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LIBRI E RECENSIONI. DIMITRIS LYACOS - POENA DAMNI

MOVIMENTO/NO

Di fronte a questo Poena Damni dello scrittore e drammaturgo greco Dimitris Lyacos, trilogia pubblicata in elegante cofanetto da Il Saggiatore, viene voglia di fare il lettore incontentabile - ma proprio per questo cerco di passare a un approccio costruttivo e trasformarmi in recensore utile; questa trilogia, che presto diventerà tetra-, è un work in progress concettuale sviluppato nell'arco di vent'anni, la terza parte, intitolata La prima morte, è stato il volume pubblicato per primo, seguito da Con la gente dal ponte (libro soggetto a rielaborazione in due edizioni distinte) e Z213: Exit, che ora è considerabile e considerato "logicamente" la prima parte dell'opera (in parole povere: gli eventi ivi narrati vengono prima di quelli delle altre due sezioni).

Prima considerazione: quello che ci giunge unitario e in qualche modo "ordinato" é invece qualcosa che il lettore sincronico ha vissuto in altro modo, e questa considerazione credo si amplifichi pensando che ci troviamo di fronte a un'opera che mischia poesia, dramma e prosa, ampiamente frammentaria e simbolista nello svolgimento, laddove al lettore viene chiesto un ruolo attivo nel partecipare, colmare i buchi, interpretare.
A sua volta l'interpretazione è resa difficoltosa dall'aspetto stilistico: Lyacos interpola il testo originale in greco moderno con "portati" dal greco arcaico, citazioni dell'Odissea e dell'Iliade, e ancora altre dalla Bibbia e pur nell'eccellenza della traduzione di Viviana Sebastio e nel tentativo di supporto tramite alcune note, mi pare logico che questo aspetto si perda.

Arrivando ai contenuti e ai consigli di lettura, Z213: Exit è letteratura apocalittico-distopica in prosa poetica e/o ritmata e paratattica, in un mondo vicino alla distruzione un prigioniero "fugge" e tiene il proprio diario su una Bibbia trovata nella tasca di un cappotto, riportando il proprio viaggio, alternato a scene allucinatorie e note del proprietario precedente della Bibbia. Con la gente dal ponte è vicina a certo teatro sperimentale, forse beckettiano, e vede il protagonista spettatore o attore di un rituale apotropaico. La prima morte è a tutti gli effetti poesia, collegata agli altri capitoli da quello che possiamo immaginare essere lo stesso protagonista e dallo stile evocativo e allo stesso tempo oscuro. Oltre alle suggestioni beckettiane, c'è ovviamente una rilettura del viaggio di Ulisse, un atteggiamento postmoderno (quindi la consapevolezza di mettere mano a un'operazione dove si fagocita, si re-interpreta, si riscrive, si invita il lettore a "risolvere" l'enigma) e probabilmente, sviluppato nel tempo, un riferimento ai movimenti migratori dall'Africa e dall'Asia verso l'Europa. 
Allo stesso tempo, la stessa idea di unitarietà che ci suggeriscono critici e editori odierni dell'opera completa (compreso questo mio tentativo di recensione utile) potrebbe essere arbitraria, in quanto non esiste una vera trama - esiste un movimento - e il personaggio che noi tendiamo a vedere "unico" e stesso nei tre libri potrebbe essere un nostro tentativo di rimettere ordine a posteriori.

La lingua di Lyacos è affascinante e ricca, gli squarci di significato plastici e allo stesso tempo psichedelici, qualsiasi tipo di ironia e alleggerimento è bandito, ci troviamo davanti a un tizzone oscuro monolitico, pur nelle dimensioni contenute dell'opera, e per quanto sperimentale non particolarmente innovativo, se non appunto nell'aspetto linguistico/stilistico, che è quello che cogliamo di meno. È un libro probabilmente molto adatto a lettori di poesia o di cosiddetta letteratura di ricerca, detto questo, il mio consiglio è quello di dimenticare quasi subito quanto io ho scritto e quanto si trova in rete sotto forma di recensioni e provare a intraprendere lo stesso viaggio compiuto dal lettore originario, quindi leggere in ordine inverso, o ancora meglio darsi molto tempo, rimanere sulle pagine, sui simbolismi, sulle citazioni, fare decantare, accettare la confusione e lo spaesamento (proprio come fa suo malgrado il personaggio dei tre libri). Mi sento invece di sconsigliare la lettura (l'acquisto magari no, perché in casa fa la sua figura, anche solo per il titolo dantesco) a chi stia cercando un romanzo, anche sperimentale. Grazie comunque al Saggiatore per l'operazione di grande qualità e alla cura editoriale.


Voto: non giudicabile

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Informazioni sul libro
Dimitris Lyacos - Poena Damni 
Traduzione di Viviana Sebastio
Ed. Il Saggiatore 2022
3 volumi rilegato, 328 pag.
Attualmente in commercio

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Commenti

  1. Bel titolo, e recensione molto interessante.
    C'è un testo finale che fa parte della trilogia ma non è incluso nell'edizione del Saggiatore, e vale sicuramente la pena leggerlo: un testo in prosa che si suppone sia stato scritto dal traduttore fittizio del terzo libro. Ecco qui: THE ITALIAN REVIEW - ARTICOLO N. 73 / 2022
    DI DIMITRIS LYACOS
    RIFLESSIONI SULLA TRADUZIONE https://www.theitalianreview.com/riflessioni-sulla-traduzione/?fbclid=IwAR2SWzCAHt2rT7J5rFOLogbjF5-z6epuQnip7I2Krpj3DAQmD9He5w4lYdU

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