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RECENSIREPOESIA. FRANCESCO DEOTTO - FINESTRE

FINESTRE SULLA PERCEZIONE

Poesia

Di Valentina Murrocu

“Finestre” di Francesco Deotto è un libro uscito nel 2025 per Industria&Letteratura, all'interno della collana ‘Poetica’: esso si compone di brevi prose che alternano autobiografia e discorso sul mondo, con particolare attenzione al momento percettivo.

Già il titolo, al plurale, mostra una scelta chiara da parte dell’autore, quello di aprirsi a più prospettive nella vista, come nell’indagine. Mediante ogni punto di apertura, sia esso una finestra vera e propria o un taglio/feritoia sulle leggi che sembrano regolare la registrazione del particolare, l’autore prova a ricondurre a una visione d’insieme i dettagli.
A colpire il lettore sono soprattutto l’uso del lessico specialistico, in particolare quello medico, l’alternarsi di testi e fotografie, la giustapposizione di momenti epifanici di stampo filosofico e dettagli dalla cartella clinica di una persona cara all’autore. Il tono e la postura nel testo, che oscilla costantemente tra cronaca dettagliata e interpretazione della stessa, sono decisamente alto-tragici, l’indagine epistemologica scaturisce da avvenimenti quotidiani e offre spunti di riflessione inediti. 
Per tutti questi elementi insieme, “Finestre” è un ottimo libro.

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Francesco Deotto - Finestre
Industria & Letteratura 2025
148 pag.
Attualmente in commercio 

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Segue un testo dal libro:

 

18 maggio 2021

Due finestre non particolarmente degne di nota.

Distanti, a occhio, un paio di metri l’una dall’ altra,

con, in mezzo, un pilastro in vista. Ciascuna, sempre

a occhio di un metro in larghezza per due in altezza

Non troppo sporche ma neanche splendenti, con una

pianta di pothos e i davanzali in granito.

 

Offrono un panorama urbano ordinario ma non privo

di interesse.  Molte condotte d’areazione. Una strada

interna. Di fronte, un edificio esteso ma non molto

alto, con lunghe terrazze un po’ ovunque, e qualcuno

che vi si affaccia, ogni tanto, per una sigaretta o per

prendere un po’ d’aria.

 

 

Sono al secondo piano del padiglione B dell’Ospedale

Civile di Pordenone, il capoluogo della provincia nella

quale sono cresciuto. Potrei sbagliarmi, ed è possibile

che anche da piccolo ci sia già passato, per un esame,

o per trovare un parente, ma quasi di sicuro è la prima

volta che entro in questa struttura. Sono qui per

accompagnare mia madre a una visita neurologica,

dopo un episodio un po’ strano ma apparentemente

non troppo preoccupante: una breve forma di assenza,

di rallentamento, neanche un minuto, sono passati

una decina di giorni, quando si è come fermata,

sospendendo ogni movimento e risposta, mente stava

terminando di preparare il pranzo.

 

 

 

 

 

 


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