STRANIAMENTO
Audizione di Katie Kitamura, che arriva in Italia accompagnato da un ampio consenso critico statunitense e un buon percorso nei vari premi letterari, è un romanzo (breve) costruito in modo spiazzante, che forse rischia di disorientare (e non piacere) a un lettore che apprezzi storie più lineari e concluse in se stesse e che non richiedano una sorta di “attivo coinvolgimento” da parte del lettore. Ma ci tengo a dire: evidentemente non sono tra questi lettori, perché a me è piaciuto.
Qualche cenno necessario sulla struttura, evitando però gli spoiler: Audizione unisce due storie, due racconti lunghi con i medesimi protagonisti, ma due racconti non sequenziali dal punto di vista logico, in parole povere essi contraddicono se stessi e chiamano appunto una sorta di sforzo di interpretazione da parte del lettore. Aggiungo che le storie si svolgono in un contesto teatrale, assumendo quindi una dimensione allusiva e latamente meta-letteraria, o comunque implicando la presenza di diversi livelli di lettura, oltre a quello puramente letterale-realistico.
La Kitamura è una scrittrice che ho sempre e comunque percepito come allusiva, che sa dire ma che sa anche tacere, lasciare pensieri, fatti e componenti del racconto nascosti alla vista (del lettore), e questo aspetto mi pare intensificarsi in questo libro, proprio come effetto di un’esplicita mancanza di collegamento tra le due parti del romanzo (esplicita perché evidentemente voluta), che a sua volta accresce la sensazione di straniamento e disorientamento pur in presenza di eventi e personaggi tutto sommato quotidiani.
Come già in passato, la scrittrice sembra voler soprattutto esplorare in modo quasi entomologico i rapporti di potere tra i propri personaggi, e indicare quelle sfere di indicibile che tutti gli esseri umani sembrano contenere da qualche parte dentro di sé. Soprattutto verso il finale della seconda sezione, l’effetto diventa per alcune pagine addirittura disturbante.
Non nascondo che il “lettore modello” di cui parlavo all’inizio, un lettore proclive verso storie più lineari, possa quasi sentirsi preso in giro o pensare che questo tipo di sperimentazione nasconda un vuoto di idee (insomma: che la Kitamura non sapesse come legare le due storie e come farle finire). Secondo me non è questo il caso e se il libro lascia con qualche interrogativo irrisolto, lo fa in maniera quasi lynchiana, rifiutandosi di risolvere tutti i dubbi e di illuminare tutto il palco e concludere con il punto tutte le vicende.
Per me, un romanzo di valore che conferma il profilo “eccentrico” della Kitamura come scrittrice fredda, asciutta, ma che sa far bruciare le sue storie.
Qualche cenno necessario sulla struttura, evitando però gli spoiler: Audizione unisce due storie, due racconti lunghi con i medesimi protagonisti, ma due racconti non sequenziali dal punto di vista logico, in parole povere essi contraddicono se stessi e chiamano appunto una sorta di sforzo di interpretazione da parte del lettore. Aggiungo che le storie si svolgono in un contesto teatrale, assumendo quindi una dimensione allusiva e latamente meta-letteraria, o comunque implicando la presenza di diversi livelli di lettura, oltre a quello puramente letterale-realistico.
La Kitamura è una scrittrice che ho sempre e comunque percepito come allusiva, che sa dire ma che sa anche tacere, lasciare pensieri, fatti e componenti del racconto nascosti alla vista (del lettore), e questo aspetto mi pare intensificarsi in questo libro, proprio come effetto di un’esplicita mancanza di collegamento tra le due parti del romanzo (esplicita perché evidentemente voluta), che a sua volta accresce la sensazione di straniamento e disorientamento pur in presenza di eventi e personaggi tutto sommato quotidiani.
Come già in passato, la scrittrice sembra voler soprattutto esplorare in modo quasi entomologico i rapporti di potere tra i propri personaggi, e indicare quelle sfere di indicibile che tutti gli esseri umani sembrano contenere da qualche parte dentro di sé. Soprattutto verso il finale della seconda sezione, l’effetto diventa per alcune pagine addirittura disturbante.
Non nascondo che il “lettore modello” di cui parlavo all’inizio, un lettore proclive verso storie più lineari, possa quasi sentirsi preso in giro o pensare che questo tipo di sperimentazione nasconda un vuoto di idee (insomma: che la Kitamura non sapesse come legare le due storie e come farle finire). Secondo me non è questo il caso e se il libro lascia con qualche interrogativo irrisolto, lo fa in maniera quasi lynchiana, rifiutandosi di risolvere tutti i dubbi e di illuminare tutto il palco e concludere con il punto tutte le vicende.
Per me, un romanzo di valore che conferma il profilo “eccentrico” della Kitamura come scrittrice fredda, asciutta, ma che sa far bruciare le sue storie.
Voto: 7.5
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Informazioni sul libro
Katie Kitamura - Audizione
Traduzione di Costanza Prinetti
Bollati Boringhieri 2025
176 pag.
Attualmente in commercio
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