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LIBRI E RECENSIONI. VERONICA RAIMO - SABBIE MOBILI

QUARTO COMANDAMENTO


Di Manuela Monda

Con uno dei dieci comandamenti, Onora il padre e la madre, di una collana di racconti pubblicata da Rizzoli che contiene, per mano di altri autrici, gli altri nove, Sabbie mobili sfiora, toccandoli entrambi la più lucida delle realtà e la più inverosimile delle invenzioni portando in superficie, con una delicatezza disarmante, le contraddizioni e le sofferenze della maternità, della filiazione e dell’infanzia.

E la scrittura di Veronica Raimo, in queste pagine, si conferma, ancora una volta, pungente, disincantata e introspettiva anche se, indagando la vita interiore, non racconta la sua e non racconta di sé. Racconta, invece, attraverso la domanda “Che vuoi fare da grande?” la perdizione di una umanità dei margini, dei confini periferici dell’essere, dell’esistenza che, nonostante tutto, prova a resistere, pur nell'incuranza e nell'assenza degli sguardi degli altri. Che pure quando osservano, curano, ma senza salvare. Perché ci sono dolori da cui, forse, non ci salva mai. E lo fa attraverso la voce e la memoria di un ragazzino di nove anni che non conosce altra storia di sé e della sua provenienza se non quella monca e immaginaria che eredita da una madre che non gli fornisce spiegazioni, che sabota tutte le sue domande, pur di non concedergli le risposte. Che lo mette in guardia dai ricordi e che sembra non riuscire a smettere di trascinarlo con sé, nei suoi abissi.

Ed è di una tenerezza sconcertante il profilo di questo ragazzino che sembra essere inghiottito da un’incapacità di essere figlio di una donna –e di una madre- che sembra occuparsi –soccombendone- di sé stessa, del suo eterno riposo e di una tristezza che sembra divorarle anche l’aria che le entra nei polmoni. In una danza di emozioni anestetizzate dal non senso, Veronica Raimo, ci riporta, in realtà, la cifra di una umanità intera che deraglia. Che si perde. Ma che perdendosi, poi, si ritrova. Concedendosi un nome. E anche un’identità strutturata. Che puntella al campo sociale. Che determina nuove costruzioni e nuove consapevolezze.

In questa storia di grande sofferenza c’è una donna. E poi c’è una madre. Entrambe coabitano nello stesso corpo dilaniato dalle impossibilità e dalle ferite di una vita che non è accaduta. O che è accaduta, troppo in fretta, senza lasciare ad entrambe la possibilità di riconoscerla e di riconoscersi. Di osare, di scegliere. Di trovarsi, nello stesso sguardo. E loro sono rimaste lungamente così, incapaci di scrutarsi, legate da un invincibile e da un indicibile tormento, l’una nell'assenza dell’altra. Ritrovandosi, infine, nello stesso vuoto occupato e condiviso da entrambe. 

La madre ha una vita esteriore –nel senso di esposizione agli occhi del mondo- solo quando piove, e ama lasciarsi inzuppare e infracidire dalla melma fangosa che si forma del giardino di una casa che viene raccontata come se fosse racchiusa nei resti mummificati di una esistenza lontanissima. In cui non compare nemmeno una foto dell’uomo con cui ha messo al mondo suo figlio e di cui ha perso tutti i ricordi perché i ricordi “sono brutte bestie, ti vengono a stanare di notte, si mettono sul comodino e ti fissano”. La donna, invece, appare timidamente nel desiderio di un rossetto rosso ribes che sembra restituirla al mondo, molto più e molto meglio, di quanto non facciano i suoi “aiutini” quotidiani, in una immagine potentissima di stabilità emotiva. E di bellezza.

Che dura, però il tempo di sfinirsi, ancora, al primo sorso di un bicchiere che le cancellerà la voglia di ogni vita possibile e le lascerà solo il desiderio di scomparire, per sempre, nelle sabbie mobili da cui ha cercato di restare fuori per tutta la sua esistenza. Mettendo definitivamente in salvo suo figlio.

In un cortocircuito emotivo sul luogo dell’infanzia e sulle difficoltà dello stare in relazione, sul dolore filiale che può farsi muto, rassegnato e incomunicabile, sull’eredità genetica che può disegnare adulti mancanti, fragili e incapaci di esprimere persino il dolore, ecco una narrazione disarmante e commovente di una tensione continua tra amore e abbandono che “ci resta dentro come un’eco perturbante”.

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Informazioni sul libro
Veronica Raimo - Sabbie mobili. Onora il padre e la madre
Rizzoli (collana I dieci comandamenti) 2025
78 pag.
Attualmente in commercio
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