THIS IS THE CATALOGUE
Come mio piccolo contributo, ho quindi messo in una lista "ordinata" e comoda i 27 titoli, con un mio piccolo commento e un voto/giudizio per quelli che ho letto.
Thomas Pynchon – Vineland (5 luglio)
Secondo me il Pynchon più potabile, semplice e leggibile, quello da cui consiglio di iniziare.
Mio voto: 7/8
Da avere: sì
Don DeLillo – Libra (12 luglio)
Un capolavoro, DeLillo al suo meglio, ovviamente NON un romanzo tradizionale/thriller sull’omicidio di JFK.
Mio voto: 8+
Da avere: sì
Joyce Carol Oates – Sorella mio unico amore (19 luglio)
La “versione” (romanzata e fictionale) Oates del famoso omicidio di Boulder (vittima la bimba prodigio Jon Benet).
Lo posseggo ma non ancora letto.
Kent Haruf – La strada di casa (26 luglio)
Romanzo di Haruf “fuori” dalla tetralogia di Holt che lo ha reso famoso, ma comunque valido.
Mio voto: 7+
Da avere: inizierei con Benedizione, del ciclo di Holt.
Richard Ford – Canada (2 agosto)
Anche qui romanzo “fuori” dal ciclo (quello di Bascombe), ma di grande e solida fattura, ottima introduzione a Ford.
Mio voto: 7.5
Da avere: sì:
David Foster Wallace – La scopa del sistema (9 agosto)
L’esordio di Wallace e uno dei suoi due romanzi “completi”, ovviamente preferito a Infinite Jest per motivi dimensionali.
Lo posseggo ma non ancora letto.
Jhumpa Lahiri – L’interprete dei malanni (16 agosto)
Ne so poco e neppure sapevo (vergogna) che la Lahiri fosse statunitense, un buon motivo (forse) per procurarmi questo.
Louise Erdrich – LaRose (23 agosto)
Vivo la Erdrich come un’ottima scrittrice “tradizionale", romanzi dal respiro ampio, classico, qualche volta lento, poco spazio alla sperimentazione.
Ho letto altro, non questo, che non posseggo.
Russel Banks – Il dolce domani (30 agosto)
Mi dicono questo sia un Banks ormai da tempo introvabile, un ottimo motivo per prenderselo (a maggior ragione per me, che non l’ho ancora letto).
Jesymn Ward – Salvare le ossa (6 settembre)
Primo della cosiddetta trilogia di Bois Savage, un libro denso e lussureggiante, che unisce un certo gusto “gotico” (southern) e temi razziali.
Mio voto: 7.5
Da avere: sì.
Philip Roth – L’animale morente (13 settembre)
Non il migliore di Roth, ma comunque ottimo livello, e dimensioni abbastanza contenute.
Mio voto: 7/8
Da avere: va beh, certo.
Lorrie Moore – Tutto da sola (20 settembre)
Scelta intelligente in questa selezione, per dare spazio anche ai racconti, con una specialista del genere. Non ancora letto, penso ne approfitterò.
Rick Moody – Rosso americano (27 settembre)
Ho letto altro di Moody, questo comunque è tra i suoi più conosciuti rappresentanti della sua poetica di “America dal basso”. Lo posseggo e, come dicevo, non l’ho ancora letto.
Scott Heim – Mysterious Skin (4 ottobre)
Anche qui scelta inconsueta e intelligente, un romanzo su amore, memoria, peso del passato, il tutto con una visuale “gay” (infatti il libro è stato pubblicato in Italia da Playground).
Non l’ho letto, certamente darò un’occhiata.
Paul Auster – Mr. Vertigo (11 ottobre)
Tra i romanzi più noti di Auster, autore di cui ho letto altro, certamente questo credo sia da avere (e infatti lo ho).
Allan Gurganus – Santo mostro (18 ottobre)
Un mistero ben custodito della grande americana, introvabile il suo opus romanzesco L’ultima vedova sudista vuota il sacco, invece Playground pubblica separatamente novelle che di norma negli Stati Uniti escono unite in raccolta.
Al di là di questo, Santo mostro è un ottimo romanzo breve (o racconto lungo).
