LA FORZA DELLA CURIOSITÀ
Mancava da qualche tempo l'istituzione della lista "eclettica", un modo come l'altro per stimolare la curiosità (a partire dalla propria), colmare lacune (idem) e segnalare libri sperabilmente interessanti. Sono partito da tre premi letterari internazionali in corso, il Booker Prize, il National Book Award e il Nobel per la letteratura e sono andato a individuare quei nomi di cui si sa (ma soprattutto: io so) meno e/o non ancora pubblicati in Italia.
Per quanto riguarda il Booker Prize 2024, il vincitore sarà proclamato il 12 novembre. I due scrittori che conosciamo meglio tra i semifinalisti sono Percival Everett (James è uscito a fine agosto per La Nave di Teseo) e Rachel Kushner (informalmente ho letto che Creation Lake, il libro finalista, uscirà per Ponte alle Grazie). Chi non conosciamo affatto è Yael van der Wouden, vedremo se, quando e da chi verrà tradotto in italiano.
Finalisti e già pubblicati in Italia, ma meno conosciuti sono Anne Michaels (romanzo finalista: Held, dovrebbe uscire per Bompiani), Charlotte Wood (Stone Yard Devotional, dovrebbe uscire per NN) e Samantha Harvey (libro finalista Orbital).
Per Anne Michaels (canadese) nomino In fuga, uscito per Giunti e se non erro disponibile solo come usato/reminder, un romanzo dal forte afflato storico, la storia di due sopravvissuti all’olocausto, da come viene descritto di grande intensità emotiva e linguistica (la scrittrice è anche – forse soprattutto – poetessa).
Per Charlotte Wood (australiana) è uscito in Italia Il Weekend (NN) storia di un’amicizia tra tre donne settantenni, che devono svuotare la casa di una quarta amica morta, temi portanti sembrano chiaramente la memoria e il “mistero” della sostanziale inconoscibilità delle persone, anche quelle più legate. Scrittura molto classica, come si conviene alla storia.
Per Samantha Harvey (inglese) troviamo Vento dell’Ovest (Neri Pozza), descritto come un thriller storico, ambientato infatti nel quindicesimo secolo nel Somerset. Lo stile mi pare appunto avere una scorrevolezza (non priva di raffinatezze, visto che parliamo di una scrittrice non di genere) da thriller.
Un altro grande premio in corso è il National Book Award. Siamo alle semifinali (i finalisti vengono comunicati il 1° ottobre, il vincitore proclamato il 20 novembre): Pemi Aguda, Kaveh Akbar, Karla Villavicencio e Sam Sax sono quelli ancora non tradotti in Italia. Anche qui troviamo Everett e la Kushner, e un altro scrittore ampiamente presente in traduzione, Hisham Matar, il cui libro finalista è stato portato nelle nostre librerie da Einaudi col titolo Amici di una vita (in inglese My Friends).
Ecco quindi gli altri finalisti pubblicati in Italia.
Miranda July è tradotta per Feltrinelli, propongo qui A quattro zampe che non è un romanzo con un cane (o gatto) protagonista ma la storia di una donna che arrivata a una congrua (mezza) età decide di liberare le proprie fantasie erotiche. Scrittura sciolta e allusiva, come una Erica Jong del nuovo millennio. Interessante.
Per Jessica Anthony quasi l’imbarazzo della scelta tra cose (apparentemente) “strane”. Per Pidgin Il convalescente (in copertina una bistecca) e per Sur Arriva l’orittetopo, libro che rischiavo di valutare come “per bambini” (titolo e copertina), invece sembra essere una faccenda seria, satirico-picaresca, sostenuta da una scrittura vivace-elettrica. Addirittura molto interessante.
Se parliamo di satira, ecco anche l’ultimo-non-ultimo scrittore in semifinale, Tony Tulathimutte, apprezzato da Franzen (va bene, non sono pochi) e di cui avevo comprato Cittadini privati (uscito per XY.CT, piccolo editore bolognese). Ai tempi, dopo aver sfogliato e preso qualche informazione, mi dicevo insicuro se si trattasse di una fregatura colossale o di un grande romanzo postmoderno. Spero la seconda (non l'ho ancora letto).
