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MUSICA. MÅNESKIN - RUSH

IL GIORNO DEL GIUDIZIO

Maneskin - Rush


Per l'uscita del nuovo disco dei Måneskin, Rush, ho voluto fare uno sforzo aggiuntivo rispetto allo snobbarli o al semplicemente dire che non fanno per me, e ho cercato di ascoltarlo attentamente per farne una "lettura" canzone per canzone. L'esercizio serviva a me per focalizzare meglio la mia opinione e, se possibile, liquidare una volta per tutte la questione. Posso dire in premessa che Rush è un disco ben prodotto e ben suonato, questo anche per cercare di evitare il name dropping (da parte dei fan) di tutti i musicisti che hanno lodato le doti tecniche dei quattro. Ma la musica non è solo tecnica, e in effetti molti professionisti validissimi, turnisti da sala di incisione, non mettono su band e non scrivono canzoni (ci sono anche le eccezioni, vedi i Toto) semplicemente perché sono molto bravi e fare quello che fanno: suonare e prestare ad altri musicisti (magari meno validi tecnicamente) i loro servizi.

Il problema dei Måneskin, dico anche questo in premessa, è l'uniformità della formula: una batteria di solito in quattro quarti, si aggiunge un riff di chitarra o di basso, solitamente sui modi del nu-metal o dell'hard-rock a volte screziato di funk, poi entra Damiano di solito con un cantato in mugolio o miagolio, nei casi migliori prima del ritornello vi è qualche apertura melodica in un bridge, altrimenti la canzone prosegue così, scura e ottusa come un tizzone, fino alla fine. 
Credo che il genere di musica che fanno i quattro sarebbe difficile da declinare per band esperte e più inclini al songwriting, mi pare logico che per dei ragazzi tanto giovani l'impresa di scrivere belle canzoni, poi qui nella misura non indifferente dei 52 minuti, sia complicata.

Come avvertenza, aggiungo che in calce a ogni canzone aggiungo un giudizio in stellette. *** sono la sufficienza, ***** il capolavoro, * il praticamente inascoltabile, ** il molto mediocre.

Own My Mind: si parte con un discreto tiro, riff quasi funkeggiante, aria di anni 90 americani tra grunge e Hard-Rock, Damiano compatto e poco fronzoloso, comunque la staticità delle soluzioni si fa sentire anche nei soli 3 minuti e undici di canzone.
***

Gossip: negli anni 80 o 90 le ospitate nei dischi hard-rock erano soprattutto un modo in cui una band più giovane si faceva in qualche modo "accreditare" da un mostro sacro, è mi pare anche la logica dell'apparizione - professionale ma sostanzialmente inutile - di Tom Morello in questa canzone dell'hook melodico abbastanza commerciabile e dall'andamento movimentato-tarantellante. Tutto ciò serve a poco se la canzone, semplicemente, non c'è.
*1/2

Timezone: una ballatona che inizia un po' alla Red Hot Chili Peppers, con un gusto melodico tipicamente pop, prima di inasprirsi, ma in maniera efficace, nel ritornello rock. Impressione che poi si confermerà: i nostri nelle ballad riescono meglio.
***1/2

Bla Bla Bla: una filastrocca hard-rock con Damiano intento a interpretare "onomatopei" su chitarra, basso e batteria saltellanti (con strumenti che entrano uno alla volta, vecchio trucco spesso efficace). Tutto sommato e imprevedibilmente quasi riuscita.
**1/2

Baby Said: poco da dire, solito andamento riportato all'inizio, nel ritornello si insinuano echi orecchiabili più tipicamente pop-dance (ma attenzione, è una canzone hard-rock), un bridge verso il finale tanto per rompere la monotonia.
**1/2

Gasoline: neanche a dire, basso e e batteria, poi entra Damiano a Mugolare, stile mutuato da quel rock (che alleggeriva il già discutibile Nu-Metal dei 90 e dei 2000) tipico di una band come i Nickelback.
**

Feel: si accentua la sensazione di monotonia, qualche variazione minima, inizia Damiano da solo, qualche apertura arpeggiata prima del ritornello, Hard-Rock più classico, stanchezza.
*1/2

Don't wanna sleep: non voglio ripetermi, solite cose, andamento nuovamente un po' tarantellato, canzone da skippare (forse non per i fan).
*

Kool Kids: qui i Måneskin rifanno il punk inglese tipo Sex Pistols e poi Art Brut, Sleaford Mods, compreso spoken word e Damiano che imita (molto bene) l'accento inglese. Un buon esercizio di mimetismo che mostra alcune strade possibili a questa band, ad esempio diventare una sorta di Spinal Tap del nuovo millennio.
*** 1/2

If not for you: classica ballata da duri dal cuore tenero, tipica degli album hard-rock di una volta, coretti nel ritornello, abbastanza riuscita.
***

Read your diary: riparte la solfa hard-rock ritmato/scandita con qualche variazione nel ritornello.
**

Mark Champan: cantata in italiano, non cambia molto il resto, si insinua qualche melodia in più forse anche per l'uso della nostra lingua, che si trova meglio su strofe distese.
**

La fine: la canzone rap o rap-metal di questo disco, Damiano (anche qui bravo) si mimetizza bene nei modi del genere, la canzone è al massimo mediocre.
**

Il dono della vita: discreta pausa per una ballata (nuovamente) più tipicamente italiana, quasi sanremese nelle melodie, innocua ma ben congegnata e interpretata.
***

Mammamia: torna l'inglese, Damiano mugola abbastanza fastidiosamente, un riempitivo o una canzone da concerto negli States per far dire "Mammamia" agli americani.
*

Supermodel: ormai molto conosciuta, inizio alla Nirvana, gli strumenti vengono "alleggeriti" e la canzone si distende su un pop-rock convenzionabile ma abbastanza gustoso, decoroso. 
***

The Loneliest: ballatona finale tra rock canonico e melodie "sentimentali" nuovamente di tiro sanremese, buon crescendo, ben tenuta sotto controllo la chitarra (e la distorsione), una chiusura degna e sopra la media dell'album
***1/2

La media aritmetica dei voti sarebbe 2,38 che posso arrotondare a **1/2, due stellette e mezzo, che per come mi ero approcciato, per le aspettative, mi pare un giudizio lusinghiero, sarebbe un insufficiente, io credo che una volta scioltisi tra qualche anno, presi singolarmente, i cervelli del gruppo (che credo siano Damiano e Victoria) potrebbero fare dischi di buon livello. Mi sembra il complimento e l'augurio migliore.


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