Mio voto: 7.5
Da avere: sì
Cormac McCarthy – Meridiano di sangue (25 ottobre)
Nulla da dire, ovviamente un “classico” che ho, ma che incredibilmente non ho ancora letto.
Edmund White – La sinfonia degli addii (1 novembre)
È il terzo volume della quadrilogia autobiografica di White, da noi pubblicata (in parte) da Playground.
White è almeno da noi un segreto ben custodito, autore perennemente “da riscoprire”. Infatti, posseggo questo libro, ma non l’ho ancora letto.
Jennifer Egan – Il tempo è un bastardo (8 novembre)
Il romanzo, giovane, “cool” e sperimentale, che ha consacrato la Egan, per alcuni un capolavoro, per altri un mezzo bluff. Mi situo in mezzo: godibile, ma non un classico irrinunciabile.
Mio voto: 7+
Da avere: non in senso assoluto.
Leif Enger – La pace come un fiume (15 novembre)
Altra scelta inconsueta tra tanti classici, un romanzo di formazione “teso” e on the road, che sinceramente non conoscevo.
Lydia Davis – Inventario dei desideri (22 novembre)
Autrice di una narrativa fatta di frammenti, aneddoti, riflessioni, brevi racconti, la Davis è stata per questo talvolta accostata al minimalismo. Questo, che non ho, mi incuriosisce molto.
Marilynne Robinson – Gilead (29 novembre)
Primo romanzo di una serie (quella appunto chiamata “di Gilead”) seguito da altri quattro.
Autrice stimatissima e che colpevolmente devo ancora leggere, probabilmente è arrivata l’occasione giusta.
Chuck Kinder – Lune di miele (6 dicembre)
Intanto Chuck Kinder, sotto altro nome, è il protagonista di Wonder Boys di Chabon.
Questo è il suo romanzo più noto, a sua volta ispirato alla vita di Carver.
“Scrittore di scrittori”, non ho ancora letto neppure lui, ma se non altro ho il libro.
Jonathan Franzen – Le correzioni (13 dicembre)
Il capolavoro di Franzen e secondo me tuttora il suo libro migliore (secondo altri
il suo unico buon libro).
Mio voto: 8
Da avere: sì
Barry Gifford – Cuore selvaggio (20 dicembre)
Gifford ha in Italia un destino editoriale contrastato, pubblicato a spizzichi e bocconi, ora vi si sta dedicando Jimenez. Da questo noir-on/the road è stato tratto il film di Lynch.
Mi pare molto interessante e valuterò.
Denis Johnson – Jesus’ son (27 dicembre)
Giusto tributo a uno dei maggiori scrittori moderni americani, qui con una raccolta di racconti semplicemente eccezionale.
Mio voto: 8.5
Da avere: sì.
Richard Brautigan – Pesca alla trota in America (3 gennaio)
Di lui ho letto American Dust (molto bello), questo è ancora più noto e ha fatto accostare l’autore (forse impropriamente) al postmoderno.
Lo leggerò e secondo me vale la pena prenderlo.
Lisa Taddeo - Tre donne (10 gennaio)
Non so molto di questo libro, uscito ai tempi per Mondadori. Chi la conosce parla di una buona scrittrice, ma consiglia piuttosto il successivo Americana.
James Salter - Bruciare i giorni (17 gennaio)
Salter è uno scrittore dal respiro incredibilmente classico, Guanda ha provato a lanciarlo qualche anno fa (meritoriamente) come grande riscoperta con Tutto quel che è la vita (bello, non eccezionale) e poi pubblicando tutto il "passato", compresa questa autobiografia. La prosa elegantissima lo fa apparire come un Fitzgerald rimasto cristallizzato e immoto negli anni 30 o 40.
Secondo me da leggere.
Jonathan Safran Foer - Ogni cosa è illuminata (24 gennaio)
Stimo Safran Foer come un possibile "erede" della grande tradizione ebraico-americana dei Roth, Maladmud, Bellow. Non ho però letto questo suo esordio, ai tempi (e nel tempo) ampiamente lodato. Potrebbe essere l'occasione.
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