I GRANDI CRONISTI
Un altro libro di grande qualità letto nel 2023, e che finora non avevo ancora portato su queste pagine, è V13 di Emmanuel Carrère e qui potrei fermarmi per eccesso di pleonasmo, cosa può uscire infatti dalla combinazione di uno scrittore come il francese e un materiale come quello messo a disposizione (drammaticamente) dal processo agli attentatori del Bataclan?
Come sappiamo, Carrère è stato inviato al processo per il settimanale L’Obs, i suoi articoli o reportage sono stati ampiamente ripresi dalla stampa di altri paesi (da noi Robinson di Repubblica), ma ovviamente fa una grande differenza, per unitarietà ed esperienza di lettura, trovarseli riuniti in un libro in versione rivista e ampliata.
Lo scrittore è bravo a fare il Carrère, quindi a esserci, a non tirarsi indietro, a far parlare il se stesso persona ancora prima che il giornalista o l’esperto di politica interna e terrorismo (cosa che peraltro non credo sia), e allo stesso tempo a portare sulla pagina il processo (quindi l’attentato) nei suoi vertici tragici e spettacolari ma anche nella sua quotidianità, e perfino nei suoi lati buffi o (volontariamente o meno) umoristici. Quello in cui mi pare eccella (qui) sono i ritratti dei personaggi e in particolari gli imputati e le loro declinazioni umane: i mediocri, i protagonisti, i narcisisti, i confusi, con pochi tratti lo scrittore/reporter penetra nella loro personalità (anche attraverso l’esteriorità, i volti, i tic) e ce li fa vivere. Ma è solo uno degli aspetti che rende V13 un documento eccezionale e una lettura appassionante – termine che so possa stridere con la tragicità dell’argomento trattato. Eppure, come ci ha insegnato (per la mia generazione indirettamente) quello di Norimberga, i processi hanno un indubbio aspetto spettacolare, ed ecco che Carrère secondo me entra tra i grandi scrittori-reporter processuali dei nostri tempi.
Come sappiamo, Carrère è stato inviato al processo per il settimanale L’Obs, i suoi articoli o reportage sono stati ampiamente ripresi dalla stampa di altri paesi (da noi Robinson di Repubblica), ma ovviamente fa una grande differenza, per unitarietà ed esperienza di lettura, trovarseli riuniti in un libro in versione rivista e ampliata.
Lo scrittore è bravo a fare il Carrère, quindi a esserci, a non tirarsi indietro, a far parlare il se stesso persona ancora prima che il giornalista o l’esperto di politica interna e terrorismo (cosa che peraltro non credo sia), e allo stesso tempo a portare sulla pagina il processo (quindi l’attentato) nei suoi vertici tragici e spettacolari ma anche nella sua quotidianità, e perfino nei suoi lati buffi o (volontariamente o meno) umoristici. Quello in cui mi pare eccella (qui) sono i ritratti dei personaggi e in particolari gli imputati e le loro declinazioni umane: i mediocri, i protagonisti, i narcisisti, i confusi, con pochi tratti lo scrittore/reporter penetra nella loro personalità (anche attraverso l’esteriorità, i volti, i tic) e ce li fa vivere. Ma è solo uno degli aspetti che rende V13 un documento eccezionale e una lettura appassionante – termine che so possa stridere con la tragicità dell’argomento trattato. Eppure, come ci ha insegnato (per la mia generazione indirettamente) quello di Norimberga, i processi hanno un indubbio aspetto spettacolare, ed ecco che Carrère secondo me entra tra i grandi scrittori-reporter processuali dei nostri tempi.
Voto: ****1/2/ 7/8
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Informazioni sul libro
Emanuel Carrère - V13
Traduzione di Francesco Bergamasco
Ed. Adelphi 2023
267 pag.
Attualmente in commercio
Attualmente in commercio
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