GENERAZIONE ANTIPATICA
Dove sei, mondo bello è l'ultimo romanzo di Sally Rooney ed è secondo me un libro di una qualità fuori dall'ordinario, sia da un punto di vista narrativo (la Rooney ha una capacità di scrittura invidiabile - letteralmente) che diciamo sociologico, come report dei pensieri e delle azioni della generazione millennials, qui ritratta, come di consueto nelle opere della scrittrice, nel quotidiano, senza un vero motivo o pretesto di innesco forti dell'azione romanzesca.
Sul web ho però assistito a una notevole polarizzazione sull'autrice e sul libro che forse merita qualche considerazione, nella misura in cui essa mi aiuta poi a spiegare il romanzo. Da una parte, diciamo partendo dagli aspetti più superficiali, Sally Rooney come appare nella sua dimensione pubblica non sembra particolarmente simpatica, e non lo sono particolarmente i suoi personaggi: d'altra parte la gente non è simpatica e mi pare che la scrittrice tenga conto di questo aspetto, provando a partire da un modello o da modelli reali e di non lavorare su personaggi chiave o in altri termini di non addossare a uno di essi la responsabilità di "salvare il mondo", anche solo romanzesco, in cui gli stessi si muovono. Il "report" da cui parte la Rooney (perché poi la materia diventa romanzo, non cronaca) si muove come detto all'interno della generazione millennials, di cui troviamo sulla pagina incertezze esistenziali, testardaggini, momenti di anaffettività e da un punto di vista "tecnico" un mix espressivo che comprende anche un uso massiccio di e-mail, app di messaggistica e di dating. Io sono convinto - senza peraltro poterlo dimostrare - che alcuni critici della Rooney oltre che a detestare i protagonisti per fatti considerabili generazionali (e del tutto legittimi), pensino che il romanzo non dovrebbe abbassarsi ad accogliere in modo tanto estensivo le "derive" tecnico/comunicative che pure hanno assunto un ruolo tanto importante nella vita di molte persone.
Sul web ho però assistito a una notevole polarizzazione sull'autrice e sul libro che forse merita qualche considerazione, nella misura in cui essa mi aiuta poi a spiegare il romanzo. Da una parte, diciamo partendo dagli aspetti più superficiali, Sally Rooney come appare nella sua dimensione pubblica non sembra particolarmente simpatica, e non lo sono particolarmente i suoi personaggi: d'altra parte la gente non è simpatica e mi pare che la scrittrice tenga conto di questo aspetto, provando a partire da un modello o da modelli reali e di non lavorare su personaggi chiave o in altri termini di non addossare a uno di essi la responsabilità di "salvare il mondo", anche solo romanzesco, in cui gli stessi si muovono. Il "report" da cui parte la Rooney (perché poi la materia diventa romanzo, non cronaca) si muove come detto all'interno della generazione millennials, di cui troviamo sulla pagina incertezze esistenziali, testardaggini, momenti di anaffettività e da un punto di vista "tecnico" un mix espressivo che comprende anche un uso massiccio di e-mail, app di messaggistica e di dating. Io sono convinto - senza peraltro poterlo dimostrare - che alcuni critici della Rooney oltre che a detestare i protagonisti per fatti considerabili generazionali (e del tutto legittimi), pensino che il romanzo non dovrebbe abbassarsi ad accogliere in modo tanto estensivo le "derive" tecnico/comunicative che pure hanno assunto un ruolo tanto importante nella vita di molte persone.
Però la Rooney fa bene a farlo, fa bene a fare ciò che fa, intanto perché ci parla quasi sicuramente del mondo che conosce meglio: basta dire che la protagonista "primaria" (quella attorno alla quale ruotano gli altri tre personaggi co-protagonisti) di Dove sei, mondo bello è Alice, giovane scrittrice di grande successo ma reduce da una forte crisi nervosa/depressiva. La possibile trappola dello spontaneismo viene risolta con un notevole virtuosismo romanzesco, sia nell'equilibrio della struttura (quindi dello spazio lasciato ai vari personaggi, ma anche e appunto dei passaggi tra i vari "media" utilizzati e l'azione vera e propria) che nei movimenti e nel dinamismo della scrittura: il dialogo, riportato nella pagina come discorso diretto libero senza uso di virgolette e due punti (cosa che richiede al lettore un minimo di sforzo), risulta veritiero senza rinunciare a quei tocchi di arguzia necessari per renderlo godibile, alcune scene, specie quelle "di massa" (pensiamo ai giorni di vacanza descritti nella fase finale del romanzo) sono saggi di grande abilità narrativa e di orchestrazione (è un po'grossa ma si pensi - in piccolo - al Flaubert di L'educazione sentimentale).
Se il mio resoconto di lettura si concentra (anche) su aspetti tecnici, non si pensi però che il libro sia freddo o poco coinvolgente: come detto, è molto difficile empatizzare con i personaggi o con uno di essi, ma credo sia il mondo a funzionare così, ma questo non comporta il distanziamento, anzi riproduce quelle caratteristiche della vita vera per cui a volte incerti in una decisione si ha difficoltà persino ad andare d'accordo con se stessi. E alla fine infatti, in tutta questa architettura e questi per me evidenti skill tecnici della Rooney, quello che vince è - semplicemente - la vita. La piccola e straordinaria vita dell'uomo.
Come avrete capito, il libro a me è piaciuto molto - ma non lo consiglio per motivi legati alla polarizzazione che sottolineavo sopra. Eppure, almeno chi scrive o aspira a farlo dalla Rooney avrebbe alcune cose da imparare - almeno a loro (o a noi) andrebbe consigliato, anche solo per prendere una strada diversa.
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Informazioni sul libro
Sally Rooney - Dove sei, mondo bello
Traduzione di Maurizia Balmelli
Ed. Einaudi 2022
312 pag.
Attualmente in commercio
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Eppure, da 46enne, io empatizzo sempre molto bene con i personaggi della Rooney che, al contrario di quello che spesso sento dire, non mi risultano per niente antipatici. Anzi. Mi sembrano più veri e trasparenti di personaggi conosciuti fuori dai suoi libri.
RispondiEliminaWe should disagree... Is this it? Grazie anche per le dritte musicali di un post recente. Sì sono personaggi creati per avere l'effetto quasi iperrealistico. Sono d'accordo.
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