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LIBRI E RECENSIONI. IAN MCEWAN - LEZIONI

UNA VITA

McEwan, Lezioni

Gli scrittori storici, i grandi scrittori, arrivati ai 70, alcuni agli 80 e oltre, di cosa parlano, nei loro romanzi? Di morte (quindi di vita) e di bilanci. Mi pare vadano in questa direzione gli ultimi libri di Auster e di McCarthy (prima di loro il Ravelstein di Bellow e la finale trilogia rothiana) e senza dubbio questo Lezioni di Ian McEwan.

McEwan è uno scrittore, come sappiamo, dal respiro altamente classico ma spesso molto attento nella scelta di temi che gli consentano una forte presa sulla realtà dei nostri tempi  (scienza e clima in Solar, etica della cura in La ballata di Adam Henry, intelligenza artificiale - di qualche anno in anticipo sui tempi - in Macchine come me). Qui mette mano al suo romanzo forse più classico e tradizionale di sempre: il bilancio di una vita in retrospettiva, gli eventi in andamento cronologico (con i flashback del caso), gli incroci tra storia individuale e collettiva, le riflessioni su passato, destino, scelte, amore e (ovviamente) morte. 
Lo fa attraverso la vita di Roland Baines, mancata (forse) stella del pianoforte, uomo che talvolta pare bloccato in un eterno presente, a sua volta ipotecato da un evento chiave della propria adolescenza, un uomo comune ed eccezionale nell'esserlo, che non ha la forza di coltivare veramente i suoi talenti o di rendere stabile e duratura alcuna delle sue relazioni. Nella dimensione generosa del libro, la forza di McEwan sta nel non trasformare mai questo destino in un canto funebre (pur nella indubbia presenza, incombente, del tema della morte) ma anzi di suggerire un certo e umanistico ottimismo, una sorta di celebrazione ragionata della forza del fallimento, dove tra l'altro quest'ultimo è tutto sommato a sua volte moderato (un fallimento mediocre, per così) dire, è la forma naturale del destino umano, qualche successo parziale, qualcosa che sappiamo veramente fare ma senza davvero metterlo a profitto, molte delusioni, e tutto sommato, lo stesso, tanto amore.

Il libro ha avuto (direi finalmente) un effetto ipnotico: ho un po' azzerato quella tentazione "critica" (in senso lato) di anticiparne la recensione mentre leggevo, mi sono direi annullato nella lettura come succede appunto coi bei romanzi. McEwan è un maestro: gestisce bene un ritmo fluviale, accelera con sezioni affidate a frasi breve e martellanti per poi distendersi soprattutto dove prevale la nostalgia del passato, gestisce tutto sommato abilmente - seppure con qualche meccanicità - l'intersezione tra storia e Storia di cui parlavo sopra, mai o quasi mai produce pagine superflue, azzecca come di consueto alcune scene-chiave e sfodera, dopo Briony di Espiazione, un altro personaggio femminile negativo, odioso, senza però tralasciare le dovute sfumature, prima di in un finale su cui non voglio dire nulla.

Curiosamente molti temi del romanzo, l'andamento e un certo tipo di incrollabile fiducia del futuro rendono simile l'universo di Lezioni a quello del Colibrì, il libro Premio Strega di Veronesi. C'è però nel confronto un universo di raffinatezza, stile, sfumature a favore dell'inglese (Veronesi vince per manicheismo e meccanicismo). Pur non essendo il libro migliore di McEwan (che però ha al suo attivo due o tre vette con cui è difficile confrontarsi), questo è per me l'esempio di cosa possa ancora fare di grande e bello il romanzo tradizionale: le storie devono essere scritte, lui è qui per questo.

Voto: *****/ 8

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Informazioni sul libro
Ian McEwan - Lezioni
Traduzione di Susanna Basso
Ed. Einaudi 2023
576 pg.
Attualmente in commercio

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