IRAQ-FINLANDIA SENZA RITORNO
Allah 99 è il primo romanzo - dopo alcune raccolte di racconti - dello scrittore, poeta e regista iracheno Hassan Blasim, rifugiato in Finlandia dal 2004 per motivi che diventano evidenti leggendo questo libro diretto e "iconoclasta", al quale peraltro la definizione di romanzo sta stretta.
Un primo vertiginoso effetto si ha leggendolo senza saperne molto e senza aver troppo pre-approfondito (consiglio comunque valido per ogni lettura): il personaggio che dice io è uno scrittore iracheno rifugiato in Finlandia e che porta lo stesso nome dell'autore, il suo progetto è un blog che invece porta il titolo del libro (ovvero il contrario), dove vengono raccolte 99 interviste a iracheni la cui vita è stata sconvolta o segnata dalle vicende recenti del paese. In questa linea narrativa si interseca la corrispondenza - riportata in grassetto - con una scrittrice e traduttrice di cui non conosciamo il nome o altre informazioni. Autobiografia quindi? Quasi certamente ci sono contenuti di questo tipo, ma più propriamente ci troviamo davanti a quella auto-fiction di cui spesso si legge, ma che poco si pratica nella sua forma "pura" e propriamente detta. Ma andare oltre nelle definizioni di genere significherebbe credo rivelare troppo; quindi mi limiterò a dire che le vicende del libro sono verosimili, ma più importante è che da esso emerga una verità, e questo accade qui come risultato dalla "frizione" tra gli elementi e le direttrici che ho elencato sopra, e soprattutto dal modo in cui Blasim affronta la materia, senza tirare indietro la mano, utilizzando con capacità e partecipazione il comico, il violento, lo scurrile-erotico e qualche parsimonioso e ben giocato elemento di magico/suggestivo.
Come diciamo spesso nelle recensioni, Blasim è uno scrittore che non fa sconti: la violenza del regime e dei presunti portatori di pace, gli espedienti e gli opportunismi, i lutti, le torture, e ancora la fuga in una Finlandia indecifrabile e sottilmente razzista, il rifugio in alcol e sesso, eppure, anche questo potrebbe sembrare un luogo comune, la speranza non è bandita, ci sono i piccoli eroismi, i legami familiari, le generosità, l'amore, ma soprattutto l'arte, la creazione, in particolare la letteratura come chiave di volta, come ricerca di significato, come via di uscita dalla crudeltà e dal caos.
Il libro è strutturalmente complesso (o meglio: ricercato) ma sostanzialmente amichevole verso il lettore, per il ritmo serrato, per le gustose scene di raccordo, per l'immagine non stereotipata e non appesantita (da eccessi di politico o di poetico-kitsch) della realtà irachena e di chi è fuggito dal paese:
Blasim ne esce come voce realmente interessante della letteratura araba, ma direi della letteratura mondiale tout court. Segnalo poi la recente uscita di Il Cristo iracheno, una delle raccolte di racconti che citavo prima, sempre per Utopia. Speriamo quindi che la storia editoriale di questo scrittore in Italia sia lunga, costante e fruttuosa: mi pare che lo meriti.
Voto: ****1/2 / 7.5
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Informazioni sul libro
Hassan Blasim - Allah 99
Traduzione di Barbara Teresi
Ed. Utopia 2021
304 pag.
Attualmente in commercio
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