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RECENSIREPOESIA. ANDREA ASTOLFI - KU

LUCE DI PIATTAFORMA


Di Valentina Murrocu

Il titolo della plaquette “Ku”, ammonisce l’autore nella nota ai testi, si riferisce da un lato al concetto di vuoto/vacuità buddista, dall’altro rimanda all’utilizzo del verso singolo o di un raggruppamento di versi, come nella tradizione poetica giapponese. La sezione che apre la raccolta e che porta il titolo di quest’ultima si presenta in effetti come raggruppamento di versi, apparentemente privi di nessi causali, ma a ben vedere vicini a un certo modo della neoavanguardia degli anni Sessanta, specialmente per quanto riguarda l’uso dell’elenco, della punteggiatura come puro segno grafico e del principio del montaggio o collage: «cerchio/al centro»; «disegno/pesce gatto/zucca testa/di zucca»; «quadro/su cartoncino»; «gioia dei pesci»; «da finestra/uno caccia/la freccia»; «uno insegue/cane al guinzaglio»; «la ragazza -/il vecchio monaco/osserva»; «va viene -/luce di/piattaforma».

Il meccanismo che sta alla base della costruzione della raccolta è senza dubbio il procedere per sottrazioni o somme di frammenti, meccanismo mediante il quale si produce nel lettore un certo straniamento; in un tale quadro o, meglio, in una tale somma di quadri frammentari, l’io lirico tradizionale è di fatto cancellato e sostituito, al limite, da un abbozzo dato dall’aggregarsi delle minime pulsioni che un io canonico avrebbero caratterizzato, definendolo: se un soggetto è presente, esso va a coincidere con questa lacerazione e slogatura continua del verso, funzionale alla tensione all’azione che non si verifica, se non raramente; come detto sopra, si tratta di pulsioni, di spinte che portano a un eccesso descrittivo limitando il campo dell’io appena accennato a ciò che vede, a quanto percepisce, privato del contesto in cui un tale io e le sue copie operano: «vivo al telefono./se non c’è non ci sono.»; «ho sognato s m/parla di un libro/dei baci»; «dormiamo senza/ventilatore/al mattino/sei vicina»; «ho visto cadere/un rametto da un albero/venti foglie».

La raccolta si presenta allora come riuscita, per almeno due motivi: anzitutto, in un tale quadro il lessico si mantiene variegato, capace di accogliere termini tratti dalla quotidianità, onomatopee, ma anche riferimenti alla riflessione sul linguaggio e sulla scrittura, connettendo le pulsioni di cui sopra e quindi l’elemento in un certo senso autobiografico al momento gnomico-percettivo, di rivelazione della vacuità dell’esistente, come da titolo e dunque, di conoscenza universale; in secondo luogo, la slogatura del verso, l’uso dell’elenco, l’apparente assenza di nessi casuali e di un significato ultimo che i più vorrebbero emergesse dalla trama dei versi, tutte queste caratteristiche contribuiscono a rendere conto della provvisorietà, dell’eterno divenire, dell’insignificanza degli agenti, della mancata individuazione degli stessi e del loro presentarsi per sprazzi, “luci di piattaforma”, apparizioni del negativo: «silence/where are all my toys?/colui che non può scrivere»; «cantano le cicale/cercavo sollievo nella poesia./ non scrivere»; «brutta tuborg/l’arte fa schifo/i need»; «poet -/schiaccia noci/mangia gusci»; «cane di taglia minuta/è tutto qui/foto».

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Informazioni sul libro

Andrea Astolfi - KU
Autoprodotto in 20 esemplari numerati firmato timbrati, carta 100% ecologica, rilegatura filo singer
Fuori commercio
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Nota di Recensireilmondo: di solito non recensiamo autori autoprodotti e libri fuori commercio per scelta. Qui però la scelta sembra essere funzionale al tipo di progetto e sulla qualità garantisce Valentina.

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