ROMA, GENOVA, DINTORNI
Solo vera è l'estate è il lavoro più recente di Francesco Pecoraro, un ritorno al romanzo puro dopo l'esperienza dell'auto-fiction in Lo stradone. Pecoraro ha esordito al romanzo con La vita in tempo di pace (del 2013, finalista al Premio Strega), che mi pare ne abbia anche segnato lo zenith di popolarità, con le opere successive lo scrittore romano è rimasto fedele a una sua poetica di disillusa osservazione della realtà di questi anni: il crollo delle ideologie e lo sfaldamento dei valori (soprattutto quelli collettivi), un certo rifugio nella dimensione privata e nelle sue piccinerie, una sensazione di spossatezza esistenziale e globale, e - da architetto - una forma di continua osservazione di un mondo "abbruttito" anche nella sua manifestazione esterna e più specificamente urbanistica.
Pur nella diversità rispetto ai precedenti libri, Solo vera è l'estate si inserisce bene in questo discorso, con la caratteristica di fungerne quasi da prequel, da premessa, e specificamente da premessa ideologica o post-ideologica: lo scenario è infatti quello del G8 di Genova e del fatidico 20 luglio, il giorno degli scontri e della morte di Carlo Giuliani. Le pagine "in diretta" dalle scene dei disordini sono però poche, il romanzo segue infatti prevalentemente il weekend "qualunque" di tre amici (Enzo, Giacomo, Filippo) e il loro dialogare tra vita quotidiana, (appunto) ideologie, amicizia e amore. Le chiacchiere tra i tre permettono a Pecoraro di scatenare ancora una volta il proprio talento linguistico (una sorta di riproduzione plastica del "romanesco" dei colti e dei piccolo/medio borghesi), sociologico e anche comico, il momento cruciale di quell'anno con quella manifestazione e quel governo rimane sfondo e cornice per tre quarti di libro, ma è sfondo necessario perché mi pare rappresenti per l'autore uno snodo fondamentale, il momento in cui quelle ideologie sono definitivamente crollate e certi valori collettivi hanno accelerato lo sfaldamento. Le pagine da Genova non peraltro sono le più felici del romanzo, ma potrebbe trattarsi di una scelta anti-retorica prima del finale occupato dal ritorno di Biba (la ragazza presente da amica o amante nella vita di tutti e tre gli amici, su cui tengo un po' di riserbo per non svelare tutto): Pecoraro sembra indicare proprio nell'amore e nell'amicizia una possibile strada se non di redenzione, almeno di resistenza al disfacimento delle cose, evitando così un pessimismo eccessivamente cupo e inesorabile.
Solo vera è l'estate è un libro più piccolo rispetto a La vita in tempo di pace e a Lo stradone, ma non per questo è un piccolo libro; rappresenta un altro capitolo coerente, riuscito, a tratti toccante del discorso di Pecoraro: chi ha letto e apprezzato gli altri due dovrebbe leggere anche questo, per quanto riguarda coloro che non conoscono ancora l'autore, potrebbe fungere da "accesso" a quello che ritengo uno dei più interessanti scrittori italiani contemporanei.
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