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LIBRI IN USCITA INIZIO FEBBRAIO

LIBRI IN USCITA


LIBRO IN PRIMO PIANO
Salman Rushdie - La città della vittoria (Mondadori, 7 febbraio)

Salman Rushdie

Il primo romanzo di Rushdie dopo l'aggressione subita qualche mese fa, un libro che sembra pervaso di realismo magico (o magia vera e propria) e tradizione indiana come I figli della mezzanotte, forse ancora di più, dopo la virata americana di Quichotte. Contiene peraltro (la posso dire, è a pagina due) una notevole premonizione collegata all'aggressione stessa.
In lista? Rushdie ci va per forza.

Michail Shevelev - Russo no (E/O, 8 febbraio)
Shevelev è un giornalista e scrittore russo, critico del regime ma operativo a Mosca, questo romanzo è breve e teso (lo immagino così e un breve assaggio me lo ha confermato) e vede protagonista un giornalista alle prese con il proprio passato e con la violenza della Russia contemporanea. Per il cognome dell'autore ho scelto la grafia inglese per semplicità.
In lista? Mi interessa, ma ci devo ragionare.

Emma Harding - Suite berlinese (Astoria, 10 febbraio)
Esordio al romanzo per una scrittrice inglese, attiva come sceneggiatrice e produttrice radiofonica per la BBC (di solito una buona scuola). Questo romanzo polifonico fa girare le proprie storie, dagli anni '20 al presente, attorno a un appartamento berlinese, percorrendo decenni di storia tedesca.
In lista? Con polifonia e Berlino sarebbe un sì, darò prima un'occhiata.

Luis Landero - Pioggia sottile (Fazi, 7 febbraio)
Romanzo che attendevo, dopo aver letto qualche anno fa La vita negoziabile; questa è una storia di relazioni familiari, tare emozionali e rancori, non so se sia davvero il Dostoevskij spagnolo come dice Manuel Vilas, ma il libro che cito sopra mi aveva impressionato. E Fazi sembra puntarci forte (non come Mondadori ai tempi).
In lista? Sì

Hermann Broch - Sortilegio (Elliot, 10 febbraio)
Torna uno dei "grandi romanzi" di Broch (conosciuto per l'opus magnum I sonnambuli e lo sperimentale La morte di Virgilio). Il libro si presenta come un'estesa simbologia del totalitarismo nazista, con un'ambientazione rurale e un respiro che va oltre alle contingenze storiche che lo hanno prodotto.
In lista? Devo ragionarci essendo già carico di Broch non letti.

Georges Perec - L'infra-ordinario (Quodlibet, 8 febbraio)
Un buon Perec è come un buon caffè, non si rifiuta mai. Al di là delle mie piattitudini, questa è una raccolta di scritti del francese, dal classico gusto surreale e catalogatorio (es. l'inventario del cibo mangiato in un determinato anno, una via parigina osservata in sei date diverse).
In lista? Perec sempre, magari non subito.

Louis-Philippe Dalembert - Milwaukee blues (Sellerio, 7 febbraio)
Da un libro con questo titolo ti aspetti un autore statunitense, invece Dalembert é haitiano e scrive prevalentemente in francese. Il romanzo parla prevalentemente di razzismo e violenza, é organizzato con una polifonia di voci attorno al personaggio principale, che sembra essere una "sintesi" di quelli assurti alla cronaca per essere state vittime della brutalità della polizia.
In lista? Penso di sì, come sempre dopo averne assaggiato qualche pagina.


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