I RICORDI FRASTAGLIATI
Non tutti i vincitori del Premio Nobel per la letteratura godono di uguale destino (si sa): nel 1986, per esempio, lo vince Claude Simon, oggi ben poco letto e ricordato almeno in Italia, dove ormai si trova pochissimo di suo, e quel poco generalmente fuori catalogo o nell'usato/reminder. Come altri scrittori associati al nouveau roman, l’opera di Simon viene probabilmente percepita come una sorta di curiosità sperimentale, passata di moda, invecchiata male, forse troppo cerebrale senza dare in cambio quel necessario godimento che colleghiamo alla fruizione della letteratura, anche quella impervia.
Qualche anno fa l’editore Nonostante ha tradotto (mi pare per la prima volta in Italia) Il tram, breve romanzo di un Simon quasi novantenne, e libro finito puntualmente fuori catalogo, così come è finita rapidamente l’esperienza dell’editore. Non si sfugge al destino, sembrerebbe.
Io me l’ero procurato ai tempi, e la lettura mostra invece molti buoni motivi per non dimenticare l’autore: quella dello scrittore è una politica del ricordo (direi proustiana) che si dispiega sulla pagina con flash e accostamenti di sensazioni e parole, con il risultato di destrutturare la pagina e il flusso romanzesco (che in effetti non c’è) andando però abbastanza vicino a mimare la maniera disordinata e a volte casuale in cui lavora la memoria. Se la pagina di Proust, pur perigliosa per la lunghezza dei periodi e una certa puntigliosità delle descrizioni, scorre comunque distesa ed esteticamente appagante, quella di Simon si fa talvolta nevrotica, rompe con più decisione le definizioni del tempo e degli spazi o ambienti in cui si svolge la storia, con l’effetto (e torniamo a quanto dicevo sopra) di far smarrire un po’ il lettore.
Il tram ripercorre l’epoca della fanciullezza dello scrittore: questo è e rimane un riferimento saldo, così come l’aggancio opera/memoria nei suoi libri; qui il lettore non si perde, ed è penso la chiave di lettura migliore, accettare di perdersi un po’nei singoli periodi, nelle pagine, nel procedere affascinante ma qualche volta scontroso della scrittura di Simon, ma rimanere saldamente ancorati alla sua idea, al disegno di raccontare una vita, la propria, proprio come accade ricordando, rifiutandosi di editare troppo i ricordi stessi (questo non significa spontaneismo, ma direi quasi il contrario).
In conclusione, un libro forse lontano dai gusti del nostro tempo (anche se: tutto sommato il procedimento utilizzato dalla Ernaux in Gli anni è molto simile, seppur riportato all'ordine dalla sostanziale successione cronologica degli eventi) ma di sicuro fascino e un probabile invito alla (ormai quasi) proverbiale riscoperta dell’autore.
Voto: **** / 7+
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Informazioni sul libro
Claude Simon - Il tram
Traduzione di Stefania Ricciardi
Nonostante 2015
137 pag.
Attualmente non reperibile
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