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LIBRI IN USCITA A INIZIO GENNAIO. ACKER, URIS, ARNETT, HAMID

LIBRI IN USCITA (E INTRODUZIONE)

Come breve introduzione a questi primi libri in uscita del 2023 dico che, guardando a tutto l'anno e in generale, diventa sempre più complicato indicare a inizio dello stesso i libri più interessanti in uscita nei prossimi 6-8-10-12 mesi. E tanto più difficile quanto più il titolo in questione è atteso; programmazioni editoriali affollate, libri lunghi in traduzione, ovvio e legittimo riserbo dell'editore, credo siano questi gli elementi che complottano nell'accorciare il ciclo (o la visione di prospettiva) delle varie rubriche simili a questa. 
Per cui, guardando all'anno, non sono in grado di parlare di cose di cui non si sappia già: piuttosto prossime le uscite di tre importanti romanzi italiani, i nuovi di Ammaniti, Mencarelli, Pecoraro (per me soprattutto il primo e l'ultimo). Già conosciuta la data di uscita del nuovo Rushdie (7 febbraio) e finalmente anche dell'ultimo Amis (Inside story, 23 maggio) mentre per McEwan dobbiamo rifugiarci in un generico "primavera", così come per Carrère (ma non temete, non é un romanzo ma i già editi reportage sul processo Bataclan). Il primo dei due nuovi McCarthy dovrebbe uscire nei primi sei mesi dell'anno, mentre Stella Maris nella seconda parte, più distanziati rispetto a quanto ha fatto l'editore americano (due mesi tra l'uno e l'altro). Risultano in traduzione e pianificati per il 2023 i nuovi romanzi di Cartarescu (Theodoros, per Il Saggiatore) e di Markley (Il diluvio, Einaudi). Nulla si sa ancora del nuovo Ellis, che peraltro deve ancora uscire anche negli Stati Uniti.
Arriverà poi la stagione dei premi - romanzi che hanno vinto premi internazionali nel 2022 e arrivano qui circa un anno dopo - tra questi per Fazi Le sette lune di Maali Almeida di  Shehan Karunatilaka., vincitore del Booker Prize. E poi una messe di altre cose letterarie, tra cui Volodine, Tokarczuk (una importante prima edizione italiana di un libro di qualche anno fa, e forse il nuovo romanzo) e altri ancora.

Meglio quindi farsi umili e andare settimana per settimana, come ho deciso di fare con soddisfazione mia e spero dei miei lettori lo scorso anno, posto che se poi si dovessero chiarire date di uscita o altri dettagli di libri molto attesi, cercherò di essere pronto a comunicarlo.

E ora - partenza.

Kathy Acker - Sangue e viscere al liceo (LiberAria, 11 gennaio)


La Acker viene definita "scrittrice-punk", vita inquieta, interessi versatili (tra l'altro fu spogliarellista), morta piuttosto giovane; questo un è romanzo composito che unisce picaresco, surreale, collage burroughsiano e potrebbe essere un ottimo modo per conoscere l'autrice - e una voce nuova (per noi) e penso originale della letteratura statunitense.
Da tenere conto: è un libro che risale alla fine degli anni '70. 
Altro elemento: traduzione di Claudia Durastanti.
In lista.

Leon Uris - Exodus (Gallucci Bros, 13 gennaio)
Un romanzone di mille pagine di un autore americano che ebbe una forte predilezione per temi di storia contemporanea, questo libro non una novità assoluta da noi ma una riedizione, si tratta di un'epica della creazione dello stato israeliano nell'immediato dopo guerra, probabilmente penalizzato dal fatto di rappresentare soprattutto (o quasi esclusivamente) uno dei due punti di vista (quello del futuro Israele, appunto). Ma mi dicono che i valori letterari ci siano.
Forse in lista (ma ho già troppi libri grossi).

Kristen Arnett - Con i denti (Bollati Boringhieri, 6 gennaio)
Sempre dagli Stati Uniti un romanzo di "famiglie disfunzionali" (o meglio, di crisi familiari), che ne racconta però una "arcobaleno" (due madri, un figlio), cosa tutto sommato piuttosto originale in termini narrativi (intendo: di quanto abbiamo letto finora nei romanzi). Conterà ovviamente la scrittura, arriva qui con buona critica.
Non so se in lista, voglio guardarci dentro.

Moshin Hamid - L'ultimo uomo bianco (Einaudi, 10 gennaio)
Scrittore pakistano di lingua inglese, Hamid si era fatto conoscere da noi soprattutto (ma non solo) con Exit West. Questo nuovo romanzo, breve, ha uno spunto kafkiano, che diventa un modo per parlare di identità, razzismo, relazioni. 
Non credo in lista (non amo troppo la letteratura "a chiave" nell'assurdo), ma vedremo.



Commenti

  1. Grazie per le segnalazioni: sempre sul pezzo! Di Hamid mi era piaciuto molto Exit West, non so quale sia stato il tuo parere. Ricordo che non tutti apprezzarono. Sicuramente Markley o Ellis li terrò d'occhio più di McCarthy (lo "sceriffo", come lo ha chiamato anni fa Sam Lispyte, in senso positivo, è stato ampiamente stroncato negli USA, ma sicuramente lo assaggerò.) Mencarelli l'ho conosciuto tramite questo blog: grazie ancora. PS altro grazie enorme per la fantastica recensione di Peninsulario di Magliani, autore che conoscevo già, ma quando è uscito ero sommerso di lavoro e me lo sarei perso. Penso tu abbia capito chi è L'uomo veloce, si evince che non è B., però è bene che rimanga sospeso.

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    1. Ciao e grazie. Se non è B. allora deve essere D.B.

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    2. Grazie a te (mi ripeto). Su L'uomo che corre non mi esprimo perché io l'ho saputo durante una conversazione telefonica partita dall'Olanda, quindi confidenziale. Il libro di Hamid mi è piaciuto, tu non l'hai messo in lista, però concedendogli una possibilità. Ora ho tra le mani Kathy Acker: per come lo hai brevemente descritto era difficile resistere e hai fatto benissimo a citare la traduzione d'autrice che ha il suo peso, soprattutto perché basta scorrere le pagine per capire che è sperimentale anche nella disposizione e forma del testo (non è la scrittura "signiconic " di Danielewski, non preoccupatevi!). Mi piacerebbe sapere cosa pensi di Hamid, se non dell'ultimo romanzo, che è una lettura densa, poetica, i paragrafi sono lunghi, ma non per complesse subordinate proustiane, ma, in generale, per l'uso di una paratassi che usa le virgole e la congiunzione e (la forma è ", e" - virgola e - uno può leggere una prosa come se ci fossero dei versi, ovviamente la metrica si perde nella traduzione dall'inglese), dicevo, se non dell'ultimo almeno di "Exit West". Solo un'opinione.

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