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RECENSIREPOESIA. GIUSEPPE NAVA - LE ATTESE

QUESTIONE DI MOVIMENTO



Recensione di Valentina Murrocu


Le attese” è la raccolta di poesie di Giuseppe Nava risultata vincitrice alla seconda edizione (2020) del Premio Lucini, pubblicata nel 2021 per i tipi di Vydia, all’interno della collana Nereidi. Si tratta di un libro complesso nella struttura e eterogeneo nella forma: ho provato a restituire, da lettrice, uno o più snodi e movimenti utili a chi voglia decifrare il libro e comprenderlo, tentando di aderire il più possibile al testo, al suo movimento interno.

I sette “poemetti” che compongono il libro (tre; rodrigo de triana; oracolari; ipotesi non verificate; 51.4789°N 0,2733°E; patibolari I e II) sono attraversati come da un movimento, il quale si articola in due momenti: il primo è definito dall’attenzione e precisione con cui l’autore nomina il corpo, il suo farsi e disfarsi, in particolare nella sezione intitolata “tre”; il secondo coincide con una mappa dell’archeologia umana in cui anche il sentimento, quando presente, rappresenta una condizione di attraversamento («avvertire il peso oltre la pelle/e la pelle oltre il muscolo e il grasso/e il movimento fuori dai bordi non più contenuto/e la voce dalle frequenze sconosciute come gratta l’aria/è tutto una conseguenza del respiro»; «e cresce geometrica la forma e il dettaglio/e si affina l’astronomia della tua posizione/svelata dalle impronte che svaniscono sulla pelle»; «ora è solo attesa/srotolare di corda tra le dita/contare i nodi, osservare con cura i segni/e in ognuno credere prossimo l’approdo»); in un certo senso, che definirei genealogico, il secondo movimento include e genera il primo.

Parlo di attraversamento perché la condizione di chi attende, come da titolo, è quella di chi sta sulla soglia; va tuttavia specificato che il soggetto, la cui postura si mantiene alto-tragica, attende non un generico momento, ma l’attraversamento della sua propria struttura intima, non solo dal punto di vista fisiologico, ma anche e soprattutto antropologico, storico e sociologico («mi domando se saprò confortare col corpo e la forma/sopportare le unghie conficcate nelle dita/nulla del resto a confronto col precipitare dei mesi nell’imbuto del ventre»; «l’inevitabile lo abbiamo scelto con cura/con cura coltiviamo l’attesa, i rituali preparatori/la misura senza numero nella quale figurarsi/l’insopportabile sono i momenti, ciascuno/possibile decisivo e subito tradito»; «giusto è non restare a guardare accumularsi la mota/ non restare a testimoniare la morte ma muoversi col vento/saremo morti e consunti non umiliati/sarà questione di tempo/questione di tempo e movimento»).

Se uno o più soggetti sono presenti, essi vanno appunto a coincidere con questa struttura, la trama peculiare del vivente nelle componenti che lo rendono tale, quella biologica e insieme conoscitiva; di qui, mi pare, ha origine il ricorrere dell’autore alla riscrittura di alcuni responsi oracolari (le poesie della sezione intitolata “oracolari”, scrive l’autore nella nota ai testi, sono state scritte a partire dalla consultazione dell’I-Ching): «il discorso si porta ancora alla capacità delle travi/che con noi sostengono il mondo»; «ti ripeti che la vita non sta in queste né in quelle pagine/se camminando raggiungi la vetta è la metafora della gloria o della morte». Infine, è dal portato tragico dell’attraversamento, ma anche dall’impossibilità della sua restituzione verbale che si generano le trascrizioni delle registrazioni di condannati a morte delle due sezioni intitolate “patibolari”: «minacciandola con un coltello la obbligò a spogliarsi,/non volevo farle del male, a colpi di pistola, spero che la mia morte vi porti pace, tentò di soffocarlo con un sacchetto di plastica, non so perché tutto questo sia successo, la made al telefono sentì gli spari, gesù portami a casa portami via da qui, e poi».

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Informazioni sul libro

Giuseppe Nava - Le attese
84 pagine
Prefazione di Paolo Giovannetti
Vydia Editore 2021
Attualmente in commercio

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