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LIBRI E RECENSIONI. MICHEL HOUELLEBECQ - ANNIENTARE

BUONI E NON-BUONI


Ho lasciato passare un po' di settimane prima di leggere Annientare di Michel Houellebecq, ma non troppe, volevo soffocare un po' il rumore di fondo ma era necessario farmi una mia opinione, l'ho capito appena ho iniziato a leggere il libro (che peraltro è molto bello) e in qualche modo ho compreso che le mie opinioni sul libro, le mie sensazioni, sarebbero state diverse da molte cose che avevo letto fino a quel momento in altre recensioni, e che, insomma, mi sono fatto un grosso favore non aspettando troppo.

Per Annientare si è parlato di un Houellebecq "diventato buono", una semplificazione non del tutto campata in aria, ma comunque una semplificazione. A me è sembrato intanto un Houellebecq resosi molto scorrevole, che rinuncia a qualche tirata teorico/filosofica per dare spazio a una polifonia di personaggi, molti con pari dignità e alcuni - e questa potrebbe essere una novità - decisamente positivi, e a una certa quantità di azione diciamo romanzesca (movimenti, dialoghi, addirittura una sorta di sottotrama thriller poi un po' lasciata cadere).  Houellebecq non è diventato buono perché non aveva bisogno di diventare buono: il suo nichilismo nasce tutto sommato da un'istanza morale, una sorta di costante consapevolezza della miseria e della fine (misera) dell'essere umano, una repulsione verso le modalità, specie quelle edonistiche, attraverso le quali lo stesso cerca di sottrarsi a questa consapevolezza e, non ultimo, un rifiuto totale e sardonico dei luoghi comuni e dei vari teatrini politici, sociali, commerciali, che gli esseri umani stessi inscenano per avere attimi di requie dal proprio destino segnato. Mi pare che però nel tempo Houellebecq abbia incorporato nelle proprie narrazioni segnali crescenti di speranza e di possibile (parziale) redenzione, abbia indicato strade che vanno un po'oltre al ritiro dal consesso sociale e alla pura - quasi automatizzata - brama di godimento erotico trattata (teorizzata) negli esordi. Qui in particolare mi pare che le vie di uscita siano identificate nell' amore (sia quello familiare, paterno, fraterno, sia quello per il partner) e nella natura, con qualche tono misticheggiante - anche questo non nuovo - verso il finale. Questo rilassamento potrebbe poi - ma è una mia congettura - avere motivi meramente biografici, Houellebecq è ormai un signore economicamente e professionalmente appagato, e con una vita sentimentale e di coppia ben impostata - mi pare ovvio che la visione della vita si faccia più possibilista e meno disperata.

Come dicevo, uscendo un po' da fattori di poetica o addirittura psicologici, il libro è molto godibile, screziato da toni fantapolitico/distopici ma soprattutto, mi ripeto, gradevolmente polifonico, sempre punteggiato da tocchi di "humor freddo" (ironia) houellebecquiano, molto ben documentato su tematiche tecniche e mediche parte integrante del romanzo, riuscito nel disegno di tutti i personaggi, direi senza eccezioni, nomino il protagonista Paul, la sorella Cécile, il ministro Bruno e il suo entourage elettorale, solo per dare dei riferimenti.

Non entro nella dinamica o nella discussione gerarchico-qualitativa, ovvero dove si situi Annientare in un'ideale classifica dei libri del nostro. Mi pare normale che l'impatto dei primi, anche in termini di forza innovativa e sorpresa, fosse più dirompente. Si tratta comunque di un libro molto riuscito e che - almeno nella settimana in cui lo leggevo - ha momentaneamente spazzato via tutto il resto. 

P.S: lode aggiuntiva per la cura editoriale dell'"oggetto libro", ben fatto, ben rifinito, ben disegnato.

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Informazioni sul libro
Michel Houellebecq - Annientare
Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra 
Ed. La Nave di Teseo 2022
752 pag.
Attualmente in commercio 

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