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RECENSIREPOESIA. MARCO GIOVENALE - IL COTONE

TUTTA QUELLA PROSA



Di Valentina Murrocu 

Già autore, tra gli altri libri, di “Shelter” (Donzelli, 2010), “Quasi Tutti” (Polimata, 2010, poi Miraggi, 2018),” Maniera nera” (Aragno, 2015) e “La gente non sa cosa si perde” (Tic Edizioni, 2021), Marco Giovenale ha fondato ed è redattore di gammm.org; il suo ultimo libro, “Il cotone”, uscito a ottobre 2021 per Zacinto Edizioni, è l’ottavo volume della collana “Manufatti poetici”, diretta da Paolo Giovannetti, Antonio Syxty e Michele Zaffarano.

Se da un punto di vista stilistico colpiscono la reiterazione, l’elencazione e l’uso limitato della punteggiatura, a catturare il lettore sono senza dubbio l’ossessività e la ricorsività di alcuni termini o sintagmi, che lacerano l’orizzonte di senso o, perché no, di non senso con cui il lettore deve confrontarsi, spinto a intervenire e interagire colmando lo spazio bianco sulla pagina, almeno idealmente, partecipando dunque attivamente al processo creativo. I versi, di frequente fratturati, risultano infatti estrapolati da un discorso più ampio, rimontati secondo il principio del montaggio e l’esito di questa operazione assomiglia spesso a un flusso di coscienza accelerato o a una sequenza asincrona che si inceppa di continuo: «il cotone può anche essere/di colore nero, perché viene tinto/ di colore nero, colore del lutto, è/il cotone segna-dolore,/segnatura definita»; «rilievi./nella vita succedono queste cose/devi allora tornare sui tuoi passi/allora i caratteri si assomigliano/e si sovrappongono/da un figlio biondo/viene un nipote biondo però non è devi/allora tornare sui non coincidono/non sono gli stessi della genetica/non coincidono»; «e discorsi interrotti presso lo studio del dottore, ragionando/assieme dei molti eventi della giornata stessa,/eventi presso eventi,/eventi che si succedono senza ritmo/e tuttavia imponendosi alla nostra».

Simili testi riescono a tenere insieme riflessione sul reale e biografia, quasi non ci fosse vera separazione tra eventi di vita o morte interna e speculazione sulla funzione interpuntiva e grafica, sull’origine del disagio, del dolore intrapsichico, del conflitto con gli altri, così come sullo statuto dell’io la cui postura si mantiene alto-tragica benché il registro accolga anche espressioni del parlato, mettendo insieme cotone, lana, farmacia, discount, display, banca, banane, cartoni, «tutta quella prosa»: «le loro riflessioni/sono molto profonde/le mie superficiali»; «è una famiglia che stanno parlando/non posso vedere questa cosa vedo/che pensavo quella che è stata là/tutta una quadra mattone)/la mia)»; «L’unica funzione è quella interpuntiva/ma ne esiste anche una pienam. grafica/che si può osservare qui in questa poe/sia, di uniformità di terminazioni»; «devi/sempre fa tutta quella/prosa»; «i sottotitoli dicevano «pum pim pim pim» eccetera./non celio, dicevano così.»

Se un soggetto esiste, esso appare sdoppiato e falsato, osserva se stesso e ciò che accade come dall’esterno o da un punto interno e inaccessibile, corrotto forse da quello stesso cotone, il parassita della lana che disorganizza la pianta e nel quale è possibile ravvisare un’allusione alla depressione, la quale disorganizza il soggetto e lo fa come implodere in una pluralità di voci e, se vogliamo, di sintomi: «sto molto meglio non esageriamo/togliamo il, diciamo sto/un meglio un po’ e la funzione del cibo»; «ero depresso e maggio molto meglio»; «una lunga attesa/una lunga ansia, no, solo una lunga attesa (solo una) con/una ricetta, solo, che recheremo la sera stessa al farmacista, uno/anche lui molto sorridente»; «allora il vuoto significa un po’ di ordine un po’/di vita moralmente se/posso aggiungere».

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Informazioni sul libro

Marco Giovenale - Il cotone
32 pagine
Zacinto Edizioni 2021
Attualmente in commercio
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