CIBO E SENTIMENTI
L’imperatore della gioia di Ocean Vuong si apre con un’immagine molto lirica, e forse addirittura bizzarra, particolare, con una “luce che tinge ogni cosa di un color porridge”; Vuong è (o è stato) poeta prima che narratore: superficialmente avevo pensato a un tipo di romanzo diverso, meno compatto, meno realistico, meno diretto.
Mi pare chiaro che il tentativo sia stato invece quello di scrivere una suo possibile versione attuale di un Grande Romanzo Americano, chiaramente declinato come può essere nelle corde di uno scrittore trentasettenne e appena alla sua seconda opera narrativa.
La base è quella del romanzo di formazione, assieme a elementi on-the-road e a un tratteggio dei personaggi (e ritmo dei dialoghi) spiccatamente cinematografici, o meglio, pensati come se un approdo naturale e futuro del libro potesse essere un film di quelli vividi, pieni di humor, dolore e buoni sentimenti. Sì, questo è anche un libro buonista: il protagonista è Hai, ragazzo di origine vietnamita, un po’ perso e disperato, e le due principali “azioni “ che muovono la storia sono il suo essere ospitato a casa di una signora anziana di origine lituana e la sua assunzione lavorativa in un fast-food di catena (fascia medio-alta) popolato di colleghi originali, molto caratterizzati (anche, nuovamente, in senso cinematografico). Il cibo è in effetti un altro dei grandi temi che troviamo tra queste pagine: in realtà a un livello più profondo il tema vero è quello del fast-food come moderno sacrario delle famiglie e dei valori americani, mentre alla trattazione del cibo industriale si devono alcune delle immagini letterariamente più impressionanti (in tutti i sensi).
Mi pare chiaro che il tentativo sia stato invece quello di scrivere una suo possibile versione attuale di un Grande Romanzo Americano, chiaramente declinato come può essere nelle corde di uno scrittore trentasettenne e appena alla sua seconda opera narrativa.
La base è quella del romanzo di formazione, assieme a elementi on-the-road e a un tratteggio dei personaggi (e ritmo dei dialoghi) spiccatamente cinematografici, o meglio, pensati come se un approdo naturale e futuro del libro potesse essere un film di quelli vividi, pieni di humor, dolore e buoni sentimenti. Sì, questo è anche un libro buonista: il protagonista è Hai, ragazzo di origine vietnamita, un po’ perso e disperato, e le due principali “azioni “ che muovono la storia sono il suo essere ospitato a casa di una signora anziana di origine lituana e la sua assunzione lavorativa in un fast-food di catena (fascia medio-alta) popolato di colleghi originali, molto caratterizzati (anche, nuovamente, in senso cinematografico). Il cibo è in effetti un altro dei grandi temi che troviamo tra queste pagine: in realtà a un livello più profondo il tema vero è quello del fast-food come moderno sacrario delle famiglie e dei valori americani, mentre alla trattazione del cibo industriale si devono alcune delle immagini letterariamente più impressionanti (in tutti i sensi).
Vuong è un gran virtuoso della scrittura: cibo, natura, allucinazioni (da droga o da Alzheimer), flashback, questi solo alcuni dei campi in cui si cimenta con buoni risultati e senza mai essere stucchevole (alla fine tutta la stucchevolezza si concentra in quel porridge iniziale, potremmo dire esagerando), d’altra parte la ricerca del momento lirico, dell’andamento torrenziale, colorato, plastico sembra più funzionale alla gestione del ritmo (elevato) e a quella natura cinematografica/sentimentale di cui scrivevo prima. Impressionare il lettore mentre lo si conduce di corsa attraverso la storia. Andare veloce, ma senza rinunciare allo stile.
Alla fine, stile e buoni sentimenti, di cui il libro è pieno come il cornbread del fast food lo è di zucchero, non fanno male, questi ultimi non se trattati con sincerità e pietas, come qui succede. Molti nodi della trama si sciolgono ma non tutti, esiste la morte, quasi quasi ci si augurerebbe un sequel. Nel frattempo, questo romanzo è godibile e Vuong è un talento vero della Nuova narrativa statunitense.
Voto: 7.5
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Informazioni sul libro
Ocean Vuong - L'imperatore della gioia
Traduzione di Norman Gobetti
Guanda2024
432 pag.
Attualmente in commercio
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