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LIBRI E RECENSIONI. I MIEI LIBRI TOP 2021: CROSSROADS

AND THE WINNER IS



Giunto al tirare le somme (come si suol dire) sui libri letti nel 2021, ho riflettuto su un piccolo cambiamento da apportare alle mie classifiche di fine anno. Se per i quotidiani che contano su una nutrita redazione ha sicuramente un senso avere un ranking da dieci o a volte venti titoli, per un blogger individuale come me mi è sembrato di dover aumentare il filtro e diminuire il numero di titoli citati in questa occasione. Alla fine leggo infatti settanta o ottanta libri in un anno e certamente non tutte novità, per cui eleggerne sei (tre stranieri, tre italiani) + citarne due rimasti fuori di poco - in tutto otto libri - mi è sembrato troppo, come dire leggo venti o trenta novità dell'anno e otto finiscono in classifica. Va aumentata la selezione, questa è stata la mia impressione, questo è il mio scopo.

Ecco che quindi per il 2021 metto mano a un solo podio, tre libri top (criterio: usciti per la prima volta o in prima traduzione italiana nell'anno di riferimento) indipendentemente dalla provenienza geografica; ma come vedrete, siccome i tre sono - appunto - stranieri, ne ho comunque ripescato uno italiano.

Il mio libro top è Crossroads di Jonathan Franzen (Einaudi) e vi giuro ho cercato di non farlo finire al primo posto, mi pareva quasi scontato, conformista (per riprendere un termine che nel romanzo ricorre), ma davvero l'ho trovato su un livello superiore come struttura, scrittura, intelligenza, concezione, come se Franzen giocasse - fosse tornato a giocare - in un' altra categoria e davvero nessun artificioso pretesto (che poi quali potrebbero essere? Troppo romanzo tradizionale? Personaggi tutti troppo acuti e piuttosto antipatici, come da stilemi dell'autore?) poteva tenere. Quindi Franzen, bellissimo romanzo, e che davvero se la gioca con Le correzioni nella mia gerarchia di quelli dello scrittore americano.

Crossroads ha quindi scalzato un altro libro eccellente che ha poi curiosamente qualcosa di Franzeniano, ma anche tanto altro, ovvero I prodigi della città di N del croato Robert Perisic (Bottega Errante), un libro ben radicato (come trama e ambientazioni) nella realtà balcanica postbellica (si intendono qui le guerre jugoslave) ma in qualche modo universale nel modo di porgersi, polifonico, zeppo di bei personaggi, ironia, voci, cambi di registro, anche con un tocco DeLilliano (parlo del DeLillo più massimalista, nei paraggi di Rumore bianco). Nel "setting", in un certo tipo di rievocazione e nostalgia siamo nei paraggi del forse più conosciuto Radici di Sasa Stanisic (Keller), che pure non è un brutto libro, ma qui siamo a livelli sensibilmente superiori.

Al terzo posto Yoga di Emanuel Carrère (Adelphi), che come puro piacere della lettura non è inferiore ai primi due - anzi - ma diciamo che valuto come rispetto a Franzen e Perisic il francese dal punto di vista strutturale se la sia presa un po' presa comoda, insomma ha raccontato senza troppa preoccupazioni di organizzazione formale alcuni fatti propri (e li ha raccontati in maniera gustosa, spassosa, puntuta, struggente) ma insomma vogliamo premiare anche un po' sforzo, fatica e sofferenza autoriali (vedi il tour de force/montaggio parallelo di Franzen, eccelso nel ritmo e nella tecnica e per come lo percepisco io non facile da tenere insieme ed equilibrare).

Ora penserete che per i romanzi italiani sia stata un'annata disastrosa, e invece no, il livello medio è stato adeguato ma semplicemente non c'è stato un singolo libro che abbia raggiunto - per me - il livello dei tre citati sopra. Ma in deroga alle regole enunciate in partenza ripesco e cito Il libro delle case di Andrea Bajani (Feltrinelli), una sorta di autobiografia "per abitazioni" di brillante ideazione e abile svolgimento che ha battuto sul filo di lana qualche altro libro molto ben riuscito su cui magari farò un mini-bilancio a parte.

Mi sento anche nel momento storico giusto per dire che il libro migliore letto indipendentemente dall'anno di uscita è stato Staccando l'ombra da terra di Daniele Del Giudice (Einaudi) ma non mi chiedete se sia superiore o inferiore a Crossroads, e per non escludere del tutto la non-fiction includo anche un bellissimo saggio sociologico/architettonico, Trans-Europe Express di Owen Hatherley (Einaudi).

Chiudo qui senza ulteriori sbrodolamenti, è stato un buon anno editoriale e anche nel 2022 mi pare si riparta bene. Buon finale, ottimo inizio, incroci.


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