L’ultimo listino riguarda scrittori che i Bookmaker vedono “quotati” per il Premio Nobel per la letteratura (per la cronaca, quelli con le migliori quote sono al momento Can Xue e Gerard Murnane, il vincitore viene comunicato il 10 ottobre). Ho selezionato quelli di cui so o sapevo poco o niente.
Bushra Al-Maqtari è una scrittrice e attivista yemenita. Mi pare che nel frattempo sia uscita dai primi 8-10 “quotati” (teniamo sempre conto che parliamo di scommesse) ma nel 2024 è entrata nel novero degli scrittori tradotti in italiano con Tutto quello che abbiamo dimenticato (Luiss University Press), un libro-reportage-testimonianza (raccolta di testimonianze) sul conflitto yemenita. Il sottotitolo dice “Voci da una guerra dimenticata”, e in effetti ho dovuto andare a vedere quale sia la natura del conflitto. Detto questo, e data una sfogliata virtuale, l'opera mi pare potente non solo dal punto di vista testimoniale e documentario.
Esri Sotiropoulos è una scrittrice e poetessa greca, con un pochino di ironia verrebbe da dire tra le poche (o i pochi) non tradotte da Crocetti e forse caso quasi unico di un “papabile” Nobel che ha avuto un libro (nel 2012) pubblicato per Newton Compton. Cosa resta della notte, uscito per Nottetempo, è un “ritratto” sentito di un momento di vita di Kavafis. Una scrittura molto evocativa, poi può essere sia ancora più interessante il Newton Compton, ma sapete com’è…
César Aira: ho un poco esagerato in premessa, perché conoscevo Aira, ma tanto vagamente da non sapere se fosse (che so) messicano, uruguagio, argentino (è argentino) e chi lo avesse pubblicato in Italia; a dire il vero non pochi, tra cui Feltrinelli, Fazi, e, con una certa continuità, Sur. Tra tutti ho “scelto” (come segnalazione) I fantasmi, storia ambientata a Buenos Aires tra il surreale, il comico e il realismo magico-fantasmatico. Oppure il modernista e vagamente Perec-chiano Il marmo (sempre Sur). Uno scrittore decisamente interessante (suggestioni anche kafkiane, joyciane e chissà quanto altro), seppure io lo debba ancora pienamente inquadrare.
Finalisti e già pubblicati in Italia, ma meno conosciuti sono Anne Michaels (romanzo finalista: Held, dovrebbe uscire per Bompiani), Charlotte Wood (Stone Yard Devotional, dovrebbe uscire per NN) e Samantha Harvey (libro finalista Orbital).
Per Anne Michaels (canadese) nomino In fuga, uscito per Giunti e se non erro disponibile solo come usato/reminder, un romanzo dal forte afflato storico, la storia di due sopravvissuti all’olocausto, da come viene descritto di grande intensità emotiva e linguistica (la scrittrice è anche – forse soprattutto – poetessa).
Per Charlotte Wood (australiana) è uscito in Italia Il Weekend (NN) storia di un’amicizia tra tre donne settantenni, che devono svuotare la casa di una quarta amica morta, temi portanti sembrano chiaramente la memoria e il “mistero” della sostanziale inconoscibilità delle persone, anche quelle più legate. Scrittura molto classica, come si conviene alla storia.
Per Samantha Harvey (inglese) troviamo Vento dell’Ovest (Neri Pozza), descritto come un thriller storico, ambientato infatti nel quindicesimo secolo nel Somerset. Lo stile mi pare appunto avere una scorrevolezza (non priva di raffinatezze, visto che parliamo di una scrittrice non di genere) da thriller.
