassi.

Con questa cronaca, ho per me, per me stesso, contestualizzato meglio alcune cose - incroci tra il libro che leggi e quello che lo scrittore ti comunica a parole o con il linguaggio del corpo. Non so dire, se non avessi letto i due libri, mi sarebbe venuta voglia vedendo l´evento? Per come son fatto, direi Pecoraro sí, Stassi forse no, cara grazia che a Torino la presentazione fu cosí suggestiva da rendere un OBBLIGO prendere e leggere il libro.

E a proposito, in conclusione (chiamiamola ansia di futuro): penso che tutti e due abbiano ancora qualcosa da dare, un passo nella giusta direzione da fare, forse Pecoraro ha meno potenziale di svilupparsi oltre in una certa direzione, quella della GRANDE INVETTIVA ITALIANA, del romanzo italiano di grosse dimensioni e che - ben oltre le intenzioni dell´autore - diventa sí pezzo di storia, e siccome non é storia di un paese ma di un personaggio qualunque, che proprio in quanto tale riesce a rappresentare qualcosa in piú, rispetto all´essere il puro se stesso, all´essere solo un certo Ivo Brandani. Quel romanzo c´é giá, é quello che ha giá scritto, la sopraffazione vi é perfettamente ritratta, sará una grande sfida per lui reinventarsi, ma non vedo l´ora, aspetto con interesse, curiositá.

Stassi - se rinuncia a quel tanto di kitsch che ancora ne pervade alcune pagine, se si stacca dalla tentazione di rendere ogni frase e ogni passaggio emblematico e memorabile - ha secondo me nelle "dita" romanzi possibilmente altrettanto belli e forse ancora piú compatti e compiuti e - se mi perdonate il termine - cazzuti.  Laddove Pecoraro cazzuto lo é giá da ora.

Dategli una possibilitá, insomma, e ditemi se siete stati delusi (nel senso che ne parliamo).

                                                              ***

Ho recensito qui sotto (Stassi) e poi ancora a questo Link (Pecoraro).



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