OCCIDENTE DELLA STORIA
Ferdinando Camon potrebbe rientrare a pieno titolo nel novero di quegli scrittori costantemente considerati "da riscoprire", ma temo sia ancora troppo vivo per essere seriamente preso in considerazione. L'operazione compiuta dallo scrittore con questo Occidente va però e comunque nella direzione della riscoperta di se stesso: si tratta infatti di una versione accorciata e rivista di un romanzo uscito originariamente nel 1975 sul tema del terrorismo, in particolare quello di estrema destra e a Padova, città universitaria, quindi ipersensibile ai movimenti. L'esigenza di rivedere il romanzo - lo spiega l'autore nella prefazione - è nata proprio dall'opportunità/necessità di espungere le sezioni meno comprensibili o leggibili agli occhi del lettore dei nostri anni. L'altro aspetto che emerge dall'illuminante prefazione è l'effetto dirompente (e concreto) che la pubblicazione ebbe sulla vita di Camon: critiche, contestazioni, minacce.
Quella che ai tempi era attualità scottante si presenta ai nostri occhi come il racconto di un momento storico passato ma, come vediamo a ondate ricorrenti, ben lontano dall'essere stato elaborato politicamente e socialmente. La forza del romanzo di Camon è un trattamento preciso nelle ambientazioni ma che si discosta da un realismo troppo denotativo o documentale: i toni sono cupi e allucinatori, viene dato spazio alle elucubrazioni esistenziali e filosofiche di personaggi per i quali i sentimenti hanno lasciato il posto alle ideologie e a una cieca volontà di realizzazione delle stesse (o di scioglimento dell'individuo nelle ideologie e nella loro implementazione). La documentazione deve essere stata insomma "sottostante" alla scrittura, se la spinta anti-realistica di cui sopra non turba la sostanziale riconoscibilità delle situazioni e dei tipi, se insomma anche a una lettura odierna l'insieme appare familiare e attendibile (una familiarità ovviamente mediata, parlo per la mia generazione, da quello che ci hanno raccontato e da tutta la restante documentazione sugli anni di piombo che c'è arrivata).
Sottolineo in tutto questo un aspetto comprensibile, curioso e che non toglie molto alla riuscita del libro: ovvero che il terrorismo di sinistra, presente nel libro, viene filtrato da una visione molto più affettuosa e idealizzante rispetto a quello di destra (peraltro vero protagonista di Occidente). Ma nessuno chiede al romanziere di essere completamente neutrale.
Un buon libro, Occidente, un'operazione intelligente, arcigna, non semplice (non è un libro-azione, non un libro-dialogo, non un romanzo di personaggi) ma di valore elevato, e buono per iniziare (o proseguire) un'ideale riscoperta dell'autore.
132 pg.
Attualmente in commercio
---------------------------------------------------
Commenti
Posta un commento