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LIBRI E RECENSIONI. TOVE DITLEVSEN - INFANZIA

LA BAMBINA CHE OSSERVA

Tove Ditlevsen



Infanzia di Tove Ditlevsen è il primo capitolo di una saga autobiografica in tre volumi che, originariamente pubblicati tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 in Danimarca, sono stati recentemente proposti o ristampati per i principali mercati editoriali mondiali: probabilmente anche un “omaggio” alla persistente popolarità del genere memoir.
La Ditlevsen è stata poetessa e scrittrice, forse anche una femminista ante-litteram e di sicuro una personalità tormentata, con una lunga storia di abuso di alcol e pillole (questo è il tema principale di Dipendenza, il terzo libro della serie), infine morta suicida a 59 anni.

In Infanzia vediamo la protagonista/scrittrice bambina e poi ragazzina, assistiamo agli esordi della sua vita in un quartiere popolare di Copenaghen e in una famiglia proletaria e (ma) non semplice, conosciamo la sua introversione, la passione per la poesia, la timidezza, e tutto un sorgere di complessi di inadeguatezza e turbamenti che probabilmente scopriremo decisivi sia per lo sviluppo artistico che per quello umano della Ditlevsen.

Al realismo dell’ambientazione fa da contrappunto l’esplorazione attenta e resa con grande maestria dell’interiorità della bambina (ricordiamo che il libro è stato scritto e pubblicato quando l’autrice aveva circa cinquant’anni, non è quindi un resoconto "a caldo") in una convivenza di verista e poetico, gli interni e gli esterni di Copenaghen e le sue geografie, il disegno preciso dei personaggi e il loro dialogato svelto, lo stupore continuo (qualche volta estatico, più spesso atterrito e disperato) di una bambina dalla sensibilità particolare e acuita, il reportage dei primi tentativi poetici e dei primi sviluppi autonomi della propria personalità, di fatto un romanzo di formazione che acquista ovviamente un fascino maggiore se pensiamo a come premetta una storia prima di realizzazione e poi di distruzione (conosciamo già finale, purtroppo), il tutto reso con uno stile diretto ma non semplice, o almeno non semplificato, che sa plasticamente adattarsi alle circostanze e ai soggetti (si veda la notevole e in parte satirica “scena di massa” della partecipazione al comizio di un politico socialista).

Ho letto da qualche parte un paragone con un altro “grande” della memorialistica in stile scandinavo: Karl-Ove Knausgard. Ci sono in effetti alcune similitudini nella “postura” del bambino-osservatore (per cui il confronto regge soprattutto se prendiamo il Knausgard di L’isola dell’infanzia, terzo romanzo della sua saga autobiografica), ma non esagererei questa suggestione scandinava o, per dirla meglio, la Ditlevsen ha una sua forte e riconoscibile personalità, e vale la pena introdurci nel suo mondo con questa prima opera e (per quel che mi riguarda) proseguire alla scoperta del movimentato percorso esistenziale.

Voto: ****1/2 / 7.5

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Informazioni sul libro
Tove Ditlevsen - Infanzia
Traduzione di Allessandro Storti
Ed. Fazi 2022
124 pg.
Attualmente in commercio

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