TRIBUNALI E MAGGIORDOMI
Mi sono avvicinato con sano interesse a La vita normale, ultimo lavoro di Yasmina Reza, autrice ormai molto apprezzata (e molto presente a festival, eccetera) anche in Italia. Credo che la sua affermazione sia avvenuta con il felicissimo, gradevolissimo, Felici i felici.
Questo è un libro altrettanto snello ma molto diverso, dove la Reza si concede (e le concediamo) qualcosa che appunto è appannaggio di autori affermati, ovvero fare con la struttura del libro ciò che si vuole, e non tanto (anzi, niente affatto) in termini di libertà creativa e sperimentazione, quanto di mettere insieme e pubblicare quello che si ha a disposizione, contando sulla propria scrittura (di ottimo livello, intendiamoci) e di quella buona (disposizione) dei fan.
La parte preponderante di La vita normale è costituita da cronache giudiziarie: la Reza frequenta da anni le sale dei tribunali (mi risulta sia per proprio interesse, non con scopi specifici di reporter) e forse il successo di V13 di Carrère l'ha fatta riflettere sulla possibilità di usare quel materiale. A questi resoconti vengono alternati piccoli episodi o accadimenti dalla vita della scrittrice, qui il modello potrebbe essere la Ernaux, ma il punto è che si viene proiettati in un contesto di case o soggiorni di lusso a Venezia, famiglie servite da maggiordomi, vero e proprio name dropping (logicamente le è ben introdotta nell'ambiente letterario e lo fa un po' pesare) e alla fine non si comprende (io non ho compreso) il senso di questi inserti autobiografici e il loro collegamento con la parte giudiziaria. Forse non c'è nessun collegamento.
Yasmina Reza - La vita normale
Traduzione di Davide Tortorella
193 pag.
Attualmente in commercio
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