ASPETTATIVE / REALTÀ
Il giorno dell'ape di Paul Murray è stato un buon caso editoriale, un esempio di libro che sembra "aver messo d'accordo" (come si suol dire) pubblico e critica: finalista del Booker Prize 2023, ha vinto altri importanti premi letterari, è finito primo nelle scelte di fine anno di quotidiani autorevoli, e raggiunto anche un buon successo in termini di vendite (anche in Italia).
Eppure, per parlarne, a me potrebbero bastare due o tre righe: si tratta di un buon romanzo che traduce in termini di intrattenimento e lettura ritmata la classica storia di famiglie disfunzionali che fu di Franzen, e ancora prima di scrittori come Yates e Cheever.
Ma l'aspetto interessante e per il quale mi dilungo oltre è proprio questa percezione di libro importante che ne ha accompagnato l'uscita e l'ascesa, e allora vale la pena spendere qualche parola in più, perché posso essere io superficiale, e mi si può convincere di molte cose, ma non del fatto che Il giorno dell'ape resterà nella storia della letteratura, nonostante premi ed elogi.
Il fatto è che del romanzo di famiglie disfunzionali Murray restituisce una sola dimensione, quella più esteriore e funzionale all'intreccio, ma rispetto agli autori precedenti mancano, oltre a uno stile più personale ed elaborato, dei veri e propri sforzi di interpretazione della famiglia come istituzione, del suo ruolo come "sonda" di esplorazione per la realtà e la società del tempo raccontato. È come se Franzen e Yates e altri avessero fatto per lui il lavoro "sporco" o complesso: Murray ne approfitta e si limita a riprodurre "in polifonia" la naturale litigiosità di un gruppo familiare in probabile disfacimento, a colorarne le vicende di interazioni social e qualche tema à la page come ecologismo e percezione dell'omosessualità e per il resto si preoccupa soprattutto, e intendiamoci - va bene, di spingere avanti e con rapidità la vicenda e l'agire dei personaggi. E tutto ciò, trama, personaggi, intreccio, rimangono, come dicevo, divertenti, funzionali alla storia, azzeccati in termini di romanzesco ma sostanzialmente monodimensionali oltre che un po' a rischio cliché (il figlio brillante e quello nerd, la proletaria che diventa arrivista sociale, la vecchia zia saggia eccetera).
Alla fine, il pubblico si sente lusingato dal poter leggere un romanzo poderoso e dalla parvenza letteraria, la critica fa la ola, l'editore festeggia, tutti quanti esultiamo nel vedere nelle classifiche un libro di qualità. E, se ci limitiamo a parlare di intrattenimento, lo è, ma non è appunto nulla di più o di diverso da questo e non è un'opera che, al di là dell'urgenza di arrivare alla fine e di una leggibilità estrema e godibile, nulla che si lascerà particolarmente ricordare.
Il voto (che vedete sotto) rispecchia appunto il divertimento e la buona fattura artigianale del manufatto. Per i capolavori (rari), meglio vedere da altre parti.
Voto: 7-
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Informazioni sul libro
Paul Murray - Il giorno dell'ape
Traduzione di Tommaso Pincio
Einaudi 2025
664 pag.
Attualmente in commercio
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Note: vedi alla voce superficialità. Dopo l'uscita ho visto pareri di lettori sottolineare l'aspetto sperimentale del libro con l'assenza di punteggiatura etc, che però si verifica solo in alcuni capitoli, in particolare quelli dove si esprime Imelda (la madre/moglie). Qualcuno ha chiamato in ballo Joyce, in negativo, come se Murray avesse peccato di hybris nel voler scimmiottare il suo illustre connazionale-predecessore. Ma lo scagionerei: il monologo interiore di Joyce era qualcosa di molto diverso e, anche qui, complesso ed elaborato da quelli di Imelda, dove mi pare che Murray voglia soprattutto riprodurre confusione mentale e forme "incolte" di Imelda stessa. E a me sembra che questi capitoli funzionino.
hai prefettamente reso in parole la stessa sensazione che ho avuto io leggendo questo libro. un buon libro, con temi interessanti (io direi principalmente l'ipocrisia della società borghese irlandese), un buono svolgimento, ma non un capolavoro. e pensare che io non sono nemmeno una grande fan di Franzen :)
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