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HAN KANG - NON DICO ADDIO

POESIA E STORIA


Non potendomi esentare da leggere la scrittrice nuovo Premio Nobel per la letteratura, il "potere" va qui letto come "volere", ho scelto di partire dall'ultimo libro di Han Kang pubblicato in Italia, Non dico addio (in originale uscito nel 2021).

Dalla lettura, che scorre veloce anche per il ritmo elevato combinato a un tipo di trama che ricalca gli stilemi di un giallo o un racconto di mistero non convenzionali, si comprendono alcuni buoni motivi per cui la Kang ha vinto il Nobel: la grande qualità della scrittura, che si muove con agilità tra il realismo della prima sezione del romanzo e il lirico-magico della seconda, e ovviamente l'afflato civile-storico, con la rilettura di alcune fasi ed episodi sanguinosi e tragici della storia coreana, una "posizione poetica", quella dell'impegno, che spesso anima e convince i giurati del premio svedese.
A questi due aspetti positivi e a quel ritmo incalzante a cui alludevo sopra, fa da contraltare "in negativo" un aspetto strutturale che non mi ha convinto appieno, ovvero il passaggio molto brusco dal registro realistico e quello onirico-magico, che come è normale presuppone una forte sospensione della incredulità ma mi pare lasci per strada alcuni temi particolarmente interessanti (ad esempio un ulteriore approfondimento sulla protagonista della storia, che almeno inizialmente sembra coincidere con la scrittrice stessa); inoltre la parte (di fatto) documentale sulla storia coreana, pur in sé avvincente e sicuramente degna di approfondimento, oltre che ben eseguita, viene "montata" in grandi quantità proprio nella parte finale, con un certo effetto di saturazione che addirittura rischia di svilirne un po' la portata drammatica. 

Ho trovato un'intervista all'autrice: afferma che in Corea non ci sia stata una vera e propria tradizione narrativa, e quindi gli scrittori, i romanzieri, costruiscono le proprie opere a partire da quella poetica, dal pensiero della poesia (così parafraso il suo pensiero come lo comprendo dall'intervista stessa). Immagino quindi che per lei le cose importanti fossero la creazione di un'atmosfera allo stesso tempo sospesa e inquietante, con una lingua certamente all'altezza della missione e appunto la testimonianza indiretta sulle pagine "nere" (e come saprete non sono le sole) della storia del suo paese.
In questo senso e per il risultato complessivo, Non dico addio è un romanzo riuscito e degno di essere letto (non so ancora dire come si ponga nel percorso dell'autrice, magari non è il migliore in assoluto, ecco). Qualsiasi altra considerazione sul Nobel e sul peso di Han Kang nella storia mondiale della letteratura è prematura, e sarà una visione storica tra qualche decennio a dare il verdetto.

Voto: 7+

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Informazioni sul libro
Han Kang - Non dico addio
Traduzione dal coreano di Lia Iovenitti
Adelphi 2024
256 pag.
Attualmente in commercio
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