Un altro grande premio in corso è il National Book Award. Siamo alle semifinali (i finalisti vengono comunicati il 1° ottobre, il vincitore proclamato il 20 novembre): Pemi Aguda, Kaveh Akbar, Karla Villavicencio e Sam Sax sono quelli ancora non tradotti in Italia. Anche qui troviamo Everett e la Kushner, e un altro scrittore ampiamente presente in traduzione, Hisham Matar, il cui libro finalista è stato portato nelle nostre librerie da Einaudi col titolo Amici di una vita (in inglese My Friends).
Ecco quindi gli altri finalisti pubblicati in Italia.
Miranda July è tradotta per Feltrinelli, propongo qui A quattro zampe che non è un romanzo con un cane (o gatto) protagonista ma la storia di una donna che arrivata a una congrua (mezza) età decide di liberare le proprie fantasie erotiche. Scrittura sciolta e allusiva, come una Erica Jong del nuovo millennio. Interessante.
Per Jessica Anthony quasi l’imbarazzo della scelta tra cose (apparentemente) “strane”. Per Pidgin Il convalescente (in copertina una bistecca) e per Sur Arriva l’orittetopo, libro che rischiavo di valutare come “per bambini” (titolo e copertina), invece sembra essere una faccenda seria, satirico-picaresca, sostenuta da una scrittura vivace-elettrica. Addirittura molto interessante.
Se parliamo di satira, ecco anche l’ultimo-non-ultimo scrittore in semifinale, Tony Tulathimutte, apprezzato da Franzen (va bene, non sono pochi) e di cui avevo comprato Cittadini privati (uscito per XY.CT, piccolo editore bolognese). Ai tempi, dopo aver sfogliato e preso qualche informazione, mi dicevo insicuro se si trattasse di una fregatura colossale o di un grande romanzo postmoderno. Spero la seconda (non l'ho ancora letto).
L’ultimo listino riguarda scrittori che i Bookmaker vedono “quotati” per il Premio Nobel per la letteratura (per la cronaca, quelli con le migliori quote sono al momento Can Xue e Gerard Murnane, il vincitore viene comunicato il 10 ottobre). Ho selezionato quelli di cui so o sapevo poco o niente.
Bushra Al-Maqtari è una scrittrice e attivista yemenita. Mi pare che nel frattempo sia uscita dai primi 8-10 “quotati” (teniamo sempre conto che parliamo di scommesse) ma nel 2024 è entrata nel novero degli scrittori tradotti in italiano con Tutto quello che abbiamo dimenticato (Luiss University Press), un libro-reportage-testimonianza (raccolta di testimonianze) sul conflitto yemenita. Il sottotitolo dice “Voci da una guerra dimenticata”, e in effetti ho dovuto andare a vedere quale sia la natura del conflitto. Detto questo, e data una sfogliata virtuale, l'opera mi pare potente non solo dal punto di vista testimoniale e documentario.
Esri Sotiropoulos è una scrittrice e poetessa greca, con un pochino di ironia verrebbe da dire tra le poche (o i pochi) non tradotte da Crocetti e forse caso quasi unico di un “papabile” Nobel che ha avuto un libro (nel 2012) pubblicato per Newton Compton. Cosa resta della notte, uscito per Nottetempo, è un “ritratto” sentito di un momento di vita di Kavafis. Una scrittura molto evocativa, poi può essere sia ancora più interessante il Newton Compton, ma sapete com’è…
César Aira: ho un poco esagerato in premessa, perché conoscevo Aira, ma tanto vagamente da non sapere se fosse (che so) messicano, uruguagio, argentino (è argentino) e chi lo avesse pubblicato in Italia; a dire il vero non pochi, tra cui Feltrinelli, Fazi, e, con una certa continuità, Sur. Tra tutti ho “scelto” (come segnalazione) I fantasmi, storia ambientata a Buenos Aires tra il surreale, il comico e il realismo magico-fantasmatico. Oppure il modernista e vagamente Perec-chiano Il marmo (sempre Sur). Uno scrittore decisamente interessante (suggestioni anche kafkiane, joyciane e chissà quanto altro), seppure io lo debba ancora pienamente inquadrare.
Per il momento è tutto, ovviamente ci risentiremo al momento della proclamazione dei vari vincitori